Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 26 marzo 2016

I gladiatori di ACEA

Luciano Granieri

Cosa avrà mai combinato la candidata a sindaco  di Roma del M5S per far adombrare (detto eufemisticamente)  così tanta gente che conta nella città eterna, dentro e fuori  le mura? Semplice Virginia Raggi ha dichiarato che, qualora dovesse essere eletta Primo Cittadino  stravolgerebbe il  management di Acea, in qualità di rappresentante  del Comune di Roma azionista di maggioranza dell'azienda  . La Raggi ha infatti osservato che i conti non tornano  se  la società incaricata di erogare un bene comune, come l’acqua   può distribuire  175 milioni di euro in dividendi ai propri azionisti. Soprattutto   dopo che un referendum ha abrogato la remunerazione del capitale nella gestione del servizio idrico. 

Apriti cielo! I primi a sbraitare sono stati i Caltagirone,  privilegiati azionisti di Acea, dopo il Comune di Roma. Dal loro house organ il “Messaggero” hanno mitragliato la malcapitata avvocatessa con l’hobby di fare il sindaco. Anche il Sole 24 ore, giornale di classe, cioè   di quella  classe che  ha stravinto la lotta, è inorridito di fronte a cotanta bestemmia. Come osa questa improvvida giovine  disturbare il manovratore Acea?  Ignazio Marino è stato cacciato in malo modo, per aver solo provato a mettere il becco negli affari della multiutility,   e adesso qualcun’altra ha l’ardire di  riprovarci?  Così non si offende solo Caltagirone ma tanti altri compagni di merende GDF Suez su tutti.  

E poi si informi, la Raggi, è falso che Acea abbia  distribuito dividendi per 175 milioni, i suoi azionisti sono molto più poveri  e derelitti, si sono spartiti solo  la miseria di 50 milioni di euro, un’inezia, non c'arrivano neanche a fine mese. La cifra astronomica di 175 milioni riguarda gli utili. Come osa, una persona tanto disinformata da confondere gli utili con i dividendi, mettere in discussione  il cda della grande multiutility romana? 

L’indignazione è  prontamente arrivata  anche dagli altri candidati  a sindaco, non solo il burattino di Renzi,  Giachietti, anche l’insospettabile difensore dei deboli, Fassina, ha sostenuto che non sta bene   rivoltare Acea come un calzino. 

Però i  più indignati di tutti sono compresi in  un manipolo di Senatrici e Senatori. Questi  , attraverso un’interrogazione parlamentare giunta l'altro  ieri in aula, hanno chiesto conto ai Ministri,  dell’economia e dello sviluppo , rispettivamente,  Padoan e Guidi su:” «Quali siano le valutazioni del governo sulla vicenda Raggi-Acea, quali iniziative intenda l’Esecutivo adottare per tutelare gli azionisti di una delle principali multitutility italiane quotate in Borsa e se non ritenga opportuno un intervento di Consob e dell’Autorithy per la concorrenza per valutare i danni causati dalla candidata del Movimento 5 stelle all’Acea, ai cittadini romani e al tessuto produttivo della Capitale». 

Nel manipolo di offesi ed indignati  , figurano i Senatori Dem: Raffaele Ranucci, Astorre, Cirinnà, Lucherini, Maturani, Parente,  Sposetti , Valentini, e due noti   romani purosangue, veri paladini del popolo capitolino come Francesco Scalia e  Maria Spilabotte. Uno è  di Picinisco:  ridente cittadina in provincia di Roma? Sbagliato è in provincia  di Frosinone, e l’altra?  E’ del quartiere Garbatella? No è  di Frosinone city.

 Entrambi sono stati eletti dai cittadini  (not in my name) della nostra Provincia. Ma siccome la loro provenienza gli fa talmente schifo non si curano delle bollette stratosferiche e illegittime con cui Acea vessa i loro concittadini, né del fatto che il servizio in Ciociaria  sia pessimo con condotte colabrodo, e  depuratori non funzionanti.  Sotto  sotto si sono pure incazzati per l’inevitabile messa in mora che i sindaci della consulta Ato5 (molti del  loro partito)  hanno fatto pervenire ad Acea.  Un preavviso per la successiva rescissione del contratto  a causa di inadempienze puntualmente accertate dalla segreteria tecnico  operativa .

 “Semo romani” sembrano rivendicare  la Spilabotte e Scalia. Ma a pensarci bene anche la storia inerente la  difesa del "cives romanus" è una cazzata ben più pesante della topica presa dalla  Raggi nel confondere   utile e dividendi. La  cittadinanza capitolina, anch’essa perseguitata dalle bollette pazze di Acea e dall’ingresso nell’agone della riscossione coatta di Equitalia, farebbe salti di gioia nell’apprendere che il loro sindaco mostrasse l’intenzione di tenere a bada quei pescecani che, all’interno del cda di Acea, si spartiscono  i lauti proventi della gestione dell’acqua e non solo. Un servizio che, da referendum,  dovrebbe rimanere avulso dal profitto privato. 

In realtà alla Spilabotte e a Scalia, non gliene importa un fico secco  del popolo romano  e men che meno dei propri sfigati concittadini ciociari. A lor signori sta a cuore il solo interesse di azionisti, lobbisti, eminenze grigie della finanza. Tutta quella schiera di rapaci predatori della ricchezza pubblica e della dignità umana, che hanno messo sul ponte di comando Matteo Renzi per avere garantiti i loro sporchi affari. 

Se i vari Spilabotte, Scalia, Pilozzi, valenti commilitoni ciociari  delle cammellate truppe  d’assalto   renziane,   si mostreranno fedeli al Padrone di Rignano , anche sfregiando la dignità del territorio che li ha eletti,  la nomina a  deputato nella prossima legislatura sarà assicurata.  Con l’Italicum poi ci sarebbero ancora meno problemi. I servi più fedeli saranno certamente  ricompensati.


   

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