Estratto a cura di Luciano Granieri.
Il documento completo è consultabile al seguente link DOCUMENTO POLITICO PER LE ELEZIONI REGIONALI.
Cittadinanzattiva Lazio Registra che la partecipazione a livello territoriale, ad esempio nelle ASL, è poco e male agita. Basti pensare agli Atti Aziendali delle ASL che vengono fatti, redatti e chiusi tra le ASL e, se va bene, con il coinvolgimenti di qualche Comune più attento ( Frosinone non è fra questi….nota personale). O ancora i Tavoli per la partecipazione attivati nelle ASL e nelle AO: ogni ASL/AO si organizza in modo difforme e abbiamo ASL/AO che convocano riunioni molto spesso e altre una volta in 4 anni. E ancora gli Osservatori per il governo delle Liste di attesa: anche qui difformità enormi: la Asl RM1 convoca riunioni bimestrali, alcune ASL/AO una riunione in 4 anni. Se questa è partecipazione!
L’accesso ai servizi sanitari è il primo decisivo ostacolo che i cittadini segnalano come grande tema di politica pubblica. Mai affrontato sul serio e nella radicalità delle sue origini.
La carenza di pediatri sta penalizzando le famiglie che per i propri figli hanno il diritto di avvalersi di un PLS (Pediatra di Libera Scelta) in grado di prestare la migliore e qualificata assistenza medica in tempi adeguati. Ma i pronto soccorso pediatrici della Capitale i primi di dicembre 2022 hanno registrato il picco di accessi; il Bambin Gesù ha registrato 250 accessi al giorno che hanno raggiunto i 400 con l’ondata dell’influenza. Appare assurdo dover sottolineare che una reale soluzione alla carenza di pediatri potrebbe essere la reintroduzione del medico scolastico come fondamentale supporto nelle azioni di prevenzione, quali la campagna di vaccinazione antinfluenzale o di semplice azione continuativa, per la prevenzione e la diagnosi precoce di contagi virali e batterici o altre patologie per la tutela della salute degli alunni.
Riforma complessiva del Servizio Sanitario Nazionale significa Riforma del Welfare, vi è la necessità di passare da un modello basato sulle prestazioni sanitarie, sulla tariffazione degli interventi, sui raggruppamenti omogenei di diagnosi, ad un sistema basato, pensato e organizzato sulla prevenzione, sulla educazione sanitaria, sull’appropriatezza delle cure.
In ultima analisi per garantire ancora un servizio sanitario nazionale adeguato alle sfide riteniamo ineludibili, preliminari e necessari tre passaggi:
1-aumento del Fondo Sanitario Nazionale almeno all’8% del PIL;
2-riforma delle norme sul Personale sanitario che, ad oggi, non permettono, manovre su stipendi, carriere e incentivi;
3-Riforma del Titolo V Costituzione con il ritorno della competenza della Salute al livello centrale.
La proposta dell’autonomia differenziata, si basa sulla produzione dei LEP Livelli Essenziali delle Prestazioni. Questi “tecnicismi” con la creazione di acronimi per pochi eletti, non alla portata di tutti, nascondono, da un lato l’incapacità della politica e dall’altro una scelta consapevole di “appaltare” via via, pezzi di welfare fuori dal pubblico.
Consideriamo fondamentale che le istituzioni avviino processi partecipativi e condivisi con tutti gli attori della scuola per un confronto sull’anagrafe dell’edilizia scolastica. L’art. 7 della legge del 23/11/1996 sulle norme per l’edilizia scolastica, grazie agli accordi tra Governo, Regioni ed Enti Locali avvenuti in sede unificata, trova attuazione attraverso le ARES, anagrafi regionali dell’edilizia scolastica, che renderebbe possibile accertare la consistenza, lo stato e la funzionalità del patrimonio dell’edilizia scolastica. Il vero cambiamento si potrebbe ottenere attraverso il completamento della nuova Anagrafe denominata ARES 2.0 (un nuovo software di gestione al cui applicativo accedono Comuni, Unioni di Comuni, Province, Città Metropolitane, Istituzioni scolastiche e Regioni in quanto enti gestori della piattaforma) Un sistema da aggiornare in tempo reale integrandolo con i dati relativi agli asili nido pubblici e reso accessibile a tutti. La digitalizzazione della scuola è uno dei punti qualificanti, necessari e urgenti. La lotta alle diseguaglianze passa anche da queste politiche.
