Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 7 giugno 2011

Colleferro insegna che la gestione dell’acqua deve essere pubblica

Ufficio Stampa ReTuVaSa



Tra qualche giorno saremo chiamati a dire la nostra a livello nazionale su un tema fondamentale, la gestione del servizio idrico. Sull’argomento gli abitanti di Colleferro possono esprimersi a ragion veduta, dal momento che l’acqua in questo comune è gestita da società private da molti anni: Italcogim S.p.A (ora Suez de France) e Consorzio Servizi Colleferro. Possono constatare con i loro occhi l’obsolescenza delle infrastrutture, l'interdizione all’uso umano dell’acqua per lunghi periodi, le bollette aumentate addirittura all’insaputa e contro la volontà del comune di Colleferro (gestione Italcogim), le risposte evasive o assenti di fronte a legittime richieste di spiegazioni. Cerchiamo dunque di smascherare alcune favole che sentiamo costantemente ripetere in questi giorni di campagna referendaria da parte dei sostenitori della privatizzazione dell'acqua.
1) L'ingresso dei  privati è necessario per poter finanziare gli interventi di risanamento delle reti idriche, visto che le casse di Comuni e Regioni sono spesso al verde. Niente di più falso. Ad esempio, a Colleferro, nel solo anno 2011, nonostante la gestione sia in mano ai privati, il Comune e la Regione Lazio hanno stanziato circa 2.000.000 di euro per infrastrutture idriche e fognarie (fonte: bilancio delle opere pubbliche del Comune di Colleferro). Più in generale, in Italia tra il 1986 e il 1995 (in presenza quindi di gestioni municipalizzate o consortili), gli investimenti sulla rete idrica erano di 2 miliardi di euro l'anno. Dal 1996 al 2005 (in piena privatizzazione del servizio) gli investimenti sono crollati a 700 milioni di euro l'anno. Si sono dunque ridotti quasi dei due terzi.
2) Dobbiamo privatizzare il servizio perché l'Europa ce lo impone. In realtà l’Europa non ci impone un bel nulla. Richiama solamente gli Stati membri alla coerenza normativa: se uno Stato decide che un servizio pubblico ha rilevanza economica, è tenuto ad affidarne il servizio tramite una gara. Non esiste alcun altro obbligo. La gestione dell’acqua è interamente o prevalentemente pubblica in Paesi Bassi, Belgio, Austria, Norvegia, Svezia, Lussemburgo. L’acqua è gestita dal pubblico in molte città francesi, come Parigi (dove, dopo 18 mesi di ripubblicizzazione dell’acqua, lo scorso marzo le tariffe sono diminuite dell’8%). Il servizio idrico è pubblico o ripubblicizzato anche a Berlino (dove il 14 febbraio il referendum in tal senso è stato plebiscitario). L’Europa non ha nulla da eccepire.
3) Chi vota SI è contro la modernizzazione dell’intero paese. Per capire quanto sia falsa questa affermazione risaliamo al 1850. In Europa, sulla scia della prima rivoluzione industriale, la mancanza di acqua corrente nelle case di centinaia di migliaia di persone riversatesi nelle città creò seri problemi di salute pubblica. Tra il 1850 e il 1870 scoppiarono circa 600 epidemie di colera. Non bastarono a fermarle le nuove  infrastrutture idriche volute e finanziate dai governi ma date in gestione a società private. I costi di allaccio infatti erano proibitivi per la gran parte della popolazione: tra il 1870 e il 1890 scoppiano altre 400 epidemie. In Italia, nel 1903, la legge sulla municipalizzazione degli acquedotti voluta dal ministro dell’interno non certo troppo “rosso” Giovanni Giolitti in sostanza si basava su questo principio: l’acqua è essenziale per l’igiene pubblica, in questo paese è in atto un’emergenza sanitaria, di conseguenza tutta la popolazione deve essere dotata di servizi igienici e acqua corrente in casa. Di questo compito vengono incaricate le municipalizzate. Tornando all'affermazione iniziale, la “modernizzazione” di cui si parla riporterebbe l’Italia agli anni precedenti al 1903, quando la gestione del servizio idrico era in mano ai privati.
4) La libera concorrenza permette al cittadino di scegliere il gestore migliore. Questa affermazione potrà essere vera in tanti casi, ma non per l'acqua, definita anche da diversi economisti un monopolio naturale. Una volta dato in gestione il servizio (generalmente per 30 anni, con possibilità di rinnovo) l'utente non soddisfatto della qualità dell'acqua o delle modalità di gestione del privato di turno, non potrà certo decidere di comprare l'acqua da un'altra azienda, visto che l'acquedotto è unico.
Un privato, il miglior privato possibile, ha come obiettivo primario il profitto, diversamente dal  gestore pubblico, che non deve pensare ad altro che al bene della collettività e alla conservazione della risorsa acqua ed è sottoposto al controllo dei cittadini.
Dicendo questo siamo consapevoli della necessità di innovare profondamente la gestione della cosa pubblica, per mezzo di una informazione puntuale e completa, attraverso la costruzione di momenti di partecipazione alle decisioni da parte dei cittadini: i movimenti che hanno portato ai referendum sono costituiti appunto da cittadini che hanno dimostrato di saper prendere in mano i propri diritti, organizzandosi, valorizzando competenze e condividendo conoscenze.
L’elenco delle dicerie e della disinformazione sarebbe ancora lungo, ci limitiamo a citare questi due ultimi importanti dati: da quando esistono le SpA i consumi idrici sono aumentati del 20% e i piani d’ambito prevedono un ulteriore aumento, tra il 17 e il 20%, in un paese che è già ai massimi livelli di consumo di acqua potabile e minerale al mondo. Ultimo aspetto, le tariffe: aumentate negli ultimi 10 anni del 68%, a fronte di un'inflazione del 21%.
Per questi e per tanti altri motivi, domenica e lunedì 12 e 13 giugno è necessario ribadire il nostro SI all'acqua bene comune, per la nostra vita e per quella delle generazioni future, per la ricostruzione della democrazia. La gestione dell’acqua a Colleferro, come si è detto, ha molto da insegnarci sul tema.

In allegato i costi riepilogativi sostenuti dalle amministrazioni (Comune, Regione, Europa) per il Comune di Colleferro per l'anno 2011.


Consideriamo i costi sostenuti
dalle pubbliche amministrazioni
(Comune, Regione, Europa) per il 2011 nel Comune di Colleferro
(http://www.comune.colleferro.rm.it/moduli/output_immagine.ph p?id=972):
Manutenzione straordinaria
fognature e acquedotto, 1°stralcio: € 600.000
Realizzazione pozzo n. 9 e condotta idrica adduzione Loc.tà IV km: € 335.456 (€ 331.456 Regione Lazio + € 4.000  Comune)
Completamento Fognatura secondaria Loc.tà IV Km: € 700.000
Potenziamento Impianto depurazione Valle Sette Due € 830.254 (€ 331.456 Regione Lazio)


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