Ciò che è accaduto oggi al consiglio provinciale di
Frosinone è l’ennesimo esempio di uso privatistico delle cariche istituzionali.
E’ una consuetudine molto in voga ultimamente soprattutto nelle assisi provinciali. In vista dell’accorpamento delle
province, che depotenzia i poteri dei dirigenti,
e
della disponibilità di caselle lasciate
libere nei consigli regionali dimissionari e in odor di camorra, molti
presidenti provinciali sono invogliati a salire di grado, e dal momento
che per candidarsi ad altre poltrone devono
disfarsi della loro ormai ingombrante e inutile carica provinciale, fanno di
tutto per svincolarsi. Ma solidarietà di casta vuole che un presidente di
provincia debba comunque assicurare la
pagnotta ad assessori e consiglieri di maggioranza che l’hanno appoggiato mantenendoli
ben saldi sulla loro poltrona . Ciò non
sarebbe possibile in caso di dimissioni perché il consiglio verrebbe
commissariato e di fatto la giunta azzerata.
Ma il geniale escamotage
escogitato dalla giunta provinciale di Frosinone guidata da Iannarilli riesce
ad accontentare tutti. L’attuale
presidente Iannarilli ha mire alte, vuole candidarsi a consigliere regionale e, per
assicurare la permanenza dei suoi adepti nei
posti che contano, ha resuscitato
una vecchia norma. Ovvero una legge che rende incompatibile la carica di Presidente
della Provincia con incarichi parlamentari ( Iannarilli è attualmente deputato).
L’entrata in vigore di tale normativa risale al 2011, ma fino ad oggi nessuno
nell’assise provinciale se ne era accorto
. Finalmente oggi una distratta giunta ed un ancora più svagato
consiglio provinciale hanno fatto ammenda della
loro distrazione e si sono resi conto che Iannarilli, essendo deputato, non può ricoprire la carica di presidente della Provincia, MEGLIO TARDI CHE MAI. Dunque un rinsavito consiglio provinciale
riunito oggi ha posto a votazione “La
contestazione dell’incompatibilità dei ruoli del presidente della Provincia”
provvedimento approvato grazie ai voti della maggioranza che ha fatto decadere
l’attuale presidente, evitando così il commissariamento dell’ente e l’azzeramento
della giunta. Piccolo particolare al comando della Provincia dovrebbe accedere
il vice presidente, incarico che nella giunta provinciale frusinate risulta
vacante in quanto la delega alla vice presidenza attribuita a Cardinali era
stata ritirata da Iannarilli qualche mese fa . Ma ad eleggere un vice presidente
da far diventare in un battibaleno presidente non ci vuole molto. I consiglieri di opposizione consci di essere
testimoni dell’ennesima presa in giro, hanno tentato di far mancar il numero
legale per rinviare il voto. La cosa
sembrava riuscire, ma come al solito ci hanno pensato quelli dell’Udc a rompere
le uova nel paniere. Gli ex democristiani di Casini si sa non si
fanno scrupoli a favorire dall’opposizione
la maggioranza o, viceversa, a far cadere una maggioranza di cui son membri favorendo l’opposizione. Infatti Alessia Savo
consigliere Udc d’opposizione assieme all’altro consigliere di
opposizione, ex fascista ripulito Fabio
Bracaglia, rientrano in aula assicurando il numero legale e la riuscita della
farsa. Iannarilli è decaduto
per mano del consiglio, libero quindi di assurgere ad incarichi più alti, mentre i suoi consiglieri possono comunque
rimanere li dove sono sempre stati. Ma la provincia di Frosinone non è l’unica ad aver pianificato questa
strategia. Anche nella provincia di
Napoli il presidente Cesaro è decaduto libero di candidarsi alle elezioni
politiche. Questi stratagemmi meschini offendono la dignità dei cittadini che
hanno votato il loro rappresentanti. Ormai le cariche nei consigli provinciali, regionali, le poltrone di sindaco,
passano di mano come se le istituzioni pubbliche fossero holding in cui gli amministratori delegati si scambiano
le posizioni di comando. Così come nelle
multinazionali i dipendenti non devono mettere bocca sulla composizione del
consiglio di amministrazione, anche ai
cittadini non deve interessare se un presidente di provincia decide di
diventare consigliere regionale, o un
sindaco preferisce candidarsi alla
presidenza della provincia. Ai cittadini si chiede di votare ogni tanto e poi di lasciar fare agli eletti senza
impicciarsi. Se non si riesce a minare
il senso di impunità di questi loschi figuri, la collettività dovrà sempre più
subire decisioni lesive alla propria
dignitosa sopravvivenza. Urge dunque provare
a rovesciare il sistema ed esigere il controllo popolare sull’operato dell’oligarchia elettoralistica. E’ ORA CHE IL POTERE TORNI
NELLE MANI DEL POPOLO.
Riassunto iconomusicale
ll presidente Iannarilli non vuole giocare più, vuole andare
via a giocare in altri campi (regionali
o nazionali) , ma gli assessori voglio fermarsi li, non vogliono lasciare più
la loro poltrona. E allora? E allora essendo il presidente Iannarilli anche deputato torna buona una norma secondo la quale un
presidente di provincia non può ricoprire contemporaneamente la carica di
deputato. Era una norma di tanto tempo fa che ovviamente nella giunta
provinciale di centrodestra si sono guardati bene dall'applicare. Del resto si
sa per gli adepti di Berlusconi la legge è uguale per tutti ma per alcuni è più
uguale di altri.
Oggi quel codicillo
torna buono, perchè consente di far decadere il presidente della provincia che
così può candidarsi alla regione o di nuovo al parlamento, senza far
commissariare il consiglio provinciale
la cui presidenza verrà affidata al vice presidente per altro ancora da
nominare. Si salva così la capra Iannarilli che potrà sedere su qualche scranno
della Pisana o di Montecitorio e si salvano anche i cavoli degli assessori e
consiglieri di maggioranza che rimarranno viceversa incollati allo scranno
provinciale grazie al quale hanno goduto già di enormi privilegi .E poi
qualcuno dice che questi assessori e questi consiglieri sono inetti...Tutta
invidia
A proposito i brani sono "Non gioco più" di Mina con
uno straripante TOOT THIELEMAN all'armonica e un frammento di "Io mi fermo qui" dei Dik Dik.
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