Una nuova piaga sta affliggendo la nostra società. E’ il
gioco d’azzardo. Le video lottery, i
video poker, le scommesse sportive, sono consuetudini patologiche in netta
ascesa e di grande diffusione.
Si comincia con il gratta e vinci e si arriva a gettare al vento quei pochi
spiccioli che una vita grama ti concede. Tutto ciò per tentare la fortuna, per rincorrere un
riscatto sociale che viene ormai demandato solo ai capricci della dea bendata.
Il gioco d’azzardo legalizzato dagli ipocriti
avvertimenti “gioca con moderazione” praticato dalle sale slottery, o da
casa davanti ad un computer, non crea mai ricchi vincitori ma getta nel baratro
intere famiglie. In questi giochi, alla fine non si vince mai.
Anche i ricchi hanno
il loro gioco d’azzardo il loro casinò d’elite, è la borsa valori. In luogo delle video
lottery si gioca con le bolle finanziaria, al posto del video poker si può
tentare la fortuna con le vendite allo scoperto, oppure anziché scommettere sui
gli eventi sportivi si può scommettere sull’andamento di pacchetti azionari. Per giocare meglio i grandi
scommettitori si riuniscono in gruppi , mettono in comune le proprie fiches
negli hedge fund ed eleggono le banche come a loro croupier di fiducia. Il bello del gioco della borsa è che non si
perde mai. O meglio si perde, ma le perdite vengono pagate da quei poveracci
che al massimo si possono permettere di giocare un gratta e vinci una volta
ogni tanto.
Ad esempio, nel caso delle bolle finanziarie si rende un titolo desiderabile , si fa in
modo che tutti lo vogliano acquistare. E’
successo con i titoli delle società informatiche, è successo con il valore degli immobili. Fino a che l’oggetto del desiderio
resta appetibile chi lo possiede vede aumentare a dismisura il
valore del suo patrimonio e vince. Vince anche chi lo acquista perché ottiene un
guadagno smisurato dal suo investimento .
Le vincite, inutile dirlo sono, ingenti e i giocatori hanno sempre le tasche piene.
Capita però che qualcuno si accorga che il titolo tanto desiderato in realtà non
sia così indispensabile, per cui
comincia a vendere, innescando il
processo contrario.
Scoppia la bolla. La corsa all’acquisto si trasforma in corsa
alla vendita, il valore del titolo crolla, chi lo possiede vede deperire il suo
patrimonio e perde, così come perde chi è costretto a venderlo ad un prezzo più
basso di quanto l’aveva acquistato. Ma e
qui sta il bello chi perde rimane
ugualmente con le tasche piene di soldi, perché le perdite vengono coperte dalle banche, che vengono foraggiate dagli Stati che
destinano a questi salvataggi i soldi delle tasse dei cittadini, cioè di noi
poveri disgraziati che ogni tanto tentiamo la fortuna con i gratta e vinci e
nel più grave dei casi finiamo di rovinarci con i video poker.
Lo stesso accade con le vendite allo
scoperto. Il gioco è vendere dei titoli
che non si possiedono, o meglio si acquisiscono con la promessa di pagarli dopo
un certo tempo . L’abilità sta nel rivenderli
ad un valore superiore rispetto a quanto sono costati, prima della scadenza del pagamento . Se la
speculazione riesce quei titoli avranno fruttato un profitto notevolmente
superiore rispetto al loro valore di
acquisto per il quale non è stato sborsato neanche un euro. Il gioco si fa avvincente, quando il nuovo
compratore si rende conto che quanto ha
acquistato non vale così tanto, perché magari
quelle azioni sono di un’impresa
o di uno Stato che stanno
iniziando il declino. Fallimento spesso
indotto dal venditore stesso delle
azioni il quale nel frattempo avrà usato
mezzi leciti e illeciti per provocare il deprezzamento del bene .
Chi per le
più svariate ragioni vede deperire ogni
giorno di più il valore di ciò che possiede tenta di
rivenderlo al minor costo possibile. E qui
entra in scena colui che glielo aveva
ceduto senza possederlo. Questi si impegna a riacquistare le azioni ad un
prezzo molto inferiore. Una volta tornato in possesso dei titoli, costati molto
meno di quanto erano stati venduti, lo speculatore li restituisce a che glieli
aveva concessi per tentarne la vendita. Estingue quindi il suo debito con la restituzione del
bene in luogo dei soldi. In questo caso c’è chi vince e chi perde.
Chi ha portato a termine la vendita allo
scoperto vince, la sua vittima, cioè colui che ha acquistato perde, ma rimane
ugualmente con le tasche piene perché anche in questi caso le perdite sono
coperte dalle banche, che vengono foraggiate dagli Stati, che
destinano a questi salvataggi i soldi delle tasse dei cittadini, cioè di noi
poveri disgraziati che ogni tanto tentiamo la fortuna con i gratta e vinci e,
nel più grave dei casi, finiamo di rovinarci con i video poker.
Tutto questo meccanismo è