Come tutti sano Nicole Minetti ha dichiarato un paio di giorni fa che non si dimetterà da consigliere della Regione Lombardia perché ammira "gli ideali di Silvio". Escludiamo che si tratti di Silvio Pellico che, sebbene lombardo non è sicuramente nei pensieri della prestigiosa amministratrice pubblica visto che non frequentava nemmeno uno straccio di centro fitness, così come siamo quasi certi che non si sia voluta riferire a Silvio Spaventa, che oltre a non essere elettore del PdL se non altro perché deceduto dal 1893 era pure terrone, e così non riusciamo proprio a capire a quale prsonaggio pensasse nei suoi ragionamenti. Avesse specificato almeno di che ideali si tratti avremmo potuto interpretare il suo pensiero, ma così, nel vago non riusciamo proprio ad orientarci. Certo, i dubbi ci torturano, e sono forti: se la consigliera regionale ha omesso qualsiasi carattere identificativo del suo modello intellettuale e valoriale, si tratterà certamente di qualcuno talmente noto da non necessitare di alcun indirizzo, di alcuna indicazione pur minima per essere individuato con certezza. Solo Silvio, soltanto il nome di battesimo, quasi che ne esista uno solo o che sia talmente distante la sua notorietà di fronte a quella di altri omonimi meno popolari, che non sono autorizzati dubbi.
Abbiamo sfogliato oltre alla nostra memoria, sempre fallace, tutte le fonti di cui disponiamo, enciclopedia, vecchi volumi, riviste di tutti i tipi, fino ai più importanti motori di ricerca, ma niente! L'unico Silvio che ci viene proposto in tutte le salse mediatiche e informative è Berlusconi, ma visto l'argomento è evidentemente escluso in partenza, è un fuori concorso a prescindere. Di questo siamo certi: la Minetti ha detto proprio "ideali", e per onore alla verità non si può sostenere in alcun modo che il Silvio citato ne abbia mai sfiorato uno qualsiasi.
A meno che, ma questo una raffinata pensatrice come la consigliera lombarda non può certo considerarlo, non si vogliano intendere ideali i disegni eversivi di un magnate che vuole comprare lo Stato per farci giocare le sue mantenute. No, la plurilaureata Nicole Minetti, oltre all'igiene dentale del suo capo è certamente in gardo di curare l'igiene mentale di sé stessa e non scambierebbe mai, ad esempio, la consezione privata del potere pubblico per un "ideale".
Un amico molto fantasioso ci proponeva una lettura del Minetti-pensiero in una chiave secondo noi leggermente azzardata, che sarebbe la seguente: la dichiarazione andrebbe interpretata intendendo "ideale" come "idealizzato", ossia il Sivlio di cui sarebbe davvero quello di Arcore, e verrebbe indicato come figura ideale di dirigente politico e non solo. Questa lettura, però, ci sembra non solo forzata, ma palesemente non attinente alla dichiarazione, perché la consigliera ha detto proprio "gli ideali di Silvio", non "Silvio come ideale" o simili.
Insomma, aspettavamo in questi giorni qualche nota di precisazione, qualche chiarimento che consentisse di individuare chi fosse il modello di pensiero cui la consigliera si ispira. Non se ne sono visti, pertanto dobbiamo dedurre che si sia trattato di un lapsus, un nome detto al posto di un altro, e non pensiamoci più.
Solo una cosa: siamo proprio certi che la colpa delle nostre sofferenze sia dello spread? Non è che c'entra anche un pochino di inadeguatezza delle classi dirigenti?
Saluti ideali
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