Se siamo in questo “sistema” di economia circolare, pensiamo che le scelte improntate a “un confronto a posteriori” possono essere un indice di debolezza della nostra politica, a favore di una diffusa logica comunicativa improntata sugli stilemi della “politica virtuale”, basata su risultati di sondaggi continui, su annunci pubblici a effetto, sul faremo e sul diremo.
Il Comune di Roma ha il 100% di AMA e il 51% delle azioni ACEA, il 49% è in mano ai privati. Tuttavia, in un momento così delicato, è necessario che i processi decisionali debbano essere trasparenti al massimo livello, visti gli interessi legittimi da parte di tanti altri soggetti. Come si concilia l’aumento delle linee d’incenerimento del termovalirizzatore di San Vittore, di proprietà di ACEA, con la costruzione di un inceneritore a Roma? Si intende diventare soggetto che “importa” rifiuti da altre Regioni per avviare un’economia di sviluppo su questo fronte? Con quali e quanti attori? È tutto legittimo, intendiamoci, ma il Piano deve essere pubblico e frutto di un confronto, anche aspro, ma vero e rispettoso dei cittadini
Si dovrebbe partire dal potenziamento della raccolta e riciclo dei rifiuti, dato che l'incenerimento con recupero energetico è solo la penultima voce delle indicazioni europee prima dello smaltimento in discarica
Roma e il Lazio non possono perdere un’occasione unica di immaginare un diverso approccio al futuro di questo territorio. Futuro che passa dalla sua storia millenaria e che deve coniugare, con intelligenza, antico e moderno, recuperando le proprie radici esaltando le proprie vocazioni a essere volano di cultura, di turismo, di servizi. Ma anche di ricerca e innovazione con il polo farmaceutico e industriale, di saperi con le diverse Università presenti, con i prodotti agricoli e con la filiera del verde e delle possibili sinergie tra Parchi, percorsi storico-culturali e recupero del “bello”. Le potenzialità di questo percorso ci sono tutte. Quello che vediamo mancare è una politica sinergica, capace di raccogliere e di fare sintesi. Ci sembra, in definitiva, che le proposte politiche sul campo siano, tutte, non adeguate alle sfide che questa Regione pone, offre e pretende.
L’organizzazione e la distribuzione di poteri tra livelli diversi sarà essenziale per la vita quotidiana dei cittadini, delle imprese, delle famiglie. Diversi commentatori, dopo decenni, si sono accorti che la Città Metropolitana di Roma elegge 29 consiglieri regionali lasciando gli altri 11 alle 4 città capoluogo (Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo)
Quando si analizzano le problematiche del Lazio nei diversi settori (dalla salute al sociale, dalla scuola all’ambiente, dai servizi al trasporto pubblico) abbiamo una costante: il carattere “romanocentrico” dell’offerta dei servizi rispetto alle altre 4 “aree” della Regione
Abbiamo perciò la netta impressione che serva una “grande fase costituente” partecipata, attiva e dibattuta sulle Riforme di Roma Capitale, della Regione Lazio e quindi dell’autonomia differenziata. .
A seguito di quest’analisi
Le proposte di Cittadinanzattiva Lazio per le elezioni regionali sono le seguenti:
La partecipazione civica come metodo, le competenze civiche come risorsa, i luoghi di partecipazione come snodi generativi di politiche pubbliche.
Il metodo di governo della prossima legislatura, dal nostro punto di vista, dovrà essere sempre più improntato alla partecipazione civica come modalità di coprogrammazione delle politiche pubbliche in tutti i settori e con la attiva e fattiva partecipazione dei soggetti organizzati del variegato mondo associativo, oltre che imprenditoriale, sindacale, della ricerca e via dicendo. La “cifra” della partecipazione civica deve essere uno degli assi caratterizzanti delle politiche pubbliche future. E’ necessario dare risposte concrete, fatti misurabili, azioni replicabili come vie da percorrere nell’azione di governo amministrativo futuro.
Salute e Sociale.
