Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 4 settembre 2018

Ottanta anni fa nasceva la Quarta Internazionale

Francesco Ricci



Nel Diario d'esilio (1), in data 25 marzo 1935, Trotsky scrive: "(...) penso che l'opera nella quale sono impegnato, malgrado il suo carattere insufficiente e frammentario, sia la più importante di tutta la mia vita, più importante che il 1917, più importante che lo stesso periodo della guerra civile o qualunque altro."
L'"opera" a cui fa riferimento Trotsky è la costruzione della Quarta Internazionale che, formalmente "fondata" (ma il termine non piaceva a Trotsky) nel 1938, aveva iniziato il suo percorso già negli anni precedenti, a partire dalla Opposizione di Sinistra Internazionale che raggruppava le organizzazioni comuniste in lotta contro la degenerazione stalinista del Comintern.
Per i dieci anni dal 1923 al 1933 Trotsky cercò di riformare la Terza Internazionale che aveva fondato con Lenin. Quando lo stalinismo aprì la porta all'ascesa al potere di Hitler in Germania (1933) e questo ennesimo tradimento non suscitò alcuna opposizione nelle sezioni del Comintern, fu la prova della definitiva degenerazione e capitolazione, che indicava la necessità di una nuova Internazionale, la Quarta. (2)
Nel luglio 1936 si tenne in Norvegia una Conferenza che fondò il Movimento per la Quarta Internazionale. Lì si decise che entro breve tempo si sarebbe svolto un primo congresso della Quarta Internazionale con l'adozione di un programma fondativo. Il "per" serviva per convincere definitivamente alcuni settori di provenienza centrista recalcitranti. Completato questo lavoro, nel 1938 arrivò infine il momento di formalizzare quella che era già una realtà operante, con un congresso che facesse assumere al movimento trotskista il nome di Quarta Internazionale.
Già all'epoca questa decisione si scontrava oltre che con la repressione armata stalinista, anche con l'opposizione politica di vari gruppi centristi. Le obiezioni sono varie ma ruotano attorno a un punto fisso: non si può costruire un'internazionale se prima non si dispone di partiti nazionali con forte radicamento. Trotsky fa presente che l'argomento è non solo anti-dialettico dal punto di vista teorico (la costruzione del partito nazionale e di quello internazionale non sono processi a fasi separate ma due momenti che si alimentano a vicenda) ma pure in contrasto con l'esperienza viva del movimento comunista. Impiegando il criterio delle due fasi (prima i partiti di massa, poi l'Internazionale) Marx ed Engels non avrebbero dovuto costruire la Prima Internazionale, che nacque anzi prima sul terreno internazionale e solo in seguito formò organizzazioni nazionali; non si sarebbe dovuta costruire la Seconda Internazionale, che pur disponendo di qualche organizzazione di massa rimase a lungo una federazione di partiti più che un partito internazionale; Lenin e Trotsky non avrebbero dovuto costruire la Terza Internazionale che, ufficializzata nel 1919, prese il via già dal 1914 (il giorno dopo il voto dei crediti di guerra da parte della socialdemocrazia), quando non solo non c'erano partiti di massa ma l'intero movimento operaio veniva distrutto e i militanti socialdemocratici si scannavano tra loro nelle trincee in difesa delle rispettive "patrie".
Ma c'è un argomento che dovrebbe da solo dimostrare, almeno oggi, l'infondatezza degli argomenti avversi alla nascita della Quarta Internazionale: tutte le organizzazioni esterne allo stalinismo (da quelle raggruppate nel cosiddetto Bureau di Londra ai vari gruppi ultrasinistri, come il bordighismo italiano) o furono riassorbite da una delle due altre Internazionali (la Seconda socialdemocratica e la Terza stalinizzata) o sopravvissero solo come sette nazionali, in un crescente distacco sia dalle lotte di massa sia dai fondamenti del marxismo (se inteso come il programma con cui armare le masse alla conquista del potere). Se certi argomenti contro la cosiddetta nascita "prematura" della Quarta Internazionale sono stati ripetuti anche nei decenni successivi (e ancora oggi, come noiose litanie) ciò si deve in primo luogo al mancato sviluppo della Quarta Internazionale che, pur essendo originato soprattutto dall'opera di contrasto mortale sviluppata contemporaneamente da tutti i governi del mondo (dei Paesi capitalisti come di quelli operai), continua da alcuni ad essere indicato come la prova che l'Internazionale non andava fondata: senza che ci sia spiegato quale altra via avrebbe dato frutti migliori o avrebbe anche soltanto salvaguardato e sviluppato il marxismo facendogli superare il macello della seconda guerra mondiale, altri decenni di stalinismo e infine il crollo, con lo stalinismo, degli stessi Stati operai e la conseguente restaurazione del capitalismo.
