Berlusconi è ancora lì, salvato dal parlamento corrotto
Dopo la squallida sceneggiata in parlamento - che ha mostrato il vero volto di questo pollaio della democrazia borghese, corrotto come il sistema capitalistico di cui è strumento - il governo Berlusconi è riuscito a guadagnare la fiducia. Non c'era da farsi illusioni sul parlamento. Non c'è da farsene ora aspettando una conclusione anticipata del governo: non perché Berlusconi abbia superato i guai numerici (anzi: restano tutti e si riproporranno tra qualche settimana, animati dalla sfiducia di ampi settori della grande borghesia che vorrebbero un governo più affidabile); ma perché anche una eventuale conclusione della legislatura e il ricorso alle urne avrebbero come unico scopo quello di alimentare nuove illusioni mentre la soluzione dei lavoratori va cercata altrove, fuori dai palazzi del potere borghese.
La soluzione che cercano i padroni
La grande borghesia e i suoi partiti di centrodestra e centrosinistra sono già al lavoro per trovare una soluzione più stabile, ben sapendo che, se Berlusconi si è salvato oggi, potrebbe cadere tra un mese. Ferve il dibattito e le manovre sul cosa fare al prossimo precipitare della crisi: un nuovo governo di centrodestra (di nuovo Berlusconi? o Tremonti o Alfano?) magari allargato all'Udc; un governo "tecnico" (così lo chiamano) presieduto da un banchiere; o un governo "di unità nazionale", o ancora "di salvezza nazionale", ecc. Oppure, se non è possibile fare diversamente, passare prima attraverso nuove elezioni per poi concludere comunque con una di queste ipotesi: un governo Berlusconi, un governo Tremonti, un governo Monti, o l'alternanza di Bersani (o Vendola, nulla cambierebbe). Le formule si sprecano ma la sostanza è una sola: nel pieno di una delle più virulente crisi economiche del capitalismo, la borghesia ha urgente bisogno di un esecutivo al suo servizio col quale proseguire la guerra sociale contro i lavoratori e gli studenti.
La grande borghesia e i suoi partiti di centrodestra e centrosinistra sono già al lavoro per trovare una soluzione più stabile, ben sapendo che, se Berlusconi si è salvato oggi, potrebbe cadere tra un mese. Ferve il dibattito e le manovre sul cosa fare al prossimo precipitare della crisi: un nuovo governo di centrodestra (di nuovo Berlusconi? o Tremonti o Alfano?) magari allargato all'Udc; un governo "tecnico" (così lo chiamano) presieduto da un banchiere; o un governo "di unità nazionale", o ancora "di salvezza nazionale", ecc. Oppure, se non è possibile fare diversamente, passare prima attraverso nuove elezioni per poi concludere comunque con una di queste ipotesi: un governo Berlusconi, un governo Tremonti, un governo Monti, o l'alternanza di Bersani (o Vendola, nulla cambierebbe). Le formule si sprecano ma la sostanza è una sola: nel pieno di una delle più virulente crisi economiche del capitalismo, la borghesia ha urgente bisogno di un esecutivo al suo servizio col quale proseguire la guerra sociale contro i lavoratori e gli studenti.
La soluzione delle masse è già in marcia
Ma lo scontro feroce, a suon di milioni, tra gli schieramenti dell'alternanza borghese (e al loro interno), purtroppo per loro, non avviene in una situazione di pace sociale.
Il parlamento ha discusso accerchiato da migliaia di studenti e lavoratori in lotta che hanno preso d'assalto i palazzi del potere, scontrandosi con la polizia. Oggi ci sono state manifestazioni in decine di città, in tutto il Paese. Nelle scorse settimane è nato un nuovo movimento studentesco con una radicalità che non emergeva da decenni; tante lotte dei lavoratori si susseguono (anche se ancora frammentate) da una città all'altra; due mesi fa mezzo milione di operai hanno invaso le strade di Roma. E tutto questo mentre in altri Paesi europei, in questi stessi giorni, la mobilitazione è già a uno stadio superiore: a Londra gli studenti hanno assaltato il parlamento di Westminster, simbolo della corrotta democrazia borghese. Parigi è stata paralizzata da scioperi oceanici che vedono uniti operai e studenti. Grandi manifestazioni a Lisbona, a Madrid. Atene (avanguardia della lotta) si prepara a un nuovo sciopero generale.
E' da queste piazze, è dalle lotte che può emergere l'unica soluzione in grado di soddisfare le esigenze degli operai cassintegrati o licenziati, dei precari super-sfruttati, degli studenti senza prospettive di studio o di lavoro.
Ma lo scontro feroce, a suon di milioni, tra gli schieramenti dell'alternanza borghese (e al loro interno), purtroppo per loro, non avviene in una situazione di pace sociale.
Il parlamento ha discusso accerchiato da migliaia di studenti e lavoratori in lotta che hanno preso d'assalto i palazzi del potere, scontrandosi con la polizia. Oggi ci sono state manifestazioni in decine di città, in tutto il Paese. Nelle scorse settimane è nato un nuovo movimento studentesco con una radicalità che non emergeva da decenni; tante lotte dei lavoratori si susseguono (anche se ancora frammentate) da una città all'altra; due mesi fa mezzo milione di operai hanno invaso le strade di Roma. E tutto questo mentre in altri Paesi europei, in questi stessi giorni, la mobilitazione è già a uno stadio superiore: a Londra gli studenti hanno assaltato il parlamento di Westminster, simbolo della corrotta democrazia borghese. Parigi è stata paralizzata da scioperi oceanici che vedono uniti operai e studenti. Grandi manifestazioni a Lisbona, a Madrid. Atene (avanguardia della lotta) si prepara a un nuovo sciopero generale.
