Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 11 maggio 2013

Lo sai perché (Fiorentina-Roma 0-1)

Kansas City 1927


Ok, quella cosa del campionato unico col Torino nse po fa, c’hanno detto.

Ma noi siamo aperti al dialogo e rilanciamo co una nuova proposta: un torneo co solo squadre toscane, tipo Roma, Siena e Fiorentina. Sarebbe proprio fico dai, a questa nse po dì de no.

Sta rivalità tra territori limitrofi, sto scontro gravido de secoli de storia, sti brand forti che se incrociano, sta cosa che le vinciamo tutte noi, sculando e soffrendo ma meritando come solo chi soffre sperando di sculare sa di meritare, so elementi sui quali un calcio in crisi come quello italiano deve riflette se non se vuole piegà alle nuove superpotenze.

Noi diciamo NO agli sceicchi e SI a levinciamotuttenoi maremma bucaiola hon la hoha hola halda ho la hannuccia tutta holorata.

E dì che sta partita se presentava co auspici che aiutame a dì cattivi.

Intanto la statistica: quest’anno già l’avevamo battuti du volte, e nello specifico a casa loro, in coppa, tornando in città s’eravamo andati a fa er bidè a Fontana de Trevi.

Dici: e mica ce po dì sempre bene, a sto giro quarcosa andrà storto, dai, ala fine ce po sta, er calcio è na giostra e i carcinculo so na lotteria. Il punto è che al fortunato concorso nazionale “Famoli viola”, noi quest’anno c’avemo sempre er biglietto vincente. Famosene na ragione. Se se la stanno a fa loro se la potemo fa pure noi.

Però questo lo sai dopo l’estrazione, è chiaro. E comunque ormai dovrebbe esse chiaro pure ai viola in questione. Se eccedi ner caricatte de ex giallorossi protagonisti a vario titolo e coinvolgimento emotivo de recenti sfighe, ingiustizie e cedimenti indimenticati, un po’ te stai a autoinoculà er virus.

Ma pure questo lo realizzi quando è troppo tardi, perché per noi, la situazione data evoca i
peggiori auspici, perchè quella che c’hai davanti è na specie de Ex Romaplayers All Star, dalla panchina de Vincenzo al centrocampo de Pizarro e Aquilani, passando pe l’attacco de Toni e ritornando alla panchina der mai dimenticato basetta Lupatelli, finendo co la dirigenza Pradeiana. Secondo le dinamiche solite nostre, sta partita dovrebbe finì 5-0 pe loro.

Poi loro stanno carichi come pochi, lanciati verso l’Europa che conta, no come la nostra che se ferma a 3 e ricomincia.

Envece.

Envece se comincia e pare na partita normale, aperta, co na specie de equilibrio, Corcapitano che ce prova subito da lontano, nsia mai che Viviano c’ha nostalgia dele cazzate fatte all’andata. Però a sto giro pare mpo più presente, evabbè, ce ingegneremo.

Però ecco nse capisce bene chi se ingegnerà a parte Lui, che Lamela oggi sta sottantreno perchè purtroppo gli è arrivata sta brutta notizia che Demi Lovato non terrà concerti in Italia. Na brutta tegola pe tutti i Lovatics, già è tanto che c’ha la forza de scende in campo. Poi c’è Sordato Florenzi che figurate, a core core, a fa fa, a intruppà intruppa, a mozzicà mozzica, ma oggi non je ne riesce una manco se a pagalla fossero li sceicchi der Peesgè, manco se in panca ce fosse Er Santone, manco se se giocasse a Crotone, gnente de gnente. Ce po sta, è nanno che se spolmona, e nanno fa, per l’appunto, giocava a Crotone, gne se ponno chiede i miracoli. Però c’hai un mezzo Gesùcristo là in attacco, uno che ha detto NO alla corona de spine e SI a una più pratica acconciatura raccolta a chignon, a lui je se potrà chiede un mezzo miracolo no? Eh, forse je se potrà, per ora c’è da declinà ar futuro e aspettà.

Ma i Montelliani non è che c’abbiano tanta voja de aspettà a giudicà da quanto stanno infoiati.
Pizzarro, core cacciato, core ingrato o core stronzo a seconda delle varie vulgate, comunque core nano, a ogni pallone che smista ce fa sospirà e pensà a quanto ce poteva tornà utile nell’ultimi du anni. Roba che c’è gente nostargica ar punto da fa ogni mattina tre piroette davanti ala porta prima de uscì de casa, così, come omaggio, tributo, riconoscimento.

