E’ un anno maledetto questo per la musica rock. A pochi mesi
dalla scomparsa di Keith Emerson un’altra colonna degli Emerson Lake&
Palmer ci ha lasciato. A 69
anni, dopo aver a lungo combattuto contro il cancro, si è spento Gregory Stuart “Greg” Lake. Il
bassista, chitarrista, compositore del magmatico gruppo, che ha fatto la storia
del progressive, è passato in quella categoria di personaggi che già ci
mancano. Il progressive. Fu quello strano stile per cui ad un certo punto alcuni
musicisti decisero di anteporre la tecnica musicale alla valenza
commerciale. Il bello che sono riusciti pure
venderli i loro dischi. Greg Lake, prima
di approdare agli Emerson Lake&Palmer,
aveva militato nel gruppo considerato progenitore del prog-rock. Quei
King Crimson che, già alla fine degli anni ’60 con “In the court of the Crimson King”, avevano delineato le
caratteristiche della nuova musica. Nel mondo del rock, la sfrontatezza tecnica
degli EL&P si dimostrò spiazzante, infatti
per fare quella roba bisognava saper
suonare e bene. Molti dissero che li profluvio di sfoggio tecnico soffocava la
passione, il sentimento, si suonava in
sostanza una musica fredda. Quei tre ragazzi ebbero l’ardire perfino di azzannare il mondo classico,
reinterpretando l’opera di Mussorgski in “Pictures
at an Exhibition” , proponendone una versione tecnicamente straripante. I
detrattori sostenevano che si trattasse di manierismo fine a se stesso. La mania di suonare pop e rock, sfoggiando la
propria maestria tecnica prese piede pure in Italia. Gli antesignani Osanna, la P.F.M., il
Banco del Mutuo Soccorso, le Orme, a molti altri gruppi straordinari resero il movimento prog. nostrano
estremamente fecondo . Al Greg Lake produttore, quei musicisti italiani che
si dannavano sui loro strumenti piacevano molto. Quando fondò l’etichetta Manticore,
mise sotto contratto anche la P.F.M e il Banco di Mutuo Soccorso. Ma la grandezza di Lake come musicista,
risiedeva nella sua eleganza, nella sua sensibilità armonica. In mezzo alle incalzanti
rullate di Carl Palmer e ai fulminei
arpeggi di Keith Emerson, era necessaria la magia riunificatrice del basso di Greg, delle sua
chitarra, così ipnotica, della sua voce dalla carica emotiva imponente, altro
che musica fredda! Caro Greg, anche tu come Keith e molti altri musicisti ci mancherai e tanto.
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