Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 11 ottobre 2015

Fermare l'eccidio

Rete Romana di Solidarietà


In questi giorni, in queste ore, assistiamo ancora una volta impotenti e nel silenzio del mondo all’innesco in tutta la Palestina - nella Cisgiordania Occupata come a Gaza assediata – di una spirale di violenza che sta portando all’ennesimo massacro dei Palestinesi. 
Quanto sta accadendo non è casuale. E’ l’inevitabile frutto di 100 anni di espropri e quasi 70 di un’occupazione che ha cacciato dalle loro case centinaia di migliaia di palestinesi, molti dei quali assassinati o imprigionati, della distruzione di abitazioni e luoghi di culto, musulmani e cristiani, della pluridecennale e sistematica pulizia etnica, dei ripetuti eccidi a Gaza, delle scorribande di coloni fanatici che da poco hanno portato allo sterminio di una intera famiglia, i cuoi componenti, tra cui un bambino di pochi mesi, sono stati bruciati vivi, senza che gli autori, benché noti, siano chiamati a rispondere del crimine.

E’ il frutto dell’impudente e erroneo convincimento di Israele di poter impunemente esercitare soprusi e violenza sul Popolo Palestinese, sino a distruggerlo, senza che esso reagisca e di avere il diritto di soffocare con la forza qualsiasi accenno di reazione. Ma l’odio genera odio, la violenza genera violenza e l’ira degli oppressi prima o poi esplode. 
E’ quanto ha scritto di recente Gideon Levy, noto giornalista israeliano: “Israele ha pensato che quasi ogni settimana un bambino o un adolescente potessero essere uccisi dai suoi soldati, tanto i palestinesi non avrebbero reagito. Ha pensato che i dirigenti militari e politici potessero coprire dei crimini senza che nessuno fosse incriminato. Ha pensato che le casepotessero essere demolite, i pastori cacciati e che i palestinesi lo avrebbero umilmente accettato. Ha pensato che dei coloni delinquenti potessero danneggiare, bruciare e agire come se le proprietà dei palestinesi fossero le loro, tanto questi ultimi avrebbero chinato il capo.

Ha pensato che i soldati israeliani potessero fare irruzione nelle case dei palestinesi ogni notte, terrorizzando, umiliando e arrestando delle persone. Che centinaia di persone potessero essere arrestate senza processo. Che lo Shin Bet, i servizi segreti, potessero ricominciare a torturare con dei metodi ereditati da Satana. Ha pensato che le persone che facevano lo sciopero della fame e i prigionieri rilasciati potessero essere nuovamente arrestati, spesso senza motivo. Che ogni due o tre anni Israele potesse distruggere Gaza, tanto questa si sarebbe arresa e la Cisgiordania sarebbe rimasta tranquilla……… che, tanto, i palestinesi, avrebbero perdonato tutto.
Nessuna reazione in occidente, se non colpevolizzare le vittime, i Palestinesi, dando in questo modo, ad Israele, l’autorizzazione ad andare avanti, perché tanto nessuno lo ferma. 
Continua Levy: “Quando si osservano dei giovani che uccidono dei coloni, lanciano bombe incendiarie verso i soldati o scagliano pietre contro gli israeliani, bisogna ricordare che questo è il contesto. Per ignorarlo, occorrono grandi dosi di ottusità, ignoranza, nazionalismo o arroganza, o di una somma di tutte queste cose”.
La spirale in atto va fermata.

Facciamo appello al Parlamento ed al Governo italiani ed all’Unione Europea perché inseriscano la tragedia palestinese tra le priorità dell’agenda politica e si adoperino perché l’Onu intervenga non con la 88ma risoluzione di condanna di Israele, che rimarrebbe inascoltata ed inefficace come le precedenti 87, ma intervenga interponendosi tra i contendenti e costringa Israele ad un negoziato serio che porti ad un superamento del conflitto e nel rispetto del diritto internazione restituisca al Polo Palestinese Libertà e Dignità.

Ci rivolgiamo ai ed alle parlamentari del Parlamento Italiano e di quello Europeo perché sentano il peso della propria responsabilità e non restino inerti rispetto a quel che sta accadendo in Palestina. 

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