Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 22 marzo 2016

Facciamo uscire la democrazia da un lungo inverno

Luciano Granieri




Venerdì scorso,  18 marzo, una delegazione del Comitato democrazia Costituzionale della provincia di Frosinone, composta dal sottoscritto, Paolo Ceccano e Dionisio Paglia, si è recata al convegno: Una primavera per la democrazia. L’incontro pubblico è stato organizzato dal Comitato per il No nel Referendum Costituzionale, e dal Comitato per i 2 referendum abrogativi contro l’Italicum. Il dibattito tenutosi presso la Camera dei Deputati nell’auletta dei gruppi Parlamentari, è stato molto partecipato e proficuo.  

Oltre agli interventi degli autorevoli costituzionalisti promotori del referendum abrogativo sull’Italicum, e della campagna per il No alle modifiche costituzionali,  hanno preso la parola  personalità della società civile, giuristi e i promotori dei referendum sociali. Questi ultimi  riguardano  l’abrogazione della legge che elimina la scadenza delle concessioni per le trivellazioni in mare,  l’abrogazione di alcune norme del decreto Buona Scuola. Ad essi si è aggiunto il contributo di Maurizio Landini, segretario della Fiom  il quale, insieme ai propri iscritti, sta definendo i contenuti  del  referendum  abrogativo su gran  parte del jobs act.  

Ma l’obbiettivo più importante dell’incontro, per cui sono state coinvolte  anche le delegazioni locali del Comitato per la democrazia Costituzionale, è stato quello relativo all’approvazione di un ordine del giorno, su cui basare tutte le attività future. In primo luogo  la  raccolta delle firme, tanto  per l’abrogazione dell’Italicum, quanto  per la richiesta del referendum costituzionale. Tale consultazione,  qualora la Camera approvasse le riforme senza la  maggioranza dei due terzi,  sarebbe automatica. In realtà  accompagnare il referendum costituzionale, quantunque dovuto per  prassi  legislativa, con una raccolta di firme, rafforzerebbe ancora di più la domanda di democrazia che arriva dalla collettività. 

E’  fondamentale inoltre  l’organizzazione della campagna referendaria, in sinergia con i comitati promotori dei referendum sociali (Concessioni sulle trivellazioni, buona scuola e jobs act). Ciò che fa paura a questo Governo, espressione di un Parlamento eletto da una legge elettorale incostituzionale,  è proprio il rischio di  una riaggregazione sociale intorno alla forte domanda di democrazia.  Ecco perché i dirigenti del Pd, invitano a disertare le urne in occasione del referendum sulle trivelle.  Democrazia e aggregazione sociale  sono due elementi che da un ventennio  a questa parte, ma in particolare con l’avvento del governo Renzi , stanno subendo un attacco continuato e devastante. E oggi che si sta raggiungendo l’obbiettivo di una nebulizzazione del proletariato, secondo la buona vecchia pratica del divide et impera, e uno svuotamento della partecipazione democratica, l’attività dei comitati referendari si pone come una minaccia per un  pericolosa inversione di tendenza. 

Cattive Istituzioni, esprimono cattive leggi, ha ricordato giustamente  Massimo Villone, sotto questo aspetto,  mentre   i referendum sociali servono ad abrogare le cattive leggi  sin qui licenziate  dal Governo,   i referendum  istituzionali servono  pianificare  buone istituzioni.  A  rafforzare la convinzione dell’assoluta necessità di bocciare la “deforma” costituzionale e le leggi antisociali del Renzi  piè veloce, paladino dei banchieri,  è bastato l’incontro che abbiamo fatto mentre ci recavamo al convegno. Nelle  strade attorno alle stanze del potere spesso ci si imbatte in  disperati che hanno perso il lavoro. Cinquantenni, sessantenni  con una famiglia da campare,   ad elemosinare  qualche euro per arrivare alla fine della giornata, ma soprattutto a  chiedere  di tornare a lavorare. Luigi, ex dipendente di una cooperativa che collaborava con la TNT, licenziato quattro anni fa, è disposto a cedere un rene pur di tornare ad un’occupazione anche minima.  Abbiamo raccolto la sua storia e subito ci è venuto in mente che  in una Repubblica fondata sul lavoro ridurre una persona a barattare il proprio rene per un’occupazione è da criminali.  

Eppure c’è il fondatissimo rischio, se si avvera la letale simbiosi fra riforme costituzionali e nuova legge elettorale, che un governo di nominati, su input di grandi industrie e lobby finanziarie, non ci metta molto a  dissolvere il diritto al lavoro sancito dall’art.4 della costituzione , e   renderlo  un privilegio. Una merce talmente rara per cui è tollerabile, anzi normale  cedere il sangue, un rene, la dignità, pur di trovare un’occupazione. Dunque la passeggiata romana ci ha convinto ancora di più che respingere l’attacco antidemocratico e criminale della riforma costituzionale  significa respingere la barbarie e l’inciviltà.  


i video che seguono sono stati girato con il cellulare. Non era possibile, portare la video camera in sala. Non si vede bene, ma l'importante è che si senta.







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