Nel settembre del 2010, emerse
all’attenzione dell’opinione pubblica una delle pagine più nere della cronaca
provinciale e regionale relativa agli enti deputati al controllo dei reati
ambientali. Il Direttore ARPA della sezione di Frosinone, Vincenzo Addimandi, fu
accusato, a fronte di elementi probatori molto pesanti, di aver commesso
nell’esercizio delle sue funzioni una serie di gravissime irregolarità, in
particolare di aver falsificato e indotto a falsificare gli esiti di rapporti di
prova relativi a campioni di acque prelevati nel territorio di Anagni, che
testimoniavano effetti inquinanti di origine industriale.
Il dirigente ARPA fu
doverosamente sospeso, e cautelativamente confinato agli arresti domiciliari per
circa due mesi. E si avviò il processo, tuttora in corso - in cui CODICI
AMBIENTE è presente come parte civile - che si spera giungerà ad accertare
eventuali responsabilità in tempi utili, grazie ad alcuni dipendenti ARPA, che
al silenzio e l’omertà di convenienza hanno preferito la scomoda e coraggiosa
esposizione personale.
Lascia esterrefatti quanto
successe subito dopo.
Pur con il processo in corso,
l’ARPA si è presa la non leggera responsabilità di allontanare il dirigente da
Frosinone promuovendolo.
Vincenzo Addimandi, scaduti gli
arresti domiciliari, è stato infatti nominato Dirigente Responsabile della
Divisione Ambiente e Salute regionale, risultando, tra l’altro, a fronte di
un’intensa attività, il terzo dirigente ARPA per emolumenti nell’anno 2011, per
complessivi 116.388,39 € (dati ARPA). Non discutendo le capacità tecniche del
dirigente, ci chiediamo come un ente pubblico possa considerare opportuno e
compatibile con il principio della tutela del diritto alla salubrità
dell’ambiente e alla salute dei cittadini la promozione di un dirigente sotto
processo a seguito di seri elementi probatori relativi a presunti gravi reati.
Fermo restando il principio di presunzione di innocenza, ci pare evidente fosse
doverosa maggiore cautela da parte dell’ARPA e ci rammarichiamo del messaggio
che una simile vicenda potrebbe veicolare alla società, soprattutto a chi ha
avuto il coraggio di denunciare i presunti reati al vaglio dei magistrati.
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