La segreteria della Fiom è formalmente dimissionaria. Il colpo di scena è andato in onda ieri al termine del Comitato centrale chiamato ad approvare l'ultima proposta di Maurizio Landini: riaprire la trattativa con Federmeccanica, Fim e Uilm sulla base di un piano di defiscalizzazioni del salario e investimenti in "industria di qualità". La votazione si è svolta, però, sulla base di tre documenti (vedi qui i documenti approvati e respinti dal Cc): 92 voti sono andati a quello presentato dal segretario, 30 alla minoranza congressuale legata a Susanna Camusso e 13 alla sinistra interna della ex Rete 28 aprile che fa riferimento a Sergio Bellavita e a Giorgio Cremaschi (oggi non più Fiom, dopo la sua andata in pensione, ma ancora riferimento dell'area in Cgil).
Ed è contro questa differenziazione che è partita una procedura di chiarimento interno alla maggioranza congressuale che la sinistra interna legge come un regolamento di conti. Sono stati i due segretari nazionali, Giorgio Airaudo e Laura Spezia, membri insieme a Sergio Bellavita e Maurizio Landini della segreteria, a presentare le loro dimissioni con l'intento di far decadere l'attuale vertice. Secondo le regole interne, infatti, le dimissioni del 50% della segreteria comportano la sua rielezione da parte del Comitato centrale, strada che la maggioranza di Landini intende perseguire per escludere dal nuovo vertice proprio Sergio Bellavita. Il quale ha commentato così la decisione presa ieri: “Ritengo grave quanto accaduto oggi (giovedì 6 settembre, ndr) in conclusione della riunione del Comitato centrale Fiom-Cgil. Le dimissioni di due componenti della Segreteria nazionale, a causa della differenziazione che si è prodotta sui documenti conclusivi, hanno l'esclusivo obiettivo di escludere la sinistra dalla maggioranza Fiom.”
“La Segreteria nazionale della Fiom è sempre stata plurale - continua Bellavita - sempre nei Comitati centrali ci si è misurati con posizioni diverse. Ma mai è stato messo in discussione il singolo componente della Segreteria rispetto al dissenso espresso.”“Sarebbe gravissimo se la nostra contrarietà assoluta alla svolta Fiom, con la proposta alle imprese di un patto su crisi e lavoro, determinasse la ridefinizione di una Segreteria senza la sinistra.”
La maggioranza però sembra determinata ad andare avanti. A far precipitare la situazione sono state le contestazioni avvenute a Taranto contro Maurizio Landini a opera anche di ex iscritti Fiom. Bellavita, in occasione di quei fischi, aveva diramato un comunicato in cui proponeva di "comprendere" quelle reazioni senza stigmatizzarle come provocazioni. Una presa di posizione che ha irritato Landini e che ha subito una dura risposta da parte della Fiom locale che in una lettera alla segreteria nazionale ha, di fatto, chiesto la testa di Bellavita. In realtà, i rapporti interni alla maggioranza scaturita dall'ultimo congresso Fiom - in cui la coppia Rinaldini-Cremaschi aveva ottenuto il 73% contro il 27 della minoranza espressione della linea di Susanna Camusso - erano tesi da diversi mesi e avevano visto altri punti di scontro. La contestazione a Landini, a Bergamo, di fronte all'assemblea di Federmeccanica - molto controversa e poco compresa anche da settoris della stessa sinistra - e poi, sempre a Bergamo, la vicenda che ha visto la rimozione della funzionaria della Rete28aprile, Eliana Como, "rispedita" a Roma dopo un ottimo lavoro sul territorio che però i vertici locali hanno dimostrato di non digerire. Anche in quell'occasione si sono lanciate accuse e contro-accuse con l'esasperazione dei rapporti interni.
Ma, al fondo, c'è soprattutto la politica. La nuova minoranza di sinistra, circa il 10% della Fiom, non accetta l'evoluzione della linea di Landini, molto più dialogante con la maggioranza di Susanna Camusso, che definisce senza mezzi termini un "cedimento" frutto della sconfitta subita dalla Fiom stessa. A essere sotto accusa è soprattutto l'accettazione dell'accordo del 28 giugno 2011 con Cisl, Uil e Confindustria con il quale si apriva la strada alle deroghe al contratto nazionale. Nella piattaforma approvata dal Comitato centrale, la Fiom utilizza proprio il 28 giugno per rilanciare una linea di trattativa con Federmeccanica in cui si fanno importanti concessioni al padronato e alla linea liberista del governo Monti: defiscalizzazione degli aumenti salariali, cuneo fiscale per incentivare i contratti di solidarietà, addirittura utilizzo dell'apprendistato per stimolare gli investimenti fino all'idea di mettere a disposizione il fondo pensione Cometa per quelle imprese che intendono investire e realizzare "industria di qualità". Un doppio salto mortale che punta a far rientrare la Fiom nel gioco delle trattative di categoria ma anche nella più complessa partita tra governo, Cgil ed equilibri futuri. Una linea che potrebbe comportare il definitivo riallineamento con la maggioranza della Cgil. Per la sinistra interna, oggi Opposizione organizzata in Cgil, che proprio nella Fiom, finora, aveva avuto il suo punto di forza e visibilità, è tempo di definire ruolo e iniziativa. Se ne discuterà al seminario nazionale di quest'area in programma oggi e sabato a Parma.
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