Dal punto di vista letterario, un contributo significativo al diffondersi di queste critiche inconsistenti lo ha dato Isaac Deutscher con la sua monumentale trilogia su Trotsky (3). Questa biografia è stata per anni l'unico testo disponibile su Trotsky non impregnato di falsificazioni staliniste. Purtroppo, il merito di aver ricostruito almeno in parte la verità dei fatti si è combinato (in forma poco scientifica anche dal punto di vista storiografico) con i pregiudizi e le concezioni fondamentalmente anti-trotskiste di Deutscher (che pure era stato in gioventù militante del movimento trotskista).Tutto il terzo volume (Il Profeta in esilio) è dedicato a dimostrare la presunta inconsistenza del movimento trotskista, facendo una caricatura dei dibattiti e delle polemiche interne ad esso, banalizzando discussioni teoriche di cui, con tutta evidenza, a Deutscher sfuggiva l'importanza. Le pagine riservate alla conferenza fondativa del 1938 sono un tripudio di "piccola riunione", "poco più di una illusione", ecc. A un certo punto, l'autore stesso mette in contraddizione la sua tesi preconcetta con la realtà e si chiede come sia possibile che Stalin abbia dedicato le sue principali energie a cercare di distruggere il movimento trotskista, visto che si trattava (secondo Deutscher, ma evidentemente non secondo Stalin) di piccoli gruppi privi di importanza raccolti attorno a un patetico vecchietto esiliato in Messico.
In realtà gli studi successivi di storici seri e competenti hanno dimostrato che la ricostruzione di Deutscher del ruolo e delle potenzialità del movimento trotskista era priva di fondamento. Nel 1980 si sono aperti per la prima volta gli Archivi di Harward dove era custodita una gran parte dei fondi di Trotsky: sia gli originali di molti testi sia una buona parte della corrispondenza. Uno degli studiosi che ha iniziato il lavoro di sistemazione di questo gigantesco repertorio - un lavoro coordinato dallo storico marxista Pierre Broué, autore della più ampia e documentata biografia di Trotsky (4) - ha così riferito già poche settimane dopo l'apertura degli Archivi dei primi risultati: "La lotta per la Quarta Internazionale rappresenta l'asse centrale dell'attività di Trotsky per tutti gli anni Trenta - e per coloro che dovessero ancora dubitarne, basti vedere la quantità di lettere che Trotsky dedica a questa questione: l'apertura degli archivi di Trotsky ad Harvard non lascia nessun dubbio al riguardo."(5)
Gli storici hanno dimostrato non solo quello che era il giudizio soggettivo di Trotsky (che avevamo già indicato nel brano riportato dal suo Diario): riportando alla luce la corrispondenza e i testi a cui lavorava negli ultimi anni Trotsky in Messico hanno dimostrato in maniera definitiva che quella del "vecchietto isolato" è una fantasia di Deutscher (6). Dal Messico questo "vecchietto isolato" corrispondeva con militanti rivoluzionari sparsi in una quarantina di Paesi; dettava decine di saggi, articoli, migliaia di lettere a un ritmo incessante in cui commentava, suggeriva, analizzava, indirizzava la politica rivoluzionaria di mezzo mondo.
(...) Stalin insomma è stato uno dei peggiori avversari del comunismo ma non era un folle, incarnava interessi materiali - quelli della burocrazia - con grande lucidità. Se sferrò contro i trotskisti un attacco senza precedenti, che non fermò neppure dopo essere riuscito ad assassinare il principale dirigente, proseguendo implacabilmente contro altre centinaia di militanti, è perché sapeva che la Quarta Internazionale - e solo la Quarta Internazionale - avrebbe potuto rovesciare la casta burocratica e guidare nuove rivoluzioni all'assalto dell'imperialismo con cui invece Stalin, alla fine della Seconda guerra mondiale, si spartì il mondo (prima che l'imperialismo, con la collaborazione degli eredi di Stalin, si riprendesse anche gli Stati operai burocratizzati, restaurandovi il capitalismo).