Chi invece avevamo dato ormai per perso in una spirale de violenza, narcotraffico, vendette trasversali e dogane rase al suolo pe fa passà il carico grosso, oggi se mostra utile e pure parecchio. Er Tigna Burdisso se fa argine, muro, diga, e co la consueta serenità intrisa de minacce e amputazioni respinge tutto il respingibile. A coadiuvarlo c’è il fido Castagna, che passato un momento de appannamento sembra tornato discretamente affidabile, pare che la svolta della sua stagione risieda nell’acconciatura sempre più alla cazzo che lo distrae dai problemi della vita, un ciuffo tendente a infinito innestato sulla fronte alta che fa mpo Luke Perry mpo Moira Orfei mpo Alberto Camerini prima de ossigenasse.

Insomma lì dietro andrebbe tutto bene se nfosse che ancerto punto Lobont sente er richiamo daa Transilvania e non potendo mozzicà nessuno alla giugulare decide de secerne sangue dar nasale motu proprio co la scusa de un contrasto de gioco: ed è subito pulp.

Come richiamati da un segnale condiviso, migliaia de culi romanisti se stringono: se er pallavolista gne la fa, toccherà a quello che viene dopo er secondo, e ormai so anni che non c’abbiamo più il miglior terzo portiere del mondo. Ma lo spirito guida de Hagi appare a Lobont e je dice: “Mandocazzo vai ma nii vedi come stanno messi questi, finisci almeno er primo tempo no?” e lui obbedisce.

Ce vogliono pochi minuti pe apprende un nuovo concetto inerente la preparazione atletica dei portieri: niente te rende reattivo come un setto nasale fratturato. Perchè quando Jo-Jo decide che l’area nostra è er parco suo e tira er giocarello forte forte verso la porta e noi stamo già a pensà ai cambi da fa pe rimontà sto gò, l’omo che parava storto se storce er giusto e tira fori la cosa più bella da quando sta a Roma. Na parata che se per favore Yashin te scansi ecco, grazie, e poi il resto lo fa il sempre amico palo, migliore in campo quando se affrontano i viola.

Matteo Renzi s’agita e s’attorciglia in tribuna, e davanti a cotanto spettacolo, non se capisce se a godé semo de più noi o Erico Letta, ma tant’è, resistere resistere resistere, o comunque esistere.

In generale se soffre, c’è poco da fa, però na squadra la vedi dall’altruismo e dalla fantasia ner soffrì e abbozzà, e quando c’è da fa bozzi noi c’avemo un Lucido de più dell’altri, uno che come c’è na situazione sporca ariva a pulì, uno che Mastro Lindo je spiccia casa, uno che co la sfera che se porta sopra le spalle je ricorda a Cuadrado che chi nasce tondo, se necessario, te mena, soprattutto se c’hai le liane in testa.

E’ con questa rinnovata consapevolezza, ma soprattutto co la porta ancora verginella, che se ariva a fine primo tempo.

L’intervallo ha la faccia di Mauro Goicoechea. Nel senso che pe 15 minuti escluse pubblicità ce fanno vedè solo lui che se scalda, e noi provamo a sdrammatizzà, a disse che magari c’ha solo freddo, che le nuove gerarchie prevedono la promozione sur campo de Svenskansas, ma più passano i minuti più è ovvio a tutti che il secondo tempo lo giocherà lui: famose er segno della croce. Però dai, se loro non se so depressi a giocà co COMPPER titolare, tuttosommato no sforzo pe 45 minuti o potremmo fa pure noi no?

Anche perché er copione non cambia, loro attaccheno, noi s’aroccamo co stile e dignità e ogni tanto je damo de ripartenza pe na tera tanto viola quanto all’apparenza inviolabile. Ma del resto er Barsa so loro e solo noi e in parte er Barsa stesso sappiamo quanto porti sfiga sentisse tali. Ma la Viola crea, la Viola tira da tutte le parti, ce prova da tutti i pizzi, perché pure la Viola per quanto Viola sa che in porta ce sta colui che co na quaglia indimenticabile mise ceralacca e sigillo sull’esperienza de colui che lo volle.

Liaic, in particolare, colui che na domenica fa rese pan pe sveglie ar Ciancichella co nostro sommo godimento, silura che è un piacere, tanto che a na certa è gò, è gò fatto, basso, forte, angolato, proprio come quando uno fa un ber gò che pure se entra je dici vabbè, era imparabile, questa manco Lobont la piava, per dire dell’imparabilità assoluta.
E invece er serial killer che venne guagio guagio, s’allunga felino, smanaccia da padre de famiglia, allontana la sentenza, s’erge a baluardo e ce sarva, inspiegabilmente.

E si va avanti e si subentra a chi nun je la fa più, e Pjanic torna a giocà INSIEME ar posto der Coco che oggi non riusciva manco a giocà da solo, e poi entra Toni e se cacamo sotto ma se ripiamo subito quando tal Mati Fernandez ce evita almeno na beffa da Aquilani.

