Quando l’assemblea di Frosinone
di Potere al Popolo, in occasione della manifestazione organizzata a Ceccano
sull’inquinamento del fiume Sacco nel dicembre scorso, espresse la
preoccupazione che, finita l’indignazione per l’invasione di schiuma inquinante
nel corso d’acqua, il problema della Valle del Sacco sarebbe tornato nel suo
alveo dormiente, non sbagliava. Ciò perché la situazione di totale degrado
ambientale in cui versa la “Seveso del Sud “ non ha mai trovato soluzioni
basate sulla dimensione globale del problema. Eppure analisi esaustive sull’intero
complesso delle criticità sono state
avanzate, anche nell’ultimo convegno organizzato il 25 gennaio scorso a Ceccano dal giornale on line uno&tre.it Ma mai hanno suscitato una risposta adeguata che è, inutile negarlo, complessa e
articolata. La stessa mozione presentata alla Camera a firma dei deputati di Leu, Muroni, Fornaro,Epifani, Occhionero, Rostan ,Fassina
il 5 dicembre scorso, pur completa nell’analisi, risulta debole nelle richieste
limitate ad un moratoria nel conferimento di rifiuti da Roma e nell’insediamento
di industrie impattanti nella zona Sin. Meglio che niente! Ma si da il caso che
il Parlamento sia lontano anni luce dal calendarizzarne la discussione. Proviamo qui a fornire un quadro complessivo e
ad avanzare le nostre proposte. Una prima fondamentale operazione riguarda la classificazione dei detrattori
ambientali, ossia tutti quegli elementi che impattano in modo nocivo sull’ecosistma.
IL CONSUMO DI SUOLO Iniziamo con il consumo di suolo. Per consumo di suolo s’intende la concentrazione
di insediamenti abitativi , di
attività industriali e produttive in aree
definite. Nel piano di gestione dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, ente pubblico
incaricato di monitorare i bacini del Liri-Garigliano e del Volturno, la percentuale di consumo di suolo (fra il
1910 e il 1998) , nel sotto bacino Sacco-Cosa, che rientra nell’area
Liri-Garigliano, è stata del 12,1%. Lo stesso dato per il bacino del Volturno è esattamente la metà, 6% . Nel rapporto Ispra del 2017 la Provincia di
Frosinone ha subito un ulteriore aumento pari al 7%. Come incide il consumo di
suolo sull’inquinamento? La scomparsa di
spazi aperti, spazi verdi, aree naturali boscate e agricole, trasforma le
superfici permeabili in impermealizzate con il conseguente aumento della velocità di
scorrimento delle acque dei fiumi, l’annullamento dell’effetto filtro del terreno sugli inquinanti che si riversano direttamente
nei corsi d’acqua . Se ciò è devastante in
termini di inquinamento ambientale lo è ancora di più per il rischio di
alluvioni. Un consumo di suolo elevato, causato da un processo di
urbanizzazione ed industrializzazione incontrollata, determina ulteriori pressioni
ambientali in termini di eccessivi
scarichi nocivi nei corpi idrici ed
emissioni atmosferiche di sostanze
tossiche per l’uomo. Non è un caso che
l’inquinamento da polveri sottili sia elevatissimo per gran parte dei Comuni
che insistono nel Sin, Frosinone e Ceccano su tutti .
IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Un potente detrattore ambientale è la totale insufficienza degli
impianti di depurazione. I depuratori situati nella provincia di Frosinone
ricadente nel Sin sono 58. Tutti sono poco, o per nulla, funzionati . Sempre
nel piano di gestione dell’ Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale si
rileva che lo stato pessimo del fiume in termini sostanze tossiche presente
nell’asta fluviale è dovuto all’insufficiente
trattamento delle acque reflue. Gli
impianti di depurazione sono gestiti da
Acea Ato5. Nel 2014 il pm Adolfo Coletta
dispose il sequestro degli impianti di Frosinone,Ferentino, Anagni, Ceccano,
Fiuggi, Veroli e Trevi nel Lazio perché,
a seguito di un’indagine del Noe, i
reflui civili provenienti da questi
comuni non erano depurati. Ad oggi non è
cambiato molto. Suggestiva, a dire poco,
è l’odissea del depuratore industriale di Anagni. Una mega struttura costata 20
milioni di euro le cui traversie sono iniziate sin dagli inizi degli anni ‘90.