Certo la responsabilità del mancato sviluppo della Quarta Internazionale non sono imputabili solo alla repressione congiunta di stalinismo, fascismo e borghesia. Una parte importante l'hanno avuta i processi involutivi interni, derive opportuniste o settarie della sua direzione maggioritaria: ma l'origine di questi stessi processi (di cui non saremo certo noi a discolpare i dirigenti centristi: i Pablo, Mandel, Livio Maitan, ecc.) è, in ultima analisi, anch'essa il derivato delle sconfitte rivoluzionarie dalla fine degli anni Quaranta in poi, prodotto cosciente delle criminali direzioni staliniste e socialdemocratiche. Una ricostruzione dei processi di deriva centrista di ampi settori della Quarta Internazionale richiederebbe però molto altro spazio, in realtà un altro libro. Nahuel Moreno, dirigente trotskista (e fondatore della Lit-Quarta Internazionale, di cui il Pdac è sezione italiana) che ha contrastato fin dagli anni Cinquanta questa deriva ha scritto testi preziosi di analisi alla cui lettura rinviamo il lettore.
 
3 settembre 1938: una Conferenza accerchiata
Rudolf Klement, segretario organizzativo del movimento, poco prima di essere ammazzato scrisse, a nome del Segretariato, la circolare di convocazione della conferenza internazionale (1 aprile 1938): "Sarà nei fatti probabilmente la nostra ultima conferenza internazionale prima dello scoppio della guerra mondiale e degli avvenimenti rivoluzionari cui essa darà inevitabilmente luogo. Abbiamo bisogno di fare un bilancio della nostra esperienza, verificare, confermare, precisare il nostro programma e la nostra politica, consolidare le basi ideologiche e organizzative della Quarta Internazionale per poter effettivamente adempiere al ruolo che la Storia ci ha assegnato. Si tratterà di porre la questione della 'fondazione' della Quarta Internazionale? Questo è un modo sbagliato di porre la questione. Il processo di formazione della Quarta Internazionale è iniziato da tempo e non si concluderà nel breve periodo. E' necessario, tuttavia, che coloro che, nel mondo intero, combattono per il programma bolscevico della Quarta Internazionale costruiscano, consolidino, estendano la loro organizzazione internazionale, applicando su scala nazionale e internazionale il centralismo democratico. Possa la seconda conferenza costituire un nuovo passo in questa direzione!" (7)
(...)
La Conferenza si celebra il 3 settembre 1938 a Perigny, alla periferia di Parigi, nella casa messa a disposizione di Alfred Rosmer. (...)
Dai verbali (8) sappiamo alcuni dati interessanti (...).
Partecipano i delegati di una dozzina di sezioni: Urss, Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Italia, Grecia, Olanda, Belgio, Stati Uniti e un delegato brasiliano in rappresentanza dell'America Latina. Vengono attribuite ad alcuni delegati anche le deleghe per: Spagna, Messico, Canada e Cecoslovacchia. Risultano affiliate al momento del congresso anche sezioni in: Svizzera, Norvegia, Romania, Austria, Messico, Cuba, Repubblica Dominicana, Argentina, Cile, Bolivia, Uruguay, Cina, Indocina, Australia, Sudafrica, Danimarca. Diverse sezioni non possono essere presenti per problemi di sicurezza o organizzativi. L'assenza più importante è quella - obbligata - di Trotsky.
Tra i delegati vi sono: James Cannon, Max Shachtman, Nathan Gould, Emanuel Geltman (Usa); Pierre Naville, Yvan Craipeau, Jean Rous, Marcel Hic, David Rousset, Joannès Bardin (Francia); Mario Pedrosa (Brasile); Michel Raptis, Giorgios Vitsoris (Grecia); Leon Lesoil, Walter Dauge (Belgio); C.L.R. James, Denzil Harber, Hilary Sumner Boyd (Gran Bretagna); Josef Weber, Otto Schussler (Germania); Pietro Tresso (Italia); Herschl Sztockfisz, Stefan Lames (Polonia); Mordka Zborowski (Russia); G. De Wilde (Olanda).
I numeri ufficiali delle sezioni in diversi casi sono approssimativi, in quanto alcune sezioni lavorano in condizioni di clandestinità (in primis quella russa, di cui centinaia di militanti sono nei gulag) o non sono riuscite a far pervenire cifre definitive mentre alcuni documenti e verbali sono andati persi con il rapimento di Klement.
