Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 27 settembre 2016

Coerenza cositutente

Luciano Granieri





Per i comitati del No alla riforma Costituzionale è veramente complicato  mettere a punto  e divulgare i messaggi  in difesa della Costituzione, minacciata dalla deforma Renzi-Boschi-Verdini . 

Oltre alle difficoltà costituite dal limitato spazio concesso dai media, è stato  necessario modificare  continuamente il contenuto dei messaggi. Nella scorsa primavera, subito dopo l’approvazione definitiva della riforma in Senato, Renzi  affermò che se avesse perso il referendum avrebbe lasciato, non solo il governo, ma la politica. Tale posizione fu subito contestata  dai comitati del No e dagli altri  movimenti contrari alla riforma. Fiumi di inchiostro e dichiarazioni denunciavano la personalizzazione del referendum sul Presidente del Consiglio, il quale,   concentrava l’attenzione  sulla sua persona  piuttosto che sui temi riformatori. Dopo un po’ lo stesso Renzi sostenne che era sbagliato trasformare il quesito referendario  in un giudizio sul premier e sul suo governo. Una giravolta non da poco.  Iniziò un lavoro titanico per i responsabili  della comunicazione dei comitati del No, impegnati  a cambiare il tono dei messaggi, cancellando il tema della personalizzazione, con gli annessi e i connessi. 

Quando sembrava che si fosse raggiunta una certa stabilità e chiarezza sul “cosa” e “come” comunicare per contrastare la deforma Renzi-Boschi, et voilà , altra giravolta. Quell’Italicum considerato da Renzi, come la migliore  legge elettorale possibile, un dispositivo approvato a colpi di fiducia, norma intoccabile e indiscutibile, all’improvviso diventava modificabile. A detta  dello stesso Premier  l’Italicum  si poteva cambiare. Apriti cielo! Tutti i discorsi, i dibattiti  e le disquisizioni  sull’antidemocratico  “combinato disposto” fra legge elettorale e  riforma costituzionale,   andavano a farsi friggere. Pensare che su quel  famoso “combinato disposto” ci siamo stati per l’intera estate. Niente da fare, tutta la comunicazione da riscrivere un’altra volta. 

Per la data del referendum, fortunatamente non ci siamo cascati. In ogni comunicazione dei comitati del No non era indicata alcuna data, anzi si denunciava il fatto che il Governo la tirasse per le lunghe nel decidere la giornata della votazione.  La definizione del 4 dicembre come data definitiva per la  consultazione referendaria dovrebbe aver messo fine a tutte le giravolte. 

Forse. 

Non è che dopo tanto casino i novelli costituenti si renderanno conto che,  così come la personalizzazione del referendum, l’Italicum,  anche la riforma in toto è una grande vaccata?  C’è da attendersi  l’ennesimo dietro front? Non è dato sapere. Una fatto è certo, ormai è troppo tardi per un ripensamento pre- referendum, quindi se qualcuno dirà: scusate ci siamo sbagliati, sarà difficile  cambiare una riforma, che modifica  47 articoli della Costituzione,  una   votata dai cittadini . Sarà necessario attivare la procedura  prevista dall’art.138, per cui campa cavallo! Se fino ad ora porre rimedio alle vaccate governative potrebbe essere relativamente semplice, rimediare alla vaccata più grossa sarà difficile se non impossibile. Per cui vediamo di non farla passare la “grande vaccata” , di bocciarla, senza  se e senza ma, votando No il 4 dicembre prossimo.

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