Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 9 settembre 2010

Alla dichiarazione di guerra dei padroni bisogna rispondere con l'unità delle lotte

di Franco Turigliatto - Portavoce Nazionale Sinistra Critica  (www.sinistracritica.org)



La decisione della Federmeccanica di disdettare il contratto dei metalmeccanici col pieno sostegno del governo e dei sindacati complici apre una nuova fase dello scontro di classe nel nostro paese.
Marchionne non ha avuto difficoltà a far prevalere nella associazione dei padroni metalmeccanici italiani e nella Confindustria la linea della Fiat, dell’attacco diretto al contratto nazionale, ai diritti del lavoro. Il modello di Pomigliano di flessibilità selvaggia, di ricatto e intimidazione, di libero sfruttamento dei lavoratori senza più tutele, deve diventare la regola in tutte le aziende. E’ in questo modo che il capitalismo pensa di poter affrontare le turbolenze di sistema economico più che mai in crisi garantendosi nuovi profitti sulla pelle e la vita dei lavoratori.

Quando i padroni parlano di “fine della lotta di classe” intendono dire che solo loro hanno il diritto 
di praticarla contro i lavoratori e che questi devono subirla senza reagire come nuovi schiavi.
I padroni hanno infatti dichiarato una vera e propria guerra sociale contro la classe lavoratrice
che va di pari passo con quella del governo Berlusconi (la distruzione della scuola pubblica, la
controriforma delle pensioni, il collegato lavoro alla finanziaria, i tagli selvaggi agli enti locali, ecc, i continui regali fatti alla casta degli intoccabili, i ricchi e i potenti di ogni risma).

Berlusconi e Marchionne sono le facce di una medesima medaglia, quella della prevaricazione dei 
diritti sociali e democratici, dell’assalto alle condizioni di vita delle masse in nome del mercato, dei profitti. Sono i volti di una borghesia avida, incapace di garantire lavoro e salari decenti per tutti, e di progettare un futuro; insieme vanno combattuti.
A costoro va data subito una risposta di lotta e di mobilitazione, unificando le tante lotte in corso, a 
partire dalla convergenza tra i metalmeccanici e i precari della scuola, mobilitando dal 
basso tutte 
le energie della classe lavoratrice, dandosi un comune appuntamento per il 16 ottobre che non sia la 
conclusione, ma l’inizio di una forte stagione di lotta di classe, quella dei lavoratori.
Gli operai, i precari della scuola, la Fiom e i sindacati di base che in questi mesi hanno cercato di 
resistere all’offensiva padronale non devono essere lasciati soli.
Non è più il tempo di furberie, di “si, ma” di pericolosi distinguo. Tutte le forze politiche e sociali che nel nostro paese vogliono difendere realmente la democrazia e i diritti sociali devono prendere posizione netta, devono dire chiaramente se stanno dalla parte della classe lavoratrice o dalla parte di Marchionne e della Confindustria impegnandosi a fondo per costruire un movimento di massa contro il governo Berlusconi e contro tutte le forze padronali.

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