E quando è così, quando pensi che un milite ignoto altrui t’abbia salvato, de solito quello te purga, so regole. Tanto che Mati Coso pia palla e senza manco fa na finta manda a sbatte mezza difesa, scende sur fondo e crossa, ma crossà sarebbe facile, ce vole na cosa da Barsa, na cosa all’altezza de colui che è uscito. E siccome wikipedia insegna che la cosa più fica de Aquilani in mille anni de Roma fu na rabona a San Siro, Maticoso esegue e s’annoda e annodandose casca e cascando se copre de ridicolo e coprendose de ridicolo ce fa ride così tanto ma così tanto che financo noi che non c’avemo mai gnente da ride, pe nattimo se rilassamo al pensiero che quarcuno più cojone de noi, cercando cercando, se trova sempre.

Ma come pe compensazione quando quarcuno fa na cazzata a favore nostro pare che noi se ne dovemo subito infligge una pe fa subito pari, ed è questo che deve pensà Capitan Spalla quando da solo in mezzo all’area decide de spericolasse in uno stop che fa er pelo ai Teletubbies che je albergano sur braccio e ce azzera la salivazione. Nse capisce se è braccio o spalla, aspettamo un fischio che non ariva, e quando arivano i replay famo finta che c’è cascato quarcosa sotto ar divano pe distoglie lo sguardo. Nantro mezzo sospiro de sollievo.

Ma è un sollievo che dura poco poco, giusto er tempo de capì che sto capitolo se chiuderà male: stamo pe capitolà. Davìd la trottola, in uno dei rari momenti nei quali sta faccia alla porta, se ritrova pure palla ar piede: la palla bona sur piede bono, questo ce tira.

L’ultimo minuto, l’ex.

Lo slot più stronzo pe la più stronza delle vendette.

E’ un film già scritto. E’ la risposta a tutte le cose brutte che j’hanno detto quando s’annava a curà in Cile e poi ce metteva un mese a tornà.

La risposta è dentro di lui, la risposta è in quel tiro.

E PERO’ E’ SBAJATA (cit.)

L’amico compagno fratello Palo, resose conto che a Francoechea veramente più de così pe stasera (forse pe la vita) gne se po chiede, ancora una volta, co incrollabile senso delle istituzioni se erge a paladino della libertà, della giustizia nostra e der buciodeculo, e respinge vibrando l’ultimo assalto florentio.

Vabbè dai, va bene così, piamose sto punticino e annamosene a casa, nsacco de gente c’ha perso a Firenze, ma chi semo noi pe fa i schizzinosi, sto pareggio è bono, annamo a casa su.

Si vabbè battemo sto carciodangolo ma famo na cosa rapida che poi se intasa tutto qua fori e ce mettemo du ore solo a arivà in autostrada, dai su, na cosa veloce, sterile, un corne de quelli nostri, un bello schema complesso de quelli che parono na stronzata ma verranno poi capiti nei secoli a venire.

Envece no.

Envece Bosnia Capoccia decide che è ora di basta, che questa la mette in mezzo, che la parabola arcuata c’ha ancora un motivo pe esiste, che certe volte less is more e andà pe more e comunque mejo che andà pe stracci.

Ce stanno attimi che te ripagano de tutto, momenti magici che premiano lo sforzo, la fatica, la costanza, l’abnegazione, in una parola: il merito. Poi ce stanno altri attimi tipo questo: nei quali non te meriteresti un cazzo, ma semplicemente fai gò. E’ il calcio bellezza: live it or leave it. Da ste parti se lo semo imparato a forza de cicatrici, oggi ridemo noi, e ridemo co quello che forse più c’ha fatto incazzà nell’ultimi mesi, perchè stasera va così, tutto al contrario.

Osvardo guarda la palla e la palla guarda Osvardo mentre il mondo gira senza fretta, anzi non gira proprio più, se ferma insieme ar core nostro che assaggia, pregusta, anticipa.

Osvardo sarta.

Osvardo la pia bene.

Osvardo segna.

Osvardo sbrocca, e noi co lui.

Osvardo è impazzito oppure ha bevuto, ma i pazzi mbiachi siamo noi, pensamo tutti dietro ai capelli che se sciolgono, alla canotta coatta, all’abbraccio de na squadra, a no spicchio de stadio che esplode e rade al silenzio tutto quello che spicchio non è, e all’improvviso, pe un attimo, te scordi der proggetto, de Luis Enrinque, de @Jose Angel, dell’entusiasmo d’estate appassito, der Boemo passato, del rigore de Genova, der pareggio cor Pescara, è tutto solo bello, non capisci più niente, non sai più niente, non sai perché ma stai a gode in un modo scandaloso. Ma poi se ce pensi nattimo lo sai. Lo sai perché. Tutta la tua vita è giallorossa, c’è una ragione, hai la Roma in fondo al cuore, e stasera ha vinto insieme a te. E quando vinci così, pe na sera, te basta pure sapé solo questo.




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