Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 6 dicembre 2016

4 dicembre 2016. Una giornata particolare

Luciano Granieri


Per un marxista-romanista come il sottoscritto il 4 dicembre scorso è stata veramente una giornata particolare. Derby Lazio-Roma, referendum costituzionale. Un marxista-romanista, per sua natura è uno che, tanto nella vita politica, che in quella da tifoso  è abbonato a scoppole epocali.  Ci abbattiamo, cediamo allo sconforto, ma sempre elaboriamo la sconfitta e ripartiamo lancia in resta nella  nostra lotta, incuranti della possibilità di prendere un’altra tranvata. 

La  vittoria lazziale in un derby ha il potere di prostrarmi  per molti giorni. Sul referendum è inutile dire che la sconfitta del no,  oltre a distruggere la Costituzione, avrebbe vanificato mesi di lotta politica entusiasmante,  ma anche faticosa. Lotta che mi ha visto impegnato con molti amici e compagni, pancia a terra in difesa della Carta del ’48 contro la  deriva autoritaria che la riforma avrebbe imposto. Le aspettative erano quelle di evitare una Caporetto totale, salutando almeno una  vittoria. Gioire da pazzi per  entrambi i trionfi non sarebbe stata  roba per marxisti-romanisti. Per noi vincere è quasi illegale. 

Le  premesse  non erano buone. In quanto  al derby, la Roma veniva da una vittoria per 3 a 2  contro la matricola Pescara offrendo una prestazione discontinua, permettendo  alla squadra abruzzese di segnare due gol tutti insieme, fatto assolutamente  eccezionale, e attirandosi una marea di critiche. Una “stecca” rimediata in allenamento metteva fuori causa anche Momo Salah affollando ulteriormente un’infermeria giallorossa già piena . La Lazio invece era reduce  da una striscia positiva lunghissima, esaltata e osannata dalla critica. Insomma una vittoria dei biancocelesti era considerata molto probabile. Per il referendum gli ultimi sondaggi davano il no avanti di 7 punti, ma la grande massa degli indecisi (27%) , le ultime notizie sul voto degli italiani all’estero, dato massicciamente a favore del si,  e l’occupazione totale delle televisioni da parte del Presidente del Consiglio non mi  rendevano propriamente ottimista. 

Sotto questi auspici arriva la mattina del 4 dicembre. Vado  a votare presso la mia sezione, poi dopo una rapida colazione arrivo al seggio dove sono rappresentante di lista. La situazione è tranquilla, l’affluenza è stranamente numerosa. Arriva una telefonata, bisogna andare alla sezione 28 dove una pasdaran piddina pare stia accompagnando elettori ed elettrici fino alla soglia della cabina elettorale, sfrantumandogli gli attributi , ovaie comprese, per convincerli a votare si. Arrivo sul luogo del misfatto, la signora in questione, avvolta in una sontuosa pelliccia (ma non erano proletari?)  mi vede arrivare, saluta con indifferenza e se ne va. Tornerà mi dico, passa un po’ di tempo e la pasdaran non si vede . Avrà preso paura? Eppure noi comunisti eravamo famosi per mangiare i bambini non i piddini. Me ne torno tranquillo al mio seggio. Arriva a votare il figlio di una mia carissima amica. Sta studiando per diventare dirigente Pd. Ci salutiamo cordialmente, del resto siamo amici. Il ragazzo s’informa se sono rappresentante di lista, poi mi chiede se c’è qualcuno che rappresenti il si. Non c’è,  la cosa lo mette di malumore, e non lo nasconde. Evvabbè che ci posso fare io, vallo a dire al tuo segretario provinciale.  Ora di pranzo su quasi 1500 votanti  si sono espressi oltre 500 persone. Ottima affluenza superiore a quella nazionale che si attesta al 21% Sarà un bene, un male? Il solo pensarci mi fa venire il mal di testa. 

