Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 18 marzo 2017

LA SINISTRA A SCUOLA DI OLANDESE

Felice Besostri


I commenti erano scontati a Wilders e al suo PPV non è riuscito il sorpasso: l’Europa è salva. Il risultato va benissimo per la nuova coalizione conservatrice e di destra che domina ora l’Europa e che si è sostituita all’asse PPE-PSE .  Questa maggioranza si è collaudata con l’elezione alla presidenza del Parlamento Europeo del forzista PPE Tajani contro il pieddino PSE Pittella e con la riconferma del polacco PPE Tusk alla presidenza del Consiglio Europeo. Se la dialettica politica alla tradizionale contrapposizione sinistra destra, con al massimo in alcuni paesi con il centro come variabile, si sostituisce quella tra responsabili e populisti o tra basso e alto, la destra conservatrice e abbastanza moderata si è assicurata una posizione di rendita. Il popolo  di sinistra è attaccato alla democrazia e si oppone all’autorita-totalitarismo. Lo ha dimostrato quando alle presidenziali francesi del 2002 Chirac fu a eletto al secondo turno con  25.537.956 voti e lo 82,21 %, partendo dal 19,88 % del I° turno con Jean M. Le Pen al 16,86 %.  Wilders ha perso ma la sua vittoria  per diventare primo partito  non era realistica. Nel 2010 il suo partito aveva raggiunto il 15,45% e 24 seggi, 4 in più di quelli odierni. Il vincitore Rutte ha perso tra il 2012 e le ultime elezioni 8 seggi e il 5,28%,la seconda maggior perdita di queste elezioni. Se Atene piange Sparta non ride se pensiamo alla sinistra nel suo complesso, soprattutto a causa delle perdite del PvdA ( Partito del Lavoro) con meno 29 seggi rispetto al 2012 e meno 21 rispetto al 2010 e di in percentuale passa dal 24, 34 % al 5,2%. Il PvdA era il secondo partito olandese: è diventato il 7° dei 13 partiti presenti in Parlamento. Due soli partiti al Governo VVD( liberale) e PvdA( socialdemocratico) avevano ala bellezza del 51,59% dei voti, ora (21,30 vvd+ 5,28 PvdA) 26, 58% poco più della metà. Anche in Olanda le sanguinose perdite dei partiti del PSE non vanno che per una frazione alla loro sinistra. Il PS partito socialista di sinistra ha perso poco , ma ha perso lo -0,45, GL(Sinistra verde-Groenlinks) ha guadagnato  +6,57, ma il saldo negativo è pesante (19,56-6,57)-12,99%. Alla sinistra il leader dei GL,  Jesse Klaver, carismatico e idealista, aggiunge anche il PvdD(Partito animalista) che ha il  3,1% e 5 seggi, ma in termini percentuali la perdita della sinistra si riduce di poco al 11,98%. Il proporzionale puro olandese aveva 11 partiti nella Seconda Camera, ora ne son entrati 13 tra cui il Partito Denk, formato da olandesi di origine turca, già deputati del PvdA fino al 2014 fortemente anti-razzisti e il FvD ( Forum della Democrazia) nazionalista euroscettico. Il sistema proporzionale consente di presentarsi con la propria identità, ma richiede anche la capacità di fare alleanze per governare. Una valutazione più complessa del voti utile tipico del maggioritari dei proporzionali bastardi con premio di maggioranza. Serve credibilità , che il PvdA aveva perduto per l’adesione acritica alle politiche di austerità.

Jeroen Dijsselbloem è il laburista olandese presidente dell’Eurogruppo e anche il membro olandese della Commissione Europea, anzi il primo vicepresidente,  Frans Timmermans, è un laburista del PvdA. Nella situazione attuale la sinistra europea profondamente divisa non è credibile come alternativa di governo. Lo abbiamo visto in Spagna nel 2016 dove la competizione tra PSOE e Podemos è stata vinta da Rajoy.  In quest’anno 2017 vedremo cosa succederà in Francia. Senza i guai giudiziari di Fillon il ballottaggio tra il gollista e la Le Pen era dato per certo. La candidatura del socialista di sinistra Hamon, non ha cambiato la strategia di presentarsi con due candidati, auto elidentesi, con Benoît Hamon   e Jean-Luc Mélenchon. In Germania Federale la vittoria teorica della sinistra dipende dal non  superamento della soglia del 5% del Partito Liberale FDP. Parlo di vittoria teorica perché già nel 2005 la sinistra di allora SPD, PDS e Verdi con il 49% e337 seggi avevano una maggioranza nel  Bundestag, che produsse, invece, la prima Große Koalition SPD-Union. La Spd pagò la scelta nel 2009 ridotta al 23% e passando all’oppo9sizione. Nel 2013 grazie alla comparsa della AfD ( Alleanza per la Germania) all’estrema destra fece uscire la FDP dal Bundestag e sulla carta una nuova maggioranza rosso-rosso-verde era possibile con 320 seggi, ma la Große Koalition fu confermata. La crisi in Europa del condominio PPE PSE ha creato una concorrenza pre-elettorale, che favorisce la SPD senza indebolire  la Linke e i Verdi. Nel frattempo i verdi non sono acquisiti a priori ad un’alternativa di sinistra e nella SPD non è stata superata la preclusione federale ad una alleanza rosso-rosso-verde, che invece ha via libera nei Land.  Una scelta coerente con una maggioranza numerica di sinistra nel paese leader d’Europa sarebbe un elemento di movimento, che non resterebbe confinato a quel paese. In Italia non si ancora espressa una risposta politica adeguata ai risultati del referendum costituzionale ed alla sentenza del 24 gennaio 2017 di annullamento parziale, ma in parte essenziale, dell’Italikum, getta ombre sia sulla nuova legge elettorale, non c’è una soluzione condivisa a sinistra, che su una strategia politica che se la proposta Pisapia trovasse forza ha come corollario una riedizione, in qualche forma di premio di maggioranza ad una coalizione, cioè ricreare la gabbia nella quale la sinistra si è subordinata al PD. Anche qui l’alternativa che sarà posta agli elettori sarà quella dei responsabili europeisti contro i populisti euroscettici, mettendo nello stesso polpettone M5S e Lega nord.

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