Per garantire ancora un servizio sanitario nazionale adeguato alle sfide riteniamo ineludibili, preliminari e necessari tre passaggi:
1-aumento del Fondo Sanitario Nazionale almeno all’8% del PIL;
2-riforma delle norme sul Personale sanitario che, ad oggi, non permettono, manovre su stipendi, carriere e incentivi;
3-Riforma del Titolo V Costituzione con il ritorno della competenza della Salute al livello centrale.
Queste tre azioni sono di diretta competenza statale ma necessari per mantenere il SSN. Altrimenti il resto sono e resteranno chiacchiere. La Regione Lazio deve farsi capofila di un movimento istituzionale, partecipato, diffuso e plurale che alimenti una discussione pubblica sulla centralità del welfare state, sulla sua gestione, governo e ampliamento. Il resto, integrazione socio sanitaria, medicina territoriale e costruzione dei percorsi di salute, prevenzione e educazione sanitaria, accesso alle prestazioni sanitarie e abbattimento delle liste di attesa dipendono da questi tra passaggi.
Scuola.
La Scuola deve essere uno dei luoghi dove la partecipazione attiva delle comunità ricostruisce e tiene insieme le comunità. Per questo riteniamo centrale puntare su di un ambiente Scuola che sia messo in sicurezza per quanto attiene al tema del personale occorrente, che sia messo in sicurezza per quanto attiene l’edilizia scolastica e che, infine, possa essere uno dei luoghi “aperti” alle comunità dove le scuole sono inserite.
Ambiente.
Per Cittadinanzaattiva Lazio la sfida-rifiuti si gioca sull’ambiente e sul futuro imprenditoriale delle città. E sono due aspetti legati, connessi e interdipendenti. Il successo dell’uno è strettamente legato al successo dell’altro. Rispetto a quanto accaduto nel corso del 2022 sul “termovalorizzatore”, rileviamo che si è proceduto senza colpo ferire. La Regione Lazio si è sostanzialmente chiamata fuori da questo percorso. Se siamo in un percorso di economia circolare su questo servono azioni conseguenti puntando su un aumento deciso della differenziata, progettando impianti per il riuso dei materiali e, solo in piccola parte, per la gestione di ciò che tecnicamente, ad oggi, non è possibile riciclare, riusare, rimettere in circolo. Altrimenti l’operazione del “termovalorizzatore-inceneritore” appare come una strategia a perdere. Come una cambiale in bianco per i prossimi decenni. O si vuole avviare una politica industriale che veda nella Regione Lazio, meglio nel Comune di Roma, un HUB dell’incenerimento dei rifiuti capace di attrarre “monnezza” dal resto d’Italia? Legittimo intendimento. Ma allora se ne deve dibattere pubblicamente, nelle sedi adeguate e senza “poteri commissariali”. Su queste e altre cose la Regione Lazio deve essere giocatore in campo e non tiepido spettatore.
Acqua.
Il servizio idrico, la gestione delle reti, la gestione degli acquedotti, la pulizia e il decoro dei fiumi e del mare devono diventare prioritarie nelle politiche di sviluppo della Regione Lazio. Troppi i ritardi, troppe le falle e le ricadute negative anche e soprattutto per le tasche dei cittadini laziali. Avere questo settore in ordine significa avviare, sostenere, promuovere settori imprenditoriali, economici, di filiera e portarli verso una maggiore qualità sia come servizio che come prodotti. Significa posti di lavoro, occupazione, sviluppo locale sostenibile e attrattivo sia per gli investimenti che per l’indotto, anche turistico.
Trasporto Pubblico Locale.
Una Regione ben collegata, connessa, facile da raggiungere in ogni suo punto è una Regione che diminuisce diseguaglianze, ritardi, diseconomie. E’ una Regione che può far crescere tutte le sue potenzialità, settori e peculiarità in un sistema coeso che fa squadra, sistema, servizio. Aumentare la qualità dei trasporti pubblici locali su ferro deve essere la priorità strategica per alimentare flussi positivi di scambi. Aumentare la frequenza dei trasporti pubblici locali deve essere la risposta minima verso tutti quei cittadini laziali che si muovono e muovono l’economia della Regione Lazio e non solo. L’arretratezza di alcune tratte non può essere il problema di una singola amministrazione o azienda, ma deve diventare, in un contesto di governance chiaro, l’opportunità di fare squadra e sostenere la mobilità in tutte le sue forme. Ma si deve prioritariamente garantire servizi di qualità verso i cittadini.
