Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 30 aprile 2011

Buon Primo Maggio

Luciano Granieri - Luc Girello



L’estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana”. Così inizia  il pezzo Zyg ( Crescita Zero) degli Area. Siamo nel 1974. Era un epoca in cui il  lavoro era un concetto che si poteva anche qualificare in base a categorie  estetiche.
 Era l’estetica della dignità umana, della partecipazione alle dinamiche di organizzazione della comunità. L’organizzazione sociale e il suo sviluppo partivano dalle conquiste dei lavoratori, dall’apprezzamento  dell ’estetica, della cultura  e  dal progredire della qualità della vita. Ma già nella seconda parte della frase gli Area facevano riferimento alla merce umana come spettacolo, perfigurando quello  che sarebbe avvenuto nel decennio successivo.  La merce non dà spettacolo e men che meno può avere una valenza estetica. La merce è oggetto del mercato e il suo valore non concerne aspetti qualitativi o estetici ma esclusivamente quantitativi i. Meno  si paga una merce,  più il suo utilizzo e sfruttamento rendono in termini di profitto a chi la ha acquistata. A questo scopo  chi richiede una merce, con l’obbiettivo   di pagarla il meno possibile tenta di dequalificarla. E se la classe sociale che richiede merce è infinitamente più potente di chi la offre è chiaro che l’oggetto del mercato è destinato ad una continua e devastante dequalificazione. Oggi la merce lavoro non esiste. Esiste la merce umana. Il capitalismo compra donne e uomini che devono dedicare tutta la propria vita a produrre profitto per il capitale. In questo senso il  tempo  da dedicare al lavoro si dilata sempre più fino ad occupare il tempo totale della vita. Chi ha un’occupazione deve preoccuparsi di mantenerla anche a costo di sacrificare momenti  che dovrebbero  servire all’ esercizio delle proprie  prerogative socio-culturali  (studiare, informarsi, svagarsi) . Chi non ha occupazione  spende l’intero tempo di vita a cercarla, subendo umiliazioni e perdendo la stima in se stesso. Lontani sono i tempi in cui gli operai lottavano per le 150 ore. Ovvero lottavano per avere tempo retribuito da dedicare alla loro formazione culturale. Oggi non esiste cultura, non esiste promozione sociale, esiste solo l’incombenza di elemosinare  un lavoro qualsiasi esso sia. Il lavoro come privilegio e non come diritto, come merce da offrire svendendola il più possibile,  ha determinato rapporti  di odiosa sudditanza a chi detiene mezzi di produzione e capitali.  Da qui la sudditanza invade tutti i rapporti sociali, per cui dopo la parentesi di emancipazione degli anni ’70, il lavoratore, il cittadino è tornato ad essere  suddito. Oggi ci si è di molto allontanati dal concetto di democrazia come partecipazione. Oggi essere democratici significa essere asserviti, chi non si adegua è un pericoloso sovversivo. Più si hanno motivi per dire grazie e più si avanza nella scala sociale. Penso sia giunta l’ora di dire basta!!!!  Riprendiamo la  vita nelle nostre mani, Torniamo ed essere artefici del nostro destino senza dover dire grazie a chicchessia. Torniamo a essere una società dove il lavoro diventa promozione sociale e non materia di sfruttamento. La gente che comincia sempre più convintamente a scendere nelle piazze ci dà speranza. Forse i sudditi sfruttati, sempre più numerosi, cominciano a capire che proprio dal lavoro come diritto parte la lotta per acquisire dignità umana. Speriamo che tale consapevolezza cresca sempre più nel sentire delle masse. E’ con questo auspicio che auguriamo a tutti BUON PRIMO MAGGIO.





Brani: Contessa  eseguito dai Modena City Ramblers
          Zyg (Crescita Zero)  eseguito dagli Area

Nessun commento:

Posta un commento