 
Il trotskismo, unica alternativa
Pochi giorni prima della Conferenza c'è il rapimento e l'assassinio di Rudolf Klement, giovane e coraggioso dirigente che era stato incaricato dell'organizzazione della Conferenza: il suo corpo decapitato verrà ripescato nella Senna il 26 agosto 1938, la settimana prima della fondamentale assise (9)
E non è finita. Gli agenti di Stalin si infiltrarono in tutte le organizzazioni trotskiste, per meglio distruggerle. Fino ad arrivare (come si è scoperto con certezza solo nel 1955) ai massimi livelli: il delegato russo alla conferenza fondativa, Mordka Zborowski, detto Etienne, era un agente della Gpu. Fu lui a organizzare l'omicidio di Lev Sedov (di cui era uno stretto collaboratore). E ancora, alla Conferenza del 1938 partecipava la militante statunitense Sylvia Ageloff, il cui fidanzato (a sua insaputa) era un altro agente di Stalin, quel Ramon Mercader che riuscirà, dopo due anni di frequentazione della Ageloff e dei trotskisti, ad accedere alla casa di Trotsky in Messico, dove infine, con un colpo di picozza alla testa, fermerà quel cervello che tanto impensieriva la burocrazia. (10)
Tutti coloro che, ieri e oggi, si ostinano a indicare in Trotsky un sognatore isolato, dovrebbero spiegare i motivi di queste persecuzioni da parte della burocrazia di Mosca. E avrebbero da spiegare anche perché a questa colossale caccia al trotskista parteciparono tutte le direzioni insediate dallo stalinismo alla testa dei diversi partiti comunisti: a cominciare da quella del Pci di Togliatti (il più zelante persecutore dei comunisti anti-stalinisti), il quale, anche dopo la morte di Stalin (1953) e l'avvio della cosiddetta "destalinizzazione" kruscioviana (in realtà un tentativo della burocrazia di addebitare a un uomo solo, Stalin, le colpe di una intera casta), ancora continuava a giustificare con dovizia di argomenti i Processi di Mosca. (11)
Il massacro di comunisti fu gigantesco: perirono sotto i colpi di Stalin non solo tutti i principali dirigenti bolscevichi russi ma anche militanti e dirigenti comunisti di mezzo mondo: per l'Italia vogliamo ricordare qui almeno Pietro Tresso, che fu segretario organizzativo del Pcd'I negli anni Venti, assassinato dagli stalinisti francesi nel 1944. (12)
L'altra metà del lavoro, per così dire, la fecero i fascisti, ammazzando, tra gli altri: nel 1944, ad Auschwitz, Abraham Leon; Pautelis Pooliopulos (dirigente comunista, curatore dell'edizione in greco del Capitale di Marx), fucilato dai militari fascisti italiani (che arringò fino a pochi minuti prima di essere ucciso insieme a tutto il gruppo dirigente trotskista greco); Leon Lesoil (fondatore del Pc belga e poi segretario delle locale sezione trotskista, leader delle lotte dei minatori); Marcel Widelin (organizzatore delle cellule comuniste clandestine nella Wermacht); Marcel Hic (dirigente della sezione francese in clandestinità sotto l'occupazione nazista, arrestato e torturato dalla Gestapo, morirà in un campo di concentramento); Franz Kascha e Joseph Jakobovic (dirigenti trotskisti austriaci, attivi in clandestinità sotto il nazismo, condannati a morte per "propaganda disgregatrice nelle forze armate e alto tradimento"). E tanti altri: l'elenco, purtroppo, sarebbe assai più lungo.
Coloro che negli anni, per dimostrare la presunta "inutilità" della Quarta Internazionale, si sono interrogati con atteggiamento amletico sulle  sue "insufficienze" e sulle ragioni del suo mancato sviluppo, potrebbero forse chiedersi, più utilmente, se il massacro di migliaia di militanti non abbia in qualche modo contribuito a questo mancato sviluppo. O anche se un qualche ruolo non lo abbia avuto la catena lunghissima di sconfitte a cui lo stalinismo costrinse il movimento operaio per decenni. Peraltro sarebbe interessante chiedere a questi scettici di indicarci un'altra corrente del movimento operaio che sia stata in grado di sopravvivere allo stalinismo senza trasformarsi in una setta sterile o senza confluire in una delle infinite varianti del riformismo, tutte subalterne, in una forma o nell'altra, alla borghesia e ai suoi governi anti-operai, all'imperialismo e alle sue guerre. Noi non ne conosciamo nessuna fuori dal trotskismo.
