La casa non ce l’hanno più. Era solo una baracchetta, direte voi, ma era pur sempre la loro casa. Gliel’hanno buttata giù le ruspe ieri mattina. Senza nessun preavviso. Così 150 rom romeni del campo spontaneo di via dei Cluniacensi, a Casalbruciato, hanno preso la metropolitana e sono scesi alla fermata San Paolo, sono
entrati nella Basilica e ora sono lì, con tutti i bambini e le loro cose al seguito, seduti sulle panche della chiesa. Ora vediamo che succede.
Il Cardinale sta cercando una soluzione, gli inservienti dicono che la chiesa stanotte resta aperta per il venerdì santo. Certo non si può chiedere alla polizia di intervenire proprio oggi. L’idea è stata geniale, i media strillano: occupata la Basilica. La via crucis quest’anno eccola qua: uomini, donne e bambini colpiti da un escalation di sgomberi impressionante.Uno al giorno, anche due, tre, polizia e vigili urbani a lavoro mattina e pomeriggio. Stamattina è il decimo sgombero della settimana santa. Il campo al lato di via Tiburtina esisteva ormai da due anni, con tutto un radicamento avviato e i bambini ben introdotti a scuola. La polizia è arrivata come sempre, con lo stile inconfondibile, ha cantierizzato il campo, reso off-limits la zona col nastro giallo, preso i documenti e dato pochi minuti per allontanarsi. Poi via con le ruspe a buttare giù le casette,molte con tetto in amianto creando una nube tossica pericolosa per gli stessi cittadini del territorio. Un lavoro pulito. Noi siamo andati via prima, insieme a questa moltitudine di rom con i carrelli del supermercato in vista, con sopra ammucchiate bacinelle, borsoni, tappeti, e poi passeggini spinti da bambini già adulti con dentro bambini-bambini che bevono coca cola e hanno in braccio zainetti delle Bratz. «Non creiamo casini» dice l’operatore
della sala socialementre ce ne andiamo, «è tutto tranquillo». Tutto tranquillo. In due settimana ci sono già mille persone per strada. «Fa parte di un piano», dice con un filo di voce il Dr. Ciardi, responsabile al comune della sicurezza. Ma ormai non ci credono più nemmeno loro al famoso Piano Nomadi. «Ancora col Piano», risponde Gianluca Staderini, di Popica onlus, che insieme all’Arci è una delle associazioni presenti sul posto. «Dove sono i 32 milioni che avete speso?». Il Piano ormai è tutto qui: rendere la vita impossibile ai rom, sperando che scappino da Roma. Per ogni sgombero l’offerta del Comune è sempre quella: trasferire donne e bambini al Cara di Castelnuovo. E gli uomini? «Per strada », dice Ciardi, poi a bassa voce aggiunge: «Tanto sono tutti pregiudicati ». Questo è il comune di Roma. L’offerta è respinta da tutti come indegna. Nessuno l’accetta. I rom sanno di avere il mondo contro e di solito piegano la testa e si spostano più in là, tra parchi e strade abbandonate. Ma oggi hanno detto: «Basta! Siamo esseri umani! Vogliamo un tetto, un posto dove stare». E così ora sono nella basilica di San Paolo. Per questa notte sarà una buona dimora. Chiedono asilo allo Stato del Vaticano contro le persecuzioni ai rom. E chissà che si risvegli una coscienza collettiva sempre troppo indifferente a questa gente dalla cultura millenaria.
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