E' da queste piazze, è dalle lotte che può emergere l'unica soluzione in grado di soddisfare le esigenze degli operai cassintegrati o licenziati, dei precari super-sfruttati, degli studenti senza prospettive di studio o di lavoro.
Contro le manovre della sinistra governista
Mentre le piazze d'Europa sono infiammate da una nuova ondata di lotta di classe, la principale preoccupazione dei dirigenti della sinistra governista pare essere la propria riammissione nel consesso del centrosinistra per poter rientrare, in caso di elezioni, o nel sottoscala del governo o, perlomeno, nel pollaio parlamentare.
A questo preciso scopo, nei giorni scorsi, Rifondazione Comunista e il Pdci si sono congiunti nella Fed, sostituendo nel simbolo la parola "comunista" con "sinistra", dichiarandosi pienamente disponibili a svolgere, per la terza volta dopo le disastrose esperienze col governo Prodi, il ruolo di truppe di complemento in un futuro governo di centrosinistra, sostenendo "dall'esterno", cioè senza ministri, un tale ipotetico governo (come già avevano fatto col primo governo Prodi, approvando le misure di precarizzazione del lavoro, i lager per immigrati, ecc.).
Al di là di qualche dichiarazione demagogica in piazza o sui tetti, la scelta dei dirigenti della Fed è chiara: nello scontro feroce che si è aperto in tutta Europa tra i lavoratori e i governi borghesi di ogni colore, Ferrero e Diliberto scelgono di stare (certo, "criticamente" e senza risparmiare aggettivi) dalla parte dei governi borghesi.
Mentre le piazze d'Europa sono infiammate da una nuova ondata di lotta di classe, la principale preoccupazione dei dirigenti della sinistra governista pare essere la propria riammissione nel consesso del centrosinistra per poter rientrare, in caso di elezioni, o nel sottoscala del governo o, perlomeno, nel pollaio parlamentare.
A questo preciso scopo, nei giorni scorsi, Rifondazione Comunista e il Pdci si sono congiunti nella Fed, sostituendo nel simbolo la parola "comunista" con "sinistra", dichiarandosi pienamente disponibili a svolgere, per la terza volta dopo le disastrose esperienze col governo Prodi, il ruolo di truppe di complemento in un futuro governo di centrosinistra, sostenendo "dall'esterno", cioè senza ministri, un tale ipotetico governo (come già avevano fatto col primo governo Prodi, approvando le misure di precarizzazione del lavoro, i lager per immigrati, ecc.).
Al di là di qualche dichiarazione demagogica in piazza o sui tetti, la scelta dei dirigenti della Fed è chiara: nello scontro feroce che si è aperto in tutta Europa tra i lavoratori e i governi borghesi di ogni colore, Ferrero e Diliberto scelgono di stare (certo, "criticamente" e senza risparmiare aggettivi) dalla parte dei governi borghesi.
Sciopero generale ad oltranza!
Ancora una volta nella storia gli interessi degli operai e quelli delle burocrazie dei partiti riformisti divergono.
La premessa fondamentale per costruire una risposta operaia alla crisi, una risposta cioè che faccia pagare il conto ai padroni e non ai lavoratori, è la piena indipendenza del movimento operaio e del movimento studentesco dalla borghesia e dai suoi partiti (Pdl, Fli, Pd, ecc.); è l'opposizione di piazza al governo Berlusconi, per farlo cadere realmente, e la contrapposizione a qualsivoglia soluzione di governo successiva troveranno i padroni (Berlusconi, Tremonti, Monti, Bersani, Vendola, ecc.).
Bisogna costruire l'unità tra le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori, dare vita a comitati di lotta su scala locale e nazionale per dirigere un grande sciopero generale prolungato che paralizzi il Paese, spazzi via Berlusconi e blocchi la via a ogni governo borghese, che prepari un'alternativa di potere dei lavoratori.
Ma il vero strumento che ancora manca per fare tutto ciò, lo strumento che dobbiamo e possiamo costruire e rafforzare nel vivo delle lotte delle prossime settimane, è un partito comunista che si ponga l'unico obiettivo oggi realistico: il rovesciamento internazionale del capitalismo. E' necessario cioè, per usare una parola tabù a sinistra e rilanciata ai giovani da Mario Monicelli nelle sue ultime dichiarazioni: è necessario fare una rivoluzione. Uniamo le forze per costruire il partito internazionale in grado di farla.
La premessa fondamentale per costruire una risposta operaia alla crisi, una risposta cioè che faccia pagare il conto ai padroni e non ai lavoratori, è la piena indipendenza del movimento operaio e del movimento studentesco dalla borghesia e dai suoi partiti (Pdl, Fli, Pd, ecc.); è l'opposizione di piazza al governo Berlusconi, per farlo cadere realmente, e la contrapposizione a qualsivoglia soluzione di governo successiva troveranno i padroni (Berlusconi, Tremonti, Monti, Bersani, Vendola, ecc.).
Bisogna costruire l'unità tra le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori, dare vita a comitati di lotta su scala locale e nazionale per dirigere un grande sciopero generale prolungato che paralizzi il Paese, spazzi via Berlusconi e blocchi la via a ogni governo borghese, che prepari un'alternativa di potere dei lavoratori.
Ma il vero strumento che ancora manca per fare tutto ciò, lo strumento che dobbiamo e possiamo costruire e rafforzare nel vivo delle lotte delle prossime settimane, è un partito comunista che si ponga l'unico obiettivo oggi realistico: il rovesciamento internazionale del capitalismo. E' necessario cioè, per usare una parola tabù a sinistra e rilanciata ai giovani da Mario Monicelli nelle sue ultime dichiarazioni: è necessario fare una rivoluzione. Uniamo le forze per costruire il partito internazionale in grado di farla.
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