Vista la situazione tranquilla decido di farmi del male e vedere la partita prima di ritornare al seggio. I laziolotti se la sentono “calla”, giocano in casa, sono più di 35mila noi, si e no,  6mila. Diserzione di protesta per le barriere che dividono la curva, non entro nel merito. Fanno volare una povera aquila   spaurita con drappo biancoceleste attaccato alla zampa. Sarebbe da chiamare la protezione animali. Sventolano le bandiere lazziali. Comincia la partita nel tripudio biancoceleste. Loro partono forte, tanto che Immobile  arriva due volte al tiro, ma spara alto. Piano, piano però cominciamo a prendere campo. Bruno Perez, il nostro laterale destro, viene abbattuto  vicino all’area.  Non è rigore, si è rigore, no non è rigore, pare che  il fallo sia avvenuto fuori dall’area.  E’ solo una punizione peraltro infruttuosa. 

Secondo tempo. Il  vento sta decisamente cambiando, la palla la teniamo solo noi, ma tiri in porta nisba. Colpo di testa di Dzeko, Marchetti para con difficoltà . Ad un certo punto un loro difensore, tale Wallace,brasiliano di nascita ma non di gamba, pretende di fare un tunnel di tacco a Strootman. Kevin lo uccella, gli toglie la palla, e si proietta verso la porta, sembra voglia spaccare tutto, invece con un delizioso colpo sotto scavalca Marchetti. Uno a zero per noi. Manca ancora mezz’ora, e per come gioca di solito la Roma un gol di vantaggio è assolutamente insufficiente.  Abbiamo pareggiato partite che stavamo vincendo tre a zero. Non ce la faccio decido di andare al seggio, ma non riesco a staccarmi dalla sedia. Loro non sembrano essere pericolosi. Così, com’è, come non è, De Rossi apre per Nainggolan a metà campo, il Ninja fa un po’ di passi e tira in porta. Lo shoot  non è irresistibile, tant’è che li per li mi incazzo, ma che straccio bagnato  è!  Inaspettatamente la palle prende una traiettoria strana,  Marchetti ci mette tre ore a tuffarsi. Gol due a zero per noi. Insomma fra patemi e sofferenze, più dovuti all’apprensione tipica dei marxisti-romanisti,  che ai pericoli portati dalla Lazio alla nostra porta, finisce la partita. Il derby è stato un trionfo. 

E il referendum? Non so  perché  ma mi prende un certo ottimismo. Abbiamo vinto sicuramente la medaglia d’argento, ora puntiamo all’oro. Torno al seggio la situazione continua ad essere tranquilla tanto che mi siedo in macchina a godermi i commenti del post derby per radio. Ore 23,00 comincia l’altra partita. Davanti a me e al rappresentate di lista del M5S, si apre l’urna. No, no,no, no, si, no, no. Insomma i no escono da ogni dove, i si fanno capolino ogni tanto dopo quaranta minuti il risultato  definitivo è  352 a 128 per i no. E… ma questo è un seggio notoriamente berlusconiano la vittoria del no è  scontata. 

Mi avvio verso casa. In macchina l’autoradio diffonde il quarto exit poll ponderato, 59 a 41 per il no. Sono exit poll ma la forchetta è così ampia che si prevede quasi con certezza la vittoria del no. Faccio gesti scaramantici pesanti, tanto dalla macchina chi mi vede!   A  casa  in tv su rai due Gasparri sta litigano con una del Pd, ed esulta  per la vittoria del no. Cominciano a parlare di proiezioni,  6540 sezioni su oltre 65mila, no al 57 e spicci, si al 43 e spicci. Non ce la faccio a continuare nello stillicidio, cambio sulla Domenica Sportiva. 

Poi mi viene in mente di vedere come va lo spoglio nella nostra Provincia. Metto su Teleuniverso e con mia sorpresa anziché la faccia di Alessio Porcu esce l’abbacchiata figura di Renzi. Anche la TV locale è sintonizzata sulla conferenza stampa del Premier che sta annunciando le sue dimissioni a seguito della sonora sconfitta subita dalla sua riforma. Allora è vero i no hanno vinto, anzi hanno stravinto! Abbiamo conquistato  la medaglia d’oro, quasi mi commuovo. E’ raro un trionfo del genere per noi marxisti-romanisti. E’ una goduria intensa, straripante.  Vado a letto contento e felice, ormai sono le tre di notte. L’idea di risvegliarmi senza dover metabolizzare sconfitte, mi  fa  godere come “UN GUFO”  e concilia un sonno profondo e beato. Hasta la victoria siempre  e forza Roma.


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