Con il Centro Disabili di Caira
si è consumato l’ennesimo strappo con i lavoratori e con il welfare locale.
L’amministrazione comunale infatti non perde occasione per dimostrare a quale
linea politica rifarsi: il liberismo allo stato puro. Prima gli attacchi
sferrati con la privatizzazione dell’asilo nido, l’idea della esternalizzazione
della manutenzione è ancora viva nelle menti di alcuni amministratori ed ora
l’attacco ultimo contro un servizio che
per antonomasia dovrebbe essere più tutelato e sostenuto. Come Partito insieme
al fuoriuscito Vincenzo Durante abbiamo organizzato due convegni per spiegare
gli effetti della modifica dell’art. 18
dello statuto dei lavoratori e dell’art. 8 della legge di stabilità (manovra
Berlusconi). Nella fattispecie, la questione del Centro di Caira rimane,
l’esempio eclatante del disegno iperliberista
dei governi “Fiscalcompactiani”. Di questo sarebbe utile che gli
esponenti del PDL locale facessero tesoro per esternare le proprie
considerazioni politiche a riguardo con un minimo di onestà intellettuale.
Infatti, per legge prima i lavoratori che venivano “trasferiti come ramo di
azienda” mantenevano pari diritti, condizioni di lavoro, stessa busta paga e
soprattutto il posto di lavoro. Ora con l’art. 8 queste garanzie vengono
stralciate. Per cui grazie a gare di appalto i lavoratori potrebbero essere
decisi integralmente dalla società che vince l’appalto stesso. Ora capita a
Caira, ma sapete in quante parti d’Italia sta succedendo? Una miriade di esodati.
Quale compito ha un’amministrazione locale che si colloca nel centro-sinistra e
si presenta agli elettori con un programma antiliberista, specie se ne ha la
gestione diretta di tale servizio? La risposta è quantomeno correggere e
restituire politicamente i diritti lesi da chi rappresenta solo il capitale.
Invece, che fa questa amministrazione, che sembra di capire ha riabbracciato
anche il nostro figliol prodigo? Stralcia l’art. 7 del nuovo regolamento che è
stato deliberato in consiglio comunale che serviva proprio per garantire
continuità ai 19 lavoratori del Centro; rifiuta l’accordo con il Consorzio del
cassinate che si era offerto di prorogare di 1 anno la loro gestione diretta
per mettere in condizione di adeguare professionalmente alla normativa vigente
i lavoratori con una formazione specifica ed apre invece una gara d’appalto a
privati che vorranno fare solo profitti e quindi a discapito dei lavoratori e
degli utenti. Ed allora ci viene in mente una patologia tutta politica e
cassinate – la dissonanza cognitiva. Si parte da un concetto condiviso e cioè
la colpa è del capitalismo, è del liberismo sfrenato che crea ingiustizie e
quindi bisogna collocarsi in programmi politici antiliberisti ma poi contemporaneamente quando occorre
prendere decisioni personali, cade la maschera e si riabbraccia il liberismo
nostrano. E’ tempo di cambiare, Cambiare si può anzi si deve.
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