Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 8 giugno 2011

Energia partecipata

Luciano Granieri


Si stanno tirando le fila di questa campagna referendaria. Siamo fiduciosi sul raggiungimento del quorum per tutti e quattro i quesiti. Comunque vada, secondo noi,  un obbiettivo è stato raggiunto. Quello di proporre una discussione sul modello di vita che vorremo, per noi,  ma soprattutto per le prossime generazioni . Ad esempio sul programma energetico, a noi inguaribili fautori della democrazia partecipata   viene in mente un modello di energia partecipata. Ognuno produce l’energia che gli necessita e se ne produce di più la trasmette ad altri secondo una conformazione a rete sul modello di internet. Il sistema che noi sogniamo va oltre l’abolizione delle centrali nucleari, auspica l’abolizione delle centrali e basta . La centrale di diffusione dell’energia in un sistema distribuivo a rete, non avrebbe più senso. L’abolizione di un sistema verticale in cui un servizio viene erogato da un unico soggetto centrale verso la periferia eliminerebbe anche la tirannia che tale soggetto in virtù della sua posizione predominante potrebbe esercitare nei confronti di chi usufruisce dei suo servigi.  Utopia ? Forse, ma se si legge il libro di Jeremy Rifkin: “Economia all’idrogeno” ci si rende conto che il traguardo è raggiungibile eliminando la nocività del nucleare ma anche del carbone e dell’anidride carbonica . Cominciamo col dire che già oggi molti edifici pubblici ma anche aziende sono dotati di comunissimi generatori d’emergenza  che assicurano l’ energia elettrica in caso di black out, pensiamo agli ospedali. E se questi generatori o celle a combustibile divenissero la forma primaria di produzione di energia?  Se ogni utente si dotasse di una o più celle a combustibile e producesse autonomamente l’energia che  gli serve staccandosi dalla linea elettrica centrale? Un distributore unico di elettricità che gestisse le centrali elettriche  nucleari a carbone o a combustibili fossili in genere sarebbe inutile, perché ognuno provvederebbe per conto suo risparmiando fra l’altro sugli ingenti costi di distribuzione dovuto all’enorme rete di cavi che servono per collegare la centrale di energia a tutti gli utenti.  . Rifkin sostiene che una cella a combustibile delle dimensioni di un frigorifero può fornire fina a 50 Kw di elettricità, quanto basta per una palazzina bifamiliare e può essere gestita in modo personalizzato . Tutto giusto ma non si risolve il problema dell’inquinamento. Infatti i comuni generatori sono costituiti da motori alternativi alimentati a gasolio o a metano dunque pur se l’emissione di Co2 nell’atmosfera sarebbe inferiore non verrebbe eliminata del tutto, né si darebbe risposta al problema che i combustibili fossili stanno per terminare. La soluzione è la cella a combustibile alimentata da idrogeno. Una cella a idrogeno è costituita da un anodo caricato negativamente da una parte, da un catodo caricato positivamente dall’altra, e da un elettrolito nel mezzo , composto da una soluzione alcalina o idroacida , o da una membrana di plastica , che permette agli atomi di idrogeno , caricati elettricamente di passare dall’anodo al catodo. Sono già disponibili sul mercato dei generatori  simili. Sono composti da un gruppo di celle elementari sovrapposte. L’alimentazione dell’idrogeno avviene sul lato dell’anodo , dove una reazione chimica scinde l’atomo di idrogeno in un protone e e in un elettrone. Gli elettroni liberati escono attraverso un circuito esterno sotto forma di corrente elettrica continua, mentre gli ioni di idrogeno (protoni) viaggiano attraverso lo strato elettrolitico verso il catodo caricato positivamente. Il flusso di elettroni ritorna verso il catodo, dove reagisce con gli ioni di idrogeno e l’ossigeno dell’aria formando acqua. Un generatore a idrogeno è silenzioso è fino a due volte e mezzo più efficiente del motore a combustione interna e non inquina. Le celle a combustibile alimentate a idrogeno possono potenzialmente produrre elettricità a sufficienza per coprire il fabbisogno dell’intera umanità. Ma qui sorge un’alto problema come si ricava l’idrogeno?  L’idrogeno si trova praticamente ovunque in natura . E’ presente nell’acqua, nei combustibili fossili e in tutti gli organismi viventi, ma deve essere estratto per essere utilizzato come combustibile. Estrarre idrogeno dagli idrocarburi , non risolve il problema, estrarlo dall’acqua tramite elettrolisi neanche perché il fenomeno  utilizza l’elettricità per scindere le   molecole d’acqua e separare gli atomi di idrogeno dall’ossigeno. Dunque ritorniamo al punto di partenza MA? Ma l’elettricità può essere prodotta dal fotovoltaico, dall’eolico, dal geotermico. ECCO LA QUADRATURA DEL CERCHIO. Dunque cerchiamo di riassumere. L’elettricità ricavata dalle rinnovabili, potrebbe essere usata per ottenere idrogeno tramite elettrolisi. L’idrogeno così ottenuto andrebbe ad alimentare le celle disponibili in ogni singolo edificio sia residenziale che industriale il quale sarebbe completamente autonomo e svincolato da ogni centrale nucleare, a carbone, a idrocarburi, o idroelettca. Mettendo questi punti in una rete modulare per cui l’iper produzione di energia di un utente potrebbe essere utilizzata  da altri ecco bello e pronto  un Hydrogen Energy Web . Ovvero una forma di diffusione di energia partecipata. Sognamo? Forse,  resta il fatto  che  Jeremy Rifkin c’ha scritto un libro ben documentato. Per cui un altro mondo energetico è possibile.












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