Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 15 febbraio 2013

Ci vuole la lotta di classe

Luciano Granieri


 Spesso mi si accusa di essere un utopista. Secondo qualche mio amico blogger la solidarietà fra gli uomini non può stabilirsi per natura.  L’uomo nasce individualista e per il proprio bene è portato a sacrificare e  il bene degli altri. Sono perfettamente d’accordo con questa analisi. Ma proprio perché la solidarietà non è insita nelle cose umane bisogna organizzarsi contro chi ti calpesta per emergere e cercare quanto più possibile di imporsi per non soccombere.  Spesso, anzi quasi sempre, questa  lotta è impari. Nella guerra  alla sopravvivenza non  tutti possiedono  lo stesso arsenale  . Pochi dotati di spregiudicatezza  e spietatezza ma anche destinatari di condizioni più fortunate, partono indubbiamente da posizioni di vantaggio che usano per primeggiare ancora di più distruggendo e umiliando tutti gli altri. Allora gli “ALTRI” quelli che partono da condizioni svantaggiate non hanno che l’unica possibilità di unire le proprie esigue forze per farle diventare più incisive utili a ritagliarsi uno spazio vitale dignitoso.   Qui si innesta il concetto di solidarietà  così come io la intendo,  che non è quello ecumenico e cristiano,  ma è quello  proprio di una PARTE, di una “CLASSE” di persone  che si organizza e combatte “PER VINCERE” contro l’altra classe che si arricchisce dal loro sfruttamento.  Sono i principi della lotta di classe sic et simpliciter. Principi che mentre  la classe capitalistico -finanziaria ha sempre praticato con spietata efficienza, la CLASSE degli altri li ha annacquati  dentro il miraggio tutto riformista  della collaborazione fra capitale e lavoro.  L’utopia vera non è la solidarietà di classe, ma è l’imbroglio della solidarietà fra grande impresa , finanza   e mondo del lavoro.  Questa è la grossa menzogna che ha portato il proletariato, vecchio e nuovo, di cui fanno  parte ormai anche i piccoli imprenditori,  a disgregarsi, a soccombere e a peggiorare progressivamente la propria condizione  di vita.  E’ bene tornare a convincersi che la grande impresa    non ha  gli stessi interessi dei lavoratori, così come i lavoratori non hanno gli stessi interessi della grande impresa. Tutto ciò per dire che alla base del percorso necessario alla riappropriazione di qualche diritto fondamentale sta la cara vecchia lotta di classe.  Ciò è sacrosanto soprattutto in Italia dove l a lotta di classe diventa anche conflitto per la legalità e  finanche lotta di libertà.  La classe imprenditoriale italiana, oltre a rigenerarsi e a costituirsi sempre delle solite famiglie,  pratica sistemi reazionari  e perfino  criminali  per imporsi.  E non da adesso. Sin dagli inizi degli anni venti.  I signori dell’industria,  FIAT in primis,  avevano usato le squadracce fasciste per reprimere le prime insurrezioni operaie aprendo la strada al regime.  Durante  il ventennio l’imprenditoria   accattona ha  fatto affari con Mussolini  contribuendo a  al disastro economico, sociale e umano che la dittatura fascista ha provocato.  La Montecatini ,  gruppo chimico finanziario  potentissimo  antenata dell’attuale ENI,  realizzò  profitti milionari con la battaglia del grano essendo la unica produttrice dei concimi necessari ad aumentare il raccolto. Con l’autarchia il colosso chimico passò al controllo di tutta la produzione nazionale della siderurgia e alla raffinazione di un carburante di derivazione chimica altamente inquinante con il  quale si sopperiva alla mancanza di idrocarburi non più importati . Nel periodo autarchico Montecatini assicurò  dividendi per i propri azionisti pari a 260 milioni di lire per tre anni , avvelenando l’aria delle città e diminuendo le retribuzioni degli addetti.  Il regime con i soldi dei piccoli risparmiatori drenati dalla casa depositi e prestiti  salvò dal dissesto la Banca Commerciale  che,  avendo  acquisito aziende agricole in fallimento, in pagamento di crediti inesigibili concessi ai contadini, si era trovata in crisi patrimoniale e di liquidità.  Dalle  macerie della guerra la classe imprenditoriale e finanziaria continuò a fare affari sulla pelle della povera gente. Anche in periodi di crescita e prosperità  economica, come negli anni ’60 i grandi imprenditori hanno lucrato. Le grandi famiglie industriali trattavano con lo stato l’entità delle tasse da pagare, il meno possibile evidentemente, lasciando al lavoro dipendente l’onere di finanziare lo stato sociale. E quando all’inizio degli anni ’70 la crisi economica cominciò a mordere, costringendo il governo  con la riforma Visentini del 1971, entrata in vigore nel 1973, a introdurre il regime di tassazione progressiva, i grandi accattoni  hanno iniziato a trasferire i propri capitali nei paradisi fiscali. In tal modo lo Stato si è visto  costretto ad emettere debito pubblico per sopperire alle mancate entrate fiscali, causate dall’evasione.  Titoli acquistati per lo più da quegli stessi grandi imprenditori accattoni con i  capitali frutto dell’ evasione. Per cui questi signori oltre a non pagare le tasse erano anche i maggiori creditori degli interessi sul debito  nazionale, truffando due volte la popolazione.  Proprio l’irreversibile svilupparsi di questa dinamica è stata una delle maggiori cause del disastro economico e sociale attuale.  E siamo all’oggi. I Riva, finanziatori della campagna elettorale del 2006 sia di Bersani che di Berlusconi,  con l’aiuto del governo avvelenano la popolazione  di Taranto non curandosi nemmeno di modificare i sistemi di trasferimento delle polveri ferrose dalle navi alla banchina.  E sono anche fra i beneficiari del regalo che Berlusconi , con l’abile regia dell’allora banchiere Corrado Passera , fece a loro e ad altri campioni dell’intraprendere italico come il gruppo Marcegaglia, Benetton, Toto. La compagnia aerea di bandiera Alitalia.  Sotto lì’abile guida di questi cialtroni, la compagnia si sta disintegrando, truffa i propri passeggeri,  spacciando voli low cost made in Romania come voli di lusso firmati Alitalia, sbanchetta i velivoli incidentati.  Per non parlare di Fiat che da 113 anni continua a succhiare il sangue dei cittadini sfruttando gli operai e negli ultimi anni facendosi beffa, così  come i Riva,  delle sentenze della magistratura che li condanna.  Gli scandali finanziari che stanno coinvolgendo il Monte dei Paschi ma che,  siamo sicuri, presto coinvolgeranno anche altre banche, le mazzette di Fincantieri agli indiani,lo  scandalo Eni Saipem, toh chi si rivede,  e tutte le altre squallide vicende di mazzette che stanno scuotendo il capitalismo privato e di Stato, sono la concreta dimostrazione che la lotta di classe, loro l’hanno vinta senza farsi scrupoli dei mezzi adottati.  E’ dunque una malattia così incancrenita non si estirpa con terapie riformiste, ma va sradicata con la lotta. Non si tratta di qualche  mela marcia ma dal sistema che è marcio e non da oggi.  Dunque bisogna tornare a agitare un conflitto classista, puntando alla gestione delle fabbriche da parte dei lavoratori e alla gestione delle banche da parte dei cittadini. Questo è l nocciolo del problema, il resto è propaganda elettorale.

Nessun commento:

Posta un commento