Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 5 luglio 2015

Napoli Centrale il groove napoletano a Liri Blues.

Luciano Granieri


Liri Blues è andato in scena anche quest’anno. Fra enormi difficoltà - per la solita mancanza di fondi che, sarà un caso, ma diminuiscono proporzionalmente all’aumentare del  profitto dei potentati economici finanziari che fagocitano tutte le risorse a disposizione per la  popolazione, compresi i fondi per la cultura -la rassegna dell’Isra  è andata in scena ugualmente.  Sicuramente la kermesse sulla cascata ha subito un ridimensionamento: solamente due serate e un cartellone corposo ma privo del grande nome. Anche se bisognerebbe accordarsi sulla definizione di "grande nome". Per il sottoscritto Napoli Centrale è un grande nome,  per la valenza tecnica dei musicisti, a partire da James Senese passando da Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo e Fredi Malfi , per ciò che questo gruppo ha rappresentato, sia nella storia della musica italiana, sia nella mia vita di appassionato di musica e batterista a tempo perso.

 Il gruppo, guidato da James Senese, ha animato la seconda serata preceduto dal set della Jonas Blues Band, nome tutt’altro che secondario. Per completezza d’informazione segnaliamo che il festival si era aperto nella giornata del 3 luglio  con il gruppo Hadacol Special, con l'ospite d'eccezione  Daniele Sepe, e i giovani della Homemade Jamz Blues Band. Globalmente possiamo parlare di un cartellone di tutto rispetto nonostante la carestia. 

Ma torniamo al grande nome. Napoli Centrale è stata una delle band protagoniste di quegli anni ’70 che molti si ostinano a definire “ANNI DI PIOMBO” . Periodo buio, violento, ma sta di  fatto che in quel decennio , veniva approvato lo statuto dei lavoratori, e processi di democrazia partecipata si diffondevano nelle fabbriche e nella scuole. Soprattutto in ambito musicale proliferavano fior di gruppi composti da musicisti straordinari. Dalla Premiata Forneria Marconi, alle Orme, al Banco del Mutuo Soccorso, dagli Area, al Perigeo, ai Goblin,   fino ad arrivare a Napoli Centrale. Volete qualche nome dei solisti che animavano questi gruppi? Fermiamoci alla batteria: Franz di Cioccio (PFM),  Michi Dei Rossi (Orme), Agostino Marnagolo (Goblin-Napoli Centrale), l’immenso Giulio Capiozzo (Area).  

Per militare in quelle band  era necessaria una  sola, ma indispensabile cosa: saper suonare e bene anche.    Come direbbe il mio amico Mario  Insenga, protagonista anch’egli  sul palco di Liri Blues con gli Hadacol Special, i DJ mettevano i dischi e non li incidevano. Per suonare nei locali dovevi eseguire  brani originali, l’era delle cover band era lontanissima. Si  poteva proporre la composizione di un altro gruppo, però  doveva essere innovata, reinterpretata. 

Ma soprattutto in quegli anni Napoli Centrale, e gli altri protagonisti della scena rock-progressive-jazz, andavano   in televisione, senza problemi, avevano   spazio nei media anche se molti dei testi  proposti, in particolare dagli Area e da Napoli Centrale,  erano decisamente  sovversivi e ideologicamente schierati. Oggi esistono gruppi  di valore ma sono relegati ai margini dalla dittatura del mercato che privilegia i soliti noti, o i finti eroi dei talent. 

In realtà i “mitici” di Napoli Centrale, hanno segnato anche la mia storia di appassionato e schiatta pelli da strapazzo. Ho passato  momenti indimenticabili nel garage con i miei amici, Sandro bassista, Sandro chitarrista, Giovanni sassofonista, io batterista   a provare i brani di Napoli Centrale, quelli strumentali in particolare, visto che tra noi nessuno sapeva cantare come James. Sotto A’Suttana, il pezzo che accompagna la clip di foto del concerto di Isola Liri, era quello che ci veniva meglio. Ore ed ore passate ad esaltare un passaggio di James o l’arpeggio di Guarnera, il controtempo di Agostino Marangolo, a bearci della loro maestria e straordinaria vena creativa. 

Ecco perché, tornare ad ascoltare “Campagna” “O’Nonno mio” “Acquaio’ l’acqua è fresca” è stato un enorme piacere, oltre che una grande emozione. Due parole sui musicisti. Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso, Fredi Malfi alla batteria. Questa line up ha contraddistinto la formazione nel corso degli anni ’90 segnando, fra l’altro,  la collaborazione con Pino Daniele, anch’egli bassista del gruppo nel lontano 1978. 

Musicisti eccellenti. Sontuosa la prestazione di Ernesto Vitolo con arpeggi e glissati mozzafiato, l’apporto di Gigi De Rienzo è stato fondamentale. Il bassista, già collaboratore del Tony Esposito jazzista, ha sfoderato perle di rara finezza nel coagulare linee ritimiche e armoniche accattivanti. Straripante il drumming di Fredi Malfi. Magmatico, sfavillante, poliritmico. Insomma nella tradizione che vuole i migliori batteristi in circolazione  al soldo della formazione napoletana. 

Ed infine, lui, James Senese, robusto sassofonista, ancora voglioso di sperimentare sonorità particolari, e trascinante vocalist, magari un po’ più sobrio nell’avventurarsi in tonalità alte o in falsetto. James  Il vero mattatore del gruppo, l’indelebile marchio della ditta “Napoli Centrale”.  Un nome una garanzia.

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