Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 8 aprile 2018

Lettera di Sebastian Romero perseguitato politico del governo Macri

Pubblichiamo la traduzione in italiano della lettera aperta di Sebastian Romero, operaio della General Motors, militante del Pstu di Argentina (sezione della Lit-Quarta Internazionale), perseguitato dalla repressione del governo argentino per essere stato col suo partito in prima fila nella difesa della manifestazione del 18 dicembre scorso. L'immagine di Sebastian, che ha fatto il giro del mondo, è ora salutata dai manifestanti in tutti i cortei che riempiono in queste settimane le piazze argentine (cortei a cui Sebastian non può partecipare per sfuggire all'arresto). Sebastian è diventato in queste settimane un esempio per tutta la classe operaia in lotta. Come Pdac esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni del Pstu e a Sebastian e siamo orgogliosi di essere militanti della stessa Internazionale.


Mi chiamo Sebastian Romero e sono un perseguitato politico del governo di Macri.
Sono un operaio come tanti altri, ma è da più di tre mesi che non vedo la mia famiglia, i miei amici, i compagni della fabbrica e le persone a me vicine.
Sono perseguitato come se fossi un terrorista perché ho fatto parte delle migliaia di persone che il 18 dicembre hanno resistito per le strade alla rapina che in parlamento si stava realizzando ai danni dei pensionati. Nonostante la riforma delle pensioni sia stata votata, quel giorno la ostacolammo, e questo non ci viene perdonato.
Giovedì scorso, Gustavo Homo e Ana Maria Figueroa della Sala I della Camera di Cassazione mi hanno nuovamente respinto una richiesta di scarcerazione, esattamente com’è stato fatto dal giudice Torres e dalla Sala II della Cámara Criminal y Correccional. Il governo mi vuole incarcerato per spaventare tutti quelli che stanno lottando. Per questo io chiedo a tutti di condividere e diffondere il più possibile questa lettera.
La persecuzione ha portato anche al mio licenziamento dalla General Motors, dove ero un rappresentante dei lavoratori. Proprio lì i miei colleghi continuano la lotta per smascherare i delegati traditori che sostengono i licenziamenti.
Forza compagni, possiamo vincere!
Per spaventarmi e portarmi alla resa, mi minacciano e aggrediscono la mia famiglia, i miei amici e i compagni del Pstu. Hanno persino bruciato l’auto di uno dei miei avvocati, Martin Alderete. Però ovviamente la giustizia non ne parla.
Quale autorità può avere un governo il cui presidente è accusato di nascondere denaro dello Stato, un governo che ha ucciso Rafael Nahuel, Facundo e tanti altri poveri ragazzi, un governo che nasconde l’assassinio di Santiago Maldonado da parte della polizia, che tiene prigionieri senza motivo i compagni arrestati il 14 dicembre, che ha incarcerato Milagro Sala per aver occupato una piazza, un governo che ha estradato Jones Huala in quanto “terrorista’”? Come può essere che mentre chiedono a livello internazionale l’arresto per ‘’il matto del mortaio’’ (come mi hanno soprannominato alcuni della stampa, come se fossi dell’Isis), stanno liberando i militari genocidi dell’ultima dittatura? Bisogna porre fine a questa persecuzione contro di me, Arakaki e Dimas Ponce, ugualmente sotto attacco.
Vogliono arrestarmi perché hanno paura che saranno sempre di più coloro i quali contrastano i piani del governo Macri. Però, nonostante le minacce e il fatto di non poter vedere la mia famiglia, non mi arrendo, affinché gli stessi lavoratori non si arrendano. Mi sento come uno delle centinaia di minatori di Rio Turbio che resistono ai licenziamenti occupando le miniere e affrontando la polizia con quello che hanno a portata di mano. Loro sono un esempio di quello che bisogna fare! La popolazione di Azul e gli indigeni del nord stanno lottando per il pane e per le proprie famiglie! Non possiamo continuare a subire in questo modo, non possiamo rassegnarci a un futuro di fame per i nostri figli e a morire nei luoghi di lavoro. Basta!
Per questo voglio mandare un messaggio ai lavoratori che leggono questa lettera: non abbandoniamo le strade! Non permettiamo che i nostri compagni vengano licenziati! Non lasciamo che ci rovinino con misure che colpiranno le nostre famiglie! Dobbiamo organizzarci in maniera unitaria e batterci contro questo governo che ci affama! I dirigenti sindacali che dicono di voler affrontare il governo devono proclamare lo sciopero generale, altrimenti occorre imporlo dal basso!
I lavoratori, le donne e i giovani che stanno lottando per i propri diritti, tutti i settori popolari, devono cacciare il governo Macri esattamente come cacciammo De La Rùa nel 2001. Fate assemblee con tutti i compagni in tutti i luoghi di lavoro, organizzate la lotta! Non c’è altra strada, o loro o noi!
Viva la lotta della classe operaia!
Via Macri!


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