Riforme Istituzionali: Roma Capitale e Autonomia differenziata.
Rimarchiamo l’assenza di un dibattito pubblico centrato sugli “obiettivi” di queste Riforme che riteniamo, sia chiaro, necessarie per mettere al passo la complessità della realtà regionale e di Roma come capitale. Appare invece fortissima la spinta all’aspetto prettamente “economico” dei progetti, delle cose da “fare”, delle opere da costruire. Roma e il Lazio non possono perdere un’occasione unica di immaginare un diverso approccio al futuro di questo territorio. Intanto si arriva impreparati a tali Riforme. L’impressione è che le spinte a ragionare con diverse ipotesi depositate presso il Senato della Repubblica di Riforma di Roma capitale (Proposta Morassut, Proposta Barelli, Proposta Ceccanti…) e quindi di un diverso assetto complessivo di poteri tra Roma e il Lazio, tra Roma Capitale e il resto del paese siano, a tutt’oggi, ancora oggetto di “studio” e poco di dibattito pubblico ampio. L’organizzazione e la distribuzione di poteri tra livelli diversi sarà essenziale per la vita quotidiana dei cittadini, delle imprese, delle famiglie. Oggi il dibattito appare centrato sulla “autonomia differenziata” e sui Decreti attuativi che tanto clamore stanno suscitando in ordine a diseguaglianze tra Regioni e territori. In questo contesto, poco chiaro e delineato, si inserisce la partita di “Roma Capitale” e quindi del Lazio e di quello che ne resta o che ne potrebbe restare come assetto regionale senza la città di Roma. Quando si analizzano le problematiche del Lazio nei diversi settori (dalla salute al sociale, dalla scuola all’ambiente, dai servizi al trasporto pubblico) abbiamo una costante: il carattere “romanocentrico” dell’offerta dei servizi rispetto alle altre 4 “aree” della Regione. Questo un primo livello.
Un secondo livello è dentro il Grande Raccordo Anulare. La ripartizione amministrativa dei Municipi, 15 attualmente, appare poco rispondente ai bisogni dei cittadini e alla relativa capacità dei Municipi stessi di governare compiutamente i territori in un rapporto che tende a essere sempre più frammentato con il Campidoglio. Anche qui sarebbe necessario, urgente ed esiziale, avviare un ragionamento su come distribuire i poteri, a quale entità amministrativa e come individuarla e quali materie avere come esclusive rispetto al Comune di Roma-Roma Capitale. La nostra idea sarebbe quella di individuare nei Quartieri-Rioni della città di Roma, ad esempio, il luogo della amministrazione di prossimità ai cittadini. Il vantaggio starebbe nella dimensione del territorio, nella prossimità dei luoghi di confronto, dibattito e gestione dell’ordinario tra amministratori e cittadini e cura, gestione e programmazione dei servizi pubblici locali. La complessità risiederebbe nella sfida a ripensare non tanto a cosa, ma a come fare le politiche e l’amministrazione: dalla cura del verde, alla viabilità, dal commercio ai servizi alla persona e via dicendo. Perché è evidente che se si intendesse procedere meccanicamente con trasferimenti, deleghe e deroghe amministrative il tutto si risolverebbe in un gran guazzabuglio. Abbiamo perciò la netta impressione che serva una “grande fase costituente” partecipata, attiva e dibattuta sulle Riforme di Roma Capitale, della Regione Lazio e quindi dell’autonomia differenziata. Che il vero snodo di tutte le politiche pubbliche di cui abbiamo sommariamente trattato è tutto qui: da come si interverrà su questi punti dipenderà l’assetto futuro dei servizi pubblici, delle politiche pubbliche e della pubblica amministrazione.
È un ragionamento che ci aspettiamo venga avviato pubblicamente. Non è un augurio. E’ un imperativo perché non accetteremmo mai soluzioni discusse altrove. Il tempo del confronto su questi temi è una questione pubblica e come tale deve essere trattata.
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