 
Note
(1) L. Trotsky: Diario d'esilio (ed. Il Saggiatore, 1969, cit. p. 72).
(2) I passaggi esatti attraverso cui si passò dalla posizione di riforma del Comintern a quella di costruzione di una nuova internazionale sono questi: Marzo 1933. Dopo l'incendio del Reichstag e la sconfitta della Kpd, LT ritiene necessario costruire un nuovo partito in Germania di fronte all'evidente incapacità del più grande partito comunista d'Occidente, in mano agli stalinisti, di reagire ai colpi della repressione che avanza. Giugno 1933. LT prende atto che l'IC e tutte le sue sezioni non hanno nessuna reazione positiva di fronte al disastro tedesco. E' la dimostrazione che l'IC è morta per la rivoluzione. E il suo "4 agosto". Ottobre 1933. LT spiega che bisogna abbandonare quindi la politica di riforma sia per l'IC che per il PC sovietico e ciò comporta che l'obiettivo in Russia non è più quello di una riforma antiburocratica ma la rivoluzione politica che preservi le basi sociali della rivoluzione scalzando la casta. A questi passaggi corrispondono i vari nomi del movimento trotskista: nella fase della "riforma" IC si chiama Opposizione di Sinistra Internazionale (Osi); dall'autunno 1933 in nome diventa Lega Comunista Internazionalista (b-l).
(3) Si tratta dei tre libri di Isaac Deutscher: Il Profeta armatoIl Profeta disarmatoIl Profeta in esilio (pubblicati tra il 1954 e il 1963) (editi in Italia da Longanesi).
(4) Pierre Broué: La rivoluzione perduta. Vita di Trockij 1879 - 1940 (Bollati Boringhieri, 1991). Di là da alcune conclusioni che non condividiamo, questa è innegabilmente l'opera più completa, seria e rigorosa pubblicata finora, basata su decenni di studi e ricerche e supportata da un apparato critico affidabilissimo.
(5) Si veda l'intervento di Michel Dreyfus al convegno di Follonica: "Socialistes de gauche et trotskystes en Europe, 1933-1938" (Pensiero e azione politica di Lev Trockij Atti del Convegno Internazionale, Follonica 1980, Olschki Editore, 1982; per questo riferimento specifico v. pag. 558 del volume II). La traduzione dall'originale francese è nostra.
(6) Per una descrizione degli Archivi di Harward si veda: "Les Archives de Trockij" alle pagg. 631 e sgg. del volume II degli Atti del Convegno di Follonica.
(7) Il brano citato è una nostra traduzione dalla convocazione scritta da Klement e pubblicata nel n. 1 dei Cahiers Leon Trotsky (in cui sono raccolti i principali Atti della Conferenza del 1938.
(8) I verbali sono stati pubblicati nei Cahiers Leon Trotsky, n. 1 (v. nota 7).
(9) Si veda la testimonianza di Pierre Naville: "Sur l'assassinat de Rudolph Klement (1938)", pubblicata nel n. 2 (1979) dei Cahiers Leon Trotsky.
(10) Mercader, uscito di galera nel 1960, si recherà a Mosca dove verrà insignito (nella Russia kruscioviana) del titolo di "Eroe dell'Unione Sovietica" e riceverà, fino alla morte, una pensione da generale. Sull'assassinio di Trotsky rimandiamo in particolare a: "L'assassinat de Trotsky" in Atti del Convegno di Follonica e al libro di Pierre Broué: L'assassinat de Trotsky (ed. Complexe, 1980).
(11) Si veda, a conferma di ciò, la celebre intervista di Maurizio e Marcella Ferrara: Conversando con Togliatti (ed. di Cultura Sociale, 1953).
(12) Sulla bella figura di Pietro Tresso si possono leggere: Paolo Casciola e Guido Sermasi: Vita di Blasco. Pietro Tresso dirigente del movimento operaio internazionale (Odeon Libri - Ismos, 1985); e Pierre Broué, Raymond Vacheron: Assassinii nel Maquis. La tragica morte di Pietro Tresso (Prospettiva Edizioni, 1995).
 

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