Oggi con la presentazione
del nuovo piano industriale di Cai - Alitalia va in scena un altro atto
della tragicommedia costruita intorno alla compagnia aerea di bandiera
nazionale . Questa rappresentazione,
iniziata quattro anni fa, vede come protagonisti il meglio della drammaturgia
berlusconiana unita al meglio della drammaturgia del sobrio governo tecnico. Un cast di all
star, riunite tutti insieme appassionatamente,
per un successo che in quattro anni ha bruciato tre miliardi
di denaro pubblico , ridotto sul lastrico 4 mila esodati ed oggi si appresta a bruciare altri mille posti di lavoro , agnelli
scarificali offerti al perverso canovaccio della socializzazione dei debiti e
privatizzazione di profitti, che in questo caso non si sono realizzati. Ma
ripercorriamo in breve la sceneggiatura della commedia. Quattro anni fa, a
seguito delle pesanti perdite accumulata da Alitalia, il governo Berlusconi, anziché
cedere ad Air France il pacchetto azionario della compagnia di bandiera
italiana, sacrificando in nome dell’italianità una migliore offerta economica e
un decente trattamento per i lavoratori offerto dai Francesi, decise di
favorire una congrega di suoi amici imprenditori e banchieri. La compagnia berlusconiana, sotto la sapiente
regia di Corrado Passera - nel primo atto banchiere di BancaIntesa, nel secondo
atto, ministro per le attività produttive
nel governo dei tecnici - decise, come da
prassi, di socializzare i debiti, lasciati in pagamento alla comunità
attraverso la parte pubblica di Alitalia, e privatizzare il ramo attivo della compagnia a favore dei soliti noti
influenti amici affamatori di popolo. Nacque Cai (Compagnia Aera italiana) una Spa composta da capitani coraggiosi allora amici del governo in carica. Nel
novero di questa èlite figuravano accattoni come :Roberto Colaninno, l’avvelenatore di Taranto,oggi agli arresti domiciliari, Emilio
Riva, Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria , l’onnipresente
Benetton e Carlo Toto, patron della compagnia low cost “AirOne”, il quale da debitore sull’orlo della banca rotta, grazie
alle magie dell’allora banchiere e oggi ministro, Corrado Passera, riuscì a racimolare
qualche milione per acquistare una parte della nuova società. Socio di minoranza, attore non protagonista, rimase Air France. Partire con una azienda nuova di zecca bonificata da debiti non
era sufficiente. In cambio dell’impegno a salvare l’orgoglio italico nel
trasporto aereo costoro esigevano la riduzione
del personale da 20.000 a 14.000 addetti
con salari minori e orari di lavoro più lunghi , oltre a enormi agevolazioni fiscali. Il tutto
con l’assenso dei sindacati di regime impegnati alla salvaguardia, non dei lavoratori, ma dei
propri privilegi. Per 4.300 dipendenti
scattò la cassa integrazione. Ammortizzatore sociale che, terminando sabato scorso , ha dato inizio alla mobilità lunga regime con cui questi lavoratori dovrebbero
arrivare alla pensione. Già dovrebbero. Perché
nel frattempo è entrata in scena l’attrice protagonista della compagnia dei teatranti tecnici. La
ministra del (NON) lavoro Elsa Fornero. Tale
stella di prima grandezza ha spostato il
traguardo della pensione per questi
lavoratori di sette anni in avanti, gettando 4000 famiglie nella disperazione senza uno straccio di remunerazione mensile, né
stipendio, né pensione . Partendo da condizioni economiche che più favorevoli non potevano essere la cordata di mega manager- industriali,
banchieri privati amici degli amici è riuscita in un’impresa titanica. Accumulare
in quattro anni gli stessi debiti che la compagnia pubblica aveva accumulato in
venti . Alla faccia dell’efficienza dei privati!!! Nel secondo atto in scena oggi il nuovo piano
industriale che il presidente Roberto Colaninno presenterà ai sindacati di
regime e al governo -nelle persone dell’ex
banchiere regista della commedia, oggi ministro per le attività produttive, Corrado Passera e di Guido Improta, oggi sottosegretario
allo stesso ministero, e ieri responsabile delle relazione esterne di Cai – conterrà
il solito programma lacrime e sangue: I 750 addetti messi incassa integrazione a zero ore nel 2011 verranno licenziati, a loro si aggiungeranno altri 1.000
lavoratori assunti a tempo indeterminato. Il destino dei precari,
a cui sono stati estorti 2000 euro per i
corsi di formazione, è del tutto ignoto ma
è ragionevole prevedere che non
riservi nulla di buono. Dunque attori della
vecchia e della nuova compagnia ,o presenti con parti diverse in entrambe le compagnie contemporaneamente, stanno per certificare l’ennesimo fallimento
di una classe imprenditoriale e finanziaria marcia ma sempre in auge pronta ad arricchirsi alle spalle della collettività . Per
soddisfare le mire dei vari Berlusconi, Tremonti, Colaninno, Riva, Toto,
Passera, Improta e soci, si sono sacrificati migliaia di posti
di lavoro , gettati al vento miliardi di euro. E oggi, probabilmente, Air France rimasta
sullo sfondo, si farà avanti di nuovo per
acquistare Alitalia ma con un offerta notevolmente inferiore a quella proposta
quattro anni fa e con un piano industriale che provocherà altre pene per i
lavoratori. I sindacati di regime adesso strillano, minacciano mobilitazioni, ma dove
stavano quattro anni fa? La vicenda Alitalia è una chiara dimostrazione di come
il governo dei banchieri non è affatto diverso da quello dei pagliacci . Anzi nella sua fredda
determinazione a trasferire porzioni di capitali dal reddito da lavoro all’accumulazione
finanziaria è anche più spietato. Del
resto gli attori sono gli stessi. Ieri i banchieri facevano affari in combutta
con la classe politica, oggi continuano a prosperare ai danni della
collettività gestendo i propri interessi in prima persona, relegando la politica al ruolo di
catalizzatore della rabbia popolare.
Mentre l’indignazione e si riversa
sui Formigoni, sui Fiorito, sulla Polverini,
mentre si continua a discutere se Vendola appoggerà Renzi, qualora quest’ultimo vincesse le primarie del
contro sinistra , o viceversa, mentre si esalta l’estrazione popolare di
Bersani, fotografato e ripreso nell’officina del padre l’oligarchia liberista
mette appunto l’ennesimo scippo da
undici miliardi e mezzo ai danni di disoccupati, lavoratori, precari, malati . E
nessuno, a parte chi finalmente si è convinto a
scendere in piazza il prossimo 27 ottobre contro la dittatura del potere
finanziario e capitalista incarnato dal governo Monti, dice nulla.
Nessun commento:
Posta un commento