Ci si chiede inoltre se è proprio di uno
Stato democratico premettere ad un condannato per evasione fiscale fraudolenta
con grande predisposizione a delinquere di rimanere in Parlamento, muovendo le sue truppe di sgherri leccaculo per bloccare ogni sacrosanta
e doverosa procedura per espellerlo dal
Senato della Repubblica.
Ma i dubbi sullo stato della democrazia nel nostro
paese si estendono anche all’indegno comportamento di quei
partiti che orientano la propria azione politica in senso del tutto opposto a
quanto promesso ai propri elettori quando hanno chiesto e ottenuto da loro il
voto.
A questo punto la domanda sorge
spontanea. L’Italia è un paese democratico? Personalmente ritengo di no anzi
aggiungerei che l’Italia un paese democratico non lo è mai stato. Democrazia, è un termine
di derivazione greca ed è
composta dalla parola “Demos” che significa popolo e “Cratos” potere. Ossia
potere al popolo. L’esercizio elettorale
così come concepito oggi, non consente in alcun modo al popolo di esercitare il
proprio potere.
Potere al popolo significa attribuire al medesimo la prerogativa di decidere le regole di convivenza civile e
sociale, rispettando la dignità di ogni singola persona e controllare che le
norme decise vengano fatte rispettare.
E’ evidente che questo esercizio deve passare attraverso una qualche forma di architettura istituzionale che
preveda la scelta dei rappresentanti
delle diverse classi portatrici di differenti
idee di società.
Rappresentanti a cui è demandata
la responsabilità di trovare regole condivise atte a mediare le diverse aspirazioni degli attori in
gioco, il cui operato deve comunque
essere sottoposto al controllo diretto della comunità.
E’ in grado il popolo italiano di mettere in
atto un così gravoso processo democratico? Assolutamente no. Infatti un
tale concetto di democrazia presuppone l’assunzione del postulato
secondo cui l’interesse della
collettività arriva prima dell’interesse individuale, per il semplice motivo
che i benefici collettivi si trasformano
nel tempo in benefici individuali garantiti e stabili.
Storicamente la priorità
del bene collettivo rispetto a quelli individuale è un valore che non è mai
appartenuto al popolo italiano. Il quale ha sempre avuto bisogno di
raccomandarsi al potente di turno, vero o presunto, per ottenere privilegi che spesso
mascherano diritti sacrosanti. Il
tutto nel completo disinteresse delle prerogative degli altri, considerati
nemici piuttosto che poveri cristi con cui condividere una battaglia per una vita dignitosa.
Eppure lo shock della seconda
guerra mondiale con il suo drammatico genocidio aveva offerto su un piatto d’ argento
una prospettiva concreta di poter costruire uno Stato veramente democratico.
Anche se il popolo italiano, quasi non se ne è accorto, la lotta partigiana e
la seguente fase costituente avevano posto
le fondamenta per la costruzione di uno Stato dove il bene della comunità,
trionfava sull’individualismo, pur tenendo conto e rispettando le aspirazioni e
la dignità di ogni singolo soggetto. Il tutto racchiuso nella Costituzione.
Un
documento che, sembra strano ma è in vigore ancora oggi, non presenta né divieti,
né obblighi, ma promuove azioni finalizzate alla convivenza civile e
democratica. Purtroppo in quel frangente
un popolo italiano completamente digiuno dei valori democratici, si è ritrovato
per le mani un fine manuale di democrazia.
E’ come se a un gruppo di persone semi analfabete si trovasse per le mani
la Divina Commedia di Dante. Per saper leggere e capire l’opera si sarebbe
dovuto educare questa gente, insegnare loro a leggere e scrivere compiutamente,
a elaborare pensieri complessi. Dunque
il popolo italiano aveva necessità di essere educato alla democrazia.
Spesso i
programmi di educazione, soprattutto quando si rivolgono a gente semi
analfabeta, non possono prescindere da
pratiche coercitive anche violente. Infatti
uno dei più grandi errori commessi dalla resistenza partigiana fu quella
di abbandonare il fucile dopo la liberazione.
Per dimostrare a tutti che il bene comune era un valore fondamentale, sarebbe stato
necessario sbarazzarsi di coloro i quali proprio professando un’idea del tutto
contraria avevano portato l’Italia alla distruzione.
Dunque pur nella diffusione pacifica dei principi iscritti nella
costituzione era assolutamente
necessario estirpare completamente la mala pianta del fascismo. Eliminare tutti i reduci di Salò
definitivamente, passando se necessario qualcuno anche per le armi.
In alcuni
paesi il podestà in carica durante il
fascismo è diventato il sindaco a liberazione avvenuta e questo è stato un
fatto altamente inqualificabile. I reduci di Salò sono ancora tra noi e hanno
molto contribuito al blocco della diffusione dei principi democratici. E ancora era necessario continuare nei raid partigiani verso tutta
quella classe imprenditoriale che ha continuato a fare affari con il
potere nonostante questo non si presentasse più in camicia nera .
Manganellare
coloro i quali trattavano con lo stato l’importo
delle tasse da pagare mentre la popolazione dei lavoratori era costretta a
ingenti salassi fiscali. Instaurare una vera e propri dittatura del bene
comune. Aspettare prima di mettere in pratica i dettami della Carta
Costituzionale fino a quando la comunità non ne avesse assimilato a pieno i principi,
per amore o per forza.
Se per raggiungere la piena
consapevolezza di voler vivere in una
comunità dove il bene collettivo è valore
imprescindibile è necessario all’inizio
percorrere qualche strada non propriamente democratica e violenta lo si faccia
serenamente. Ciò sarebbe dovuto accadere
dopo la liberazione dal nazi fascismo e proseguire fino a che il popolo
italiano non avesse portato a termine il suo programma di educazione.
In una comunità così attrezzata gentaglia
come Berlusconi , gli imprenditori come lui e il sottobosco melmoso di servi e
lacchè non sarebbe mai esistita. Ormai è tardi. O forse no? Cominciamo a costruire delle squadracce che
vadano a purgare il professionista che non rilascia fattura, o gli imprenditori
che fanno affari con gli enti locali e gli amministratori locali che fanno affari
con gli imprenditori nel nome del loro esclusivo vantaggio personale.
Di gente
da purgare ce n’è tanta da quello che
non rispetta la fila al supermercato al senatore condannato definitivamente per frode fiscale che non
vuole lasciare il suo scranno occupato in modo fraudolento, passando per tutto
lo stuolo di zerbini leccaculo che ostacolano il processo di educazione alla democrazia.
Cominciano a scaldare i manganelli e preparare l’olio di ricino.
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