Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 13 ottobre 2010

Turbogas Tutti convocati

da Rete per la tutela della Valle del Sacco



Tutti convocati, ricercatori del cnr, consiglieri dell’opposizione, di maggioranza, tecnici della turbogas, sindacalisti, ambientalisti e assessori provinciali, regionali e comitati di cittadini. Assente non convocato, il Comune di Artena, forse per la posizione assunta nei confronti dell’impianto. La convocazione, frutto della pressione degli ambientalisti che per primi hanno soccorso i cittadini, dimostra che quando voluta, la democrazia partecipata è un percorso sempre attivabile. Solo che cercarla ora, scandita dal conto alla rovescia delle ore concesse e con l’autorizzazione già rilasciata, rappresenta tutto, tranne la restituzione del diritto leso. Metaforicamente si può affermare che il “bagno di sangue” è assicurato ed anche chi lo versa, rimangono da stabilire le modalità. Due gli scenari possibili: o revocare l’autorizzazione pagando un risarcimento super milionario a favore della Termica Colleferro, con soldi pubblici, in altre parole nostri, oppure tenere la borsa chiusa e scaricare il danno su ambiente e salute, sempre dei cittadini. Vedremo cosa sceglieranno. Per evitare che i cittadini rimangano vittime di simili procedure, stiamo valutando con i nostri legali, di sollecitare l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea con riferimento all’avvio delle procedure autorizzative per la turbogas, in palese violazione alla Convenzione di Aarhus, per poi chiedere alla Corte dei Conti che il danno erariale derivato dalla sanzione sia risarcito dai singoli responsabili amministrativi. Pensare che il vicolo cieco nel quale siamo stati messi, si poteva evitare con l’esercizio tempestivo del buon senso, rende ancora più amara questa vicenda. L’istallazione di fonti di energia rinnovabili, ad esempio, avrebbe ridotto il fabbisogno energetico complessivo ed azzerato, per quota parte, sia l’emissioni nocive, sia l’impiego di fonti fossili. La turbogas, presentata come la tecnologia più efficiente per produrre energia, e prevista all’interno del comprensorio industriale Secosvim produrrà elettricità e vapore, quest’ultimo, necessario principalmente all’Avio SpA. La responsabilità per un concreto miglioramento ambientale, sanitario ed energetico, se estesa anche alle imprese, determina interventi sui processi industriali al fine di renderli meno “energivori”e dunque meno impattanti. Provvedimento che, se adottato dall’Avio, avrebbe due effetti: ulteriore riduzione del fabbisogno energetico e garanzia occupazionale. Per quanto non di nostra specifica competenza, l’ultimo aspetto, offre un elemento di riflessione sia ai sindacati sia ai lavoratori. Quando un imprenditore smette di investire nella sua impresa, è sempre un segnale negativo. Il doppio ruolo, infatti, della Avio come principale consumatore di vapore da una parte e socio turbogas (per il 40%) dall’altra, ci induce a ritenere che l’operazione in atto, altro non è che un’esternalizzazione dei costi. Si abbattono i costi del vapore e aggiungono i ricavi, fuori del “core business” aziendale, della vendita dell’energia elettrica. Uno scenario che spianerebbe all’impresa, la strada per una futura delocalizzazione. L’incremento del 1150% di potenza elettrica, in una situazione di consumo che rimane stabile, è un altro elemento che il buon senso avrebbe potuto intercettare sollevando almeno un interrogativo. Una maggiore attenzione, inoltre, nella lettura dello Studio di Impatto Ambientale, redatto dalla società proponente, avrebbe permesso l’individuazione di altri punti meritevoli di approfondimento. Per esempio, tra pag. 58 e 61 si legge “ si quantifica in 18 t/h il fabbisogno di vapore alle utenze del consorzio”, successivamente “ Data la notevole estensione del comprensorio non esiste una rete di raccolta delle condense. Tuttavia la Centrale è predisposta per poter ricevere le condense, fino al 100% del vapore inviato, qualora in futuro fosse realizzata la rete di raccolta. La Centrale inoltre è predisposta per servire una futura rete di teleriscaldamento” ed infine, “ Come detto precedentemente la Centrale è predisposta a riutilizzare, reintroducendola nel ciclo termico, l’acqua di condensa di ritorno dal comprensorio, fino al 100% del vapore inviato, qualora in futuro fosse realizzata la rete di raccolta”. Alla faccia dell’efficienza energetica ! questo appare un inutile e clamoroso spreco di ben 18 tonnellate/ora di vapore. Sempre sullo studio, pag. 81 si evince che la quantità annua emessa di monossido di carbonio aumenterà nonostante la diminuzione della sua concentrazione nei fumi di scarico, sorprende che nessun Ente locale abbia sentito la necessità di approfondire quest’aspetto chiedendo una riduzione percentuale quantitativa almeno pari a quella delle concentrazioni, avallando, di fatto, emissioni nocive a scopo di lucro. Sempre sul monossido di carbonio a pag. 150 dello studio ci si limita a presentare il dato triennale rilevato dalla centralina posta in Via Oberdan, ma non si riportano le previsioni nello scenario di progetto. Lo studio riporta l’oggettivo incremento complessivo dei fumi emessi nello scenario di progetto, ma sorvola sulla quantità di anidride carbonica (CO2) e sul particolato fine e relative conseguenze sanitarie, che invece meritano specifici approfondimenti. Sull’incremento di CO2 occorre ricordare l’esistenza di un protocollo d’intesa sottoscritto da molti Comuni della provincia che si sono impegnati a perseguirne la riduzione. Nel caso di specie, con una mano si sottoscrive un impegno e con l’altra si contraddice. Il confronto vero, però, non è sul piano tecnologico, ma culturale. E’ tra due letture diverse dello stesso problema. L’una enfatizza la necessità di produrre energia, l’altra propone la sostenibilità dei consumi attraverso l’efficienza energetica, il rispetto e difesa di ambiente e salute e ponendo attenzione all’uso razionale delle risorse, che non sono infinite, da lasciare alle future generazioni ed è a quest’ultima che come ambientalisti siamo orientati.. Non trascurabile inoltre, è il probabile costo, a totale carico pubblico, del danno sanitario ed ambientale causato dalle emissioni dell’impianto che stimiamo essere mediamente di circa 350.000,00 euro l’anno. Paradossalmente se la “bolletta” energetica dell’azienda al netto degli interventi sopra citati di riduzione del fabbisogno, fosse inferiore al danno, converrebbe offrire un contributo per risparmiare soldi pubblici e sofferenze ai cittadini, oppure richiederli all’azienda per i futuri impieghi. Per ultimo, ma non per importanza, è il danno patrimoniale che la prossimità dell’impianto al recente insediamento abitativo, recherà ai residenti. I tecnici della turbogas minimizzano, in tal caso non dovrebbe costituire un problema il rilascio di garanzie reali a favore dei residenti, nell’eventualità, si verifichi il danno. Ci appelliamo, dunque, a tutti i cittadini, associazioni e forze politiche che non intendo consolidare una cultura insostenibile a danno dei cittadini violandone i diritti, a sottoscrivere la petizione popolare che in questi giorni ha preso il via nei Comuni di Artena e Colleferro

Le Associazione ambientaliste del territorio

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