L’impianto doveva servire la depurazione dei reflui provenienti dalle
aziende del distretto Asi, ma non ha mai funzionato. Non solo, nel corso degli
anni la struttura ha subito furti e danneggiamenti. Finalmente nel 2013 la
Regione cede la gestione dell’impianto al consorzio Asi senza però che nulla cambiasse. Durante un’audizione
di movimenti e associazioni ambientaliste presso la commissione
parlamentare ecomafie, avvenuta nel 2015, emerse la sussistenza di 88 scarichi
industriali, con 17 milioni di metri cubi di acque non trattate sversate
direttamente nel Sacco. Nel marzo 2017 in pompa magna la Regione attraverso
l’assessore all’ambiente Mauro Buschini, firmava un ulteriore accordo con l’Asi
guidata del sodale di partito Francesco
De Angelis in cui il consorzio, a seguito di un’ulteriore finanziamento (160mila euro), riattivava il sistema,
affidandone la gestione ad una ditta privata la AeA . L’amministratore delegato
di tale azienda recatosi presso il depuratore, lo ha trovato letteralmente devastato. A
oggi la struttura non è ancora
funzionante.
Il depuratore di Anagni |
ATTIVITA’ PRODUTTIVE INQUINANTI.
Passiamo alle industrie. 623 aziende insistono nel Sin della
provincia di Frosinone. Fra queste 14 sono classificate come altamente
inquinanti, tanto da rientrare nel controllo della direttiva Seveso. La norma, emanata dalla UE e recepita nel 1988
dall’Italia con successive modificazioni,
prevede l’adozione di controlli e protocolli particolari a cui devono adeguarsi fabbriche
che fanno uso di sostanze
pericolose e nocive per l’ambiente. Alcune fra queste 14 attività hanno
procedimenti legali in corso proprio per la mancata osservanza della direttiva.
SMALTIMENTO RIFIUTI
Infine non si può sottacere la
critica questione sullo smaltimento rifiuti. Nel 2015 l’Unione Europea ha comminato al nostro Paese sanzioni per 218 infrazioni in materia di
discariche abusive . 32 sono nel Lazio, 27 nella Provincia di Frosinone.
Interessano 85 comuni sui 91 della
Provincia . In base all’ultimo rapporto ISPRA,
alcuni residui di metalli nel fiume Sacco non possono che derivare da
rifiuti nocivi interrati ad oggi non ancora localizzati. Un discorso
particolare riguarda la discarica di Via Le Lame nella zona industriale di Frosinone. Una
superficie di 4 ettari con 650.000 metri
cubi di rifiuti. La bonifica di questo sito si è già mangiata 8 milioni di
euro. Nonostante ciò ne è stato ordinato il sequestro perché a seguito di
un’ispezione dell’Arpa si è rilevato che la discarica ancora produce inquinamento da
percolato e che lo stesso percolato è inquinato da metalli pesanti. Ad
aggravare il problema contribuisce la strategia che la Regione Lazio sta
adottando per lo smaltimento dei rifiuti. Per supplire la carenza d’impiantistica
di Roma gli impianti di trattamento TMB
e di produzione del CDR, presenti nel territorio della Valle del Sacco, ricevono
i rifiuti solidi urbani da Roma. Tanto che l’impiantistica di Frosinone tarata
per la lavorazione di 175.000 tonnellate
all’anno di RSU, dal 2017, ne tratta un
milione. Una quantità di otto volte
superiore al fabbisogno del territorio
con le conseguenze che sappiamo in termini di inquinamento dell’aria attraverso
gli inceneritori e la contaminazione dei terreni attraverso le discariche.
SITUAZIONE SANITARIA
Tutto ciò non può che ricadere
drammaticamente sulla salute delle persone. Lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti
esposti a rischio da inquinamento, commissionato dall’Istituto Superiore di Sanità, sia
nel rapporto 2011,che in
quello del 2014, (nel
2016 il rapporto non è stato pubblicato)
ha evidenziato come nelle aree limitrofe al fiume Sacco si riscontri una mortalità superiore rispetto alle altre
zone d’Italia per tutte le malattie, in
particolare per i tumori alle vie respiratorie e per diverse tipologie di
leucemie. I rapporti evidenziano come la grave situazione
sanitaria della valle sia pari, se non superiore, ai livelli riscontarti presso l’Ilva di Taranto. In base al nuovo modello di politica
sanitaria europea, denominato Health 2020, stipulato dai 53 paese facenti parte della Regione Europea dell’OMS, il sistema sanitario pubblico
deve potenziarsi per curare più efficacemente le patologie
derivanti dall’inquinamento. Nella Valle del Sacco tutto ciò è
totalmente disatteso. I
trattati europei ,si sa, devono
essere rispettati tassativamente solo per il rapporto
deficit/pil, gli altri accordi, soprattutto se riguardano aspetti sociali,
possono diventare carta straccia.
SOLUZIONI
Come risulta evidente la grave crisi ambientale della Valle del Sacco
sembra ormai irreversibile. Di
fronte a questa conclamata gravità, l’assemblea territoriale di Potere al
Popolo di Frosinone valuta del tutto insufficienti le soluzioni proposte. Si sta assistendo ad uno scarica barile fra istituzioni. I sindaci scaricano le responsabilità sulla Regione, la
Regione non recepisce ed imputa al governo centrale una parte delle cause. La
verità è che sono tutti responsabili. I sindaci, ad esempio, per assecondare la speculazione fondiaria alimentata dall’ urbanistica contrattata. Per
ogni opera urbanistica da strutturare , concedono
ai privati aree estese da seppellire
sotto milioni di metri cubi di cemento.
Il risultato è una disordinata urbanizzazione che aumenta l’inquinamento del
terreno, dell’aria e delle acque,rendendo inefficienti i depuratori. Anche sul
tema della depurazione i sindaci dovrebbero essere maggiormente vigili,
verificando l’efficienza gestionale dei
privati sugli impianti. Gravi responsabilità ricadono sul consorzio Asi e sulla
Regione. Come assemblea di Potere al Popolo di Frosinone chiediamo al
presidente Francesco De Angelis di procedere immediatamente all’attivazione del depuratore di Anagni anche
se ciò dovesse configgere con gli interessi delle aziende che, per risparmiare
sul trattamento dei reflui, preferiscono
sversare direttamente nel fiume. Così
come chiediamo la moratoria di ogni insediamento industriale inquinante.
Denunciamo inoltre la totale insipienza della Regione Lazio sullo smaltimento dei rifiuti. Manca ancora un piano
definito, l’ultimo fu redatto nel 2010. Tutto
si svolge in regime di emergenza e privilegia
lo smaltimento a mezzo incenerimento e
discarica un sistema altamente inquinante e desueto. Invitiamo il presidente
Zingaretti a redigere finalmente un piano rifiuti basato su differenziazione, ricircolo e riuso. Un
sistema che, oltre a evitare l’inquinamento, potrebbe creare nuovi posti di
lavoro. E ancora esortiamo il presidente Zingaretti a fermare il processo di
disarticolazione della sanità pubblica nel Lazio e ripristinare i presidi sanitari all’interno
della Valle del Sacco. Se si considera il territorio del Sin emerge che l’unico
Ospedale attivo è lo Spaziani di
Frosinone . Invitiamo il ministro
dell’ambiente Costa ad aumentare i fondi per la bonifica (50 milioni di euro
sono briciole) e coinvolgere direttamente nel processo i sindaci del coordinamento Valle del Sacco. Ma, soprattutto, rigettiamo l’attuale
sistema economico basato sulla
privatizzazione del profitto e la publicizzazione delle perdite in termini di
costi finanziari sociali e sanitari. Il totale fallimento di queste pratiche è certificato
da un tasso di disoccupazione del 14%,
la distruzione ambientale della valle e la devastazione del sistema sanitario
pubblico a fronte del preoccupante aumentare delle malattie causate da
inquinamento. E’ necessario che siano i cittadini a riappropriarsi del proprio
territorio, a chiedere la nazionalizzazione delle aziende che de localizzano
che non hanno scrupoli in nome del
profitto ad inquinare aria suolo e acqua. Bisogna pianificare investimenti
pubblici sotto controllo partecipato
della collettività per la riqualificazione d’impianti inquinanti
dismessi e la valorizzazione della
vocazione turistica ed agroalimentare. E’ necessario riaffermare il
primato degli interessi delle persone sugli affari della speculazione
finanziaria. La soluzioni dei problemi
della Valle del Sacco deve, da un lato, prevedere azioni specifiche e mirate per
procedere all’individuazione delle fonti inquinanti, la bonifica e la
valorizzazione della Valle, ma nel frattempo è fondamentale mettere in
discussione un’ economia che punta al profitto finanziario ai danni del
progresso civile e sociale dell’intera collettività. Per questi obiettivi l’assemblea territoriale di Potere al Popolo
di Frosinone si batterà con forza senza se e senza ma.
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