Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 16 marzo 2017

Fuori dall’UE, dall’euro e dalla NATO in marcia verso la nuova società

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia


Quasi un secolo fa Lenin scrisse: “Dal punto di vista delle condizioni economiche dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della spartizione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e "civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari.” (Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa, 1915).
La storia ha provato che questa affermazione è senz’altro vera.
A distanza di sessanta anni dal Trattato di Roma (25 marzo 1957), che istituì la Comunità europea, sulle cui basi nacque l’Unione europea (UE), la crisi profonda di questa istituzione imperialista e la perdita di consenso dei suoi sostenitori sono lampanti.
L’UE è minata da contraddizioni e squilibri interni: la legge dell’ineguale sviluppo economico e politico dei paesi imperialisti e capitalisti, i gravi problemi finanziari, il malcontento e la lotta dei lavoratori e dei popoli europei, il rifiuto della politica d’austerità e del neoliberismo (espresso anche nei referendum svolti in Danimarca, Regno Unito, Italia), le divisioni politiche sulla questione dei rifugiati, la indeboliscono sempre più. A ciò si aggiungono fattori esterni come ad es. il neo-isolazionismo degli USA di Trump.
E’ evidente che l’UE non reggerà a lungo. La formula “a più velocità” è solo un inganno che serve a e perpetuare i diktat della Troika e rafforzare il predominio tedesco, acutizzando i problemi, specie quelli dei grandi perdenti dell’euro, come l’Italia.
La manifestazione antimperialista e antifascista lanciata dalla Piattaforma Sociale Eurostop per il 25 marzo a Roma (h.14,30 Piazza della Repubblica) in concomitanza con la riunione dei capi di Stato e di governo della UE, si inserisce in questo contesto ed è volta ad alimentare il rifiuto della UE dei monopoli, della politica di austerità e di guerra.
Condividiamo i tre “NO” - all’UE, all’euro e alla NATO - da cui parte Eurostop e partecipiamo alla manifestazione invitando i rivoluzionari, i progressisti, igli antifascisti a scendere in piazza uniti e determinati.
Ma non possiamo limitarci a dire solo “No”. Qual è infatti la strategia dell’ ”Italexit” e le sue prospettive? In quale direzione dobbiamo marciare?
I processi e le modalità di uscita dall’irriformabile UE imperialista, dalla sua moneta unica e dalla macchina di guerra della NATO, sono molteplici e ognuna avrebbe conseguenze diverse sulle diverse classi sociali.
Esistono cioè diversi modi “di destra” e “di sinistra” per avverare e gestire la rottura con queste istituzioni dell’imperialismo.
Ad esempio, le conseguenze economiche derivanti da un’uscita controllata da settori di borghesia con un programma nazionalista sarebbero scaricate interamente sugli operai e le masse impoverite sotto forma di ulteriori tagli a salari, pensioni, servizi sociali, liquidazione dei diritti residui, nuove avventure militari, fascistizzazione, etc.
Noi sosteniamo che in un paese imperialista come l’Italia la lotta per la rottura con l'euro, l'UE e la NATO, e i problemi derivanti da questa rottura, devono essere affrontati e risolti in connessione diretta con la rivoluzione proletaria socialista.
Solo il proletariato, la classe più rivoluzionaria della società, la più conseguente e capace di iniziativa, può portare sino in fondo la lotta contro l’oligarchia finanziaria, divenendo il  rappresentante  di tutti gli sfruttati e gli oppressi, il dirigente di tutto il popolo per l’uscita dalle istituzioni reazionarie e belliciste dell’imperialismo e la loro dissoluzione, per abbattere l’ordinamento economico che le ha generate e costruire la nuova società dei produttori associati.
Solo legando la lotta per uscire da UE, euro e NATO alla lotta per il socialismo, potremo trovare su quel terreno le soluzioni positive ai dilemmi e alle difficoltà derivanti dalla rottura delle gabbie imperialiste.   
Viceversa si lascerà la direzione della lotta nelle mani dei capi della democrazia borghese e piccolo borghese, dei loro intellettuali inconseguenti e vacillanti, che non possono andare oltre il neokeynesismo, le ri-nazionalizzazioni borghesi di alcune aziende e banche, perpetuando le vecchie illusioni socialdemocratiche (sia pure in versione di “sinistra”, mentre nella versione di destra  continuano a rivendicare la “riforma della UE”).
O peggio ancora si favorirà la reazione, i movimenti e i partiti populisti di estrema destra, nazionalisti, razzisti e fascisti che usano la demagogia “sociale” per aiutare la borghesia a dividere e sfruttare i lavoratori e le masse popolari, restringendo le loro libertà e diritti politici e sociali.
Per seguire un corretto orientamento si deve rispondere ad un’altra domanda: dov’è il nemico principale?
L’uscita dall’UE rimarrebbe uno slogan vuoto se non è strettamente collegato alla lotta dei lavoratori e dei popoli contro le classi dominanti dei propri paesi e contro le forze reazionarie e riformiste a loro asservite.
La battaglia contro l’UE dei monopoli dunque dev’essere intensificata lottando soprattutto contro il “proprio” imperialismo (anello di quella  catena dell’imperialismo mondiale che va spezzata nei suoi anelli deboli), invece di nascondere o sminuire il suo ruolo, come fanno certi opportunisti di “sinistra” e certi economicisti.
Senza la sconfitta della “propria” borghesia, senza trasformazione della base economica e della sovrastruttura politica non è possibile alcuna alternativa operaia e popolare alla UE imperialista.
La lotta della classe operaia per conquistare l’egemonia deve basarsi su una partecipazione energica e convinta, travalicando gli argini che pongono i riformisti.
La condizione per la rottura con le istituzioni imperialiste è l’esistenza di un potente movimento di massa indipendente e rivoluzionario.
Ma questo non è ancora sufficiente. Bisogna avere un Partito indipendente del proletariato, un’organizzazione unitaria di classe, un ampio Fronte popolare, con i propri organismi, strumenti della lotta contro l’imperialismo e per il socialismo. 
Parteciperemo dunque alle mobilitazioni, agli scioperi e alle assemblee con queste posizioni, per sviluppare la coscienza di classe e propagandare la sola alternativa possibile, necessaria e urgente: un governo che tragga la sua forza dal movimento organizzato e unitario delle masse sfruttate e oppresse, determinato a spezzare il potere dei capitalisti, a realizzare l’uscita da UE, euro e NATO facendone pagare il prezzo ai borghesi, ai ricchi, ai parassiti.
Sarebbe l’inizio di lotte decisive, perché le masse si convincerebbero per diretta esperienza che non esiste altro modo per soddisfare i propri interessi che la rivoluzione socialista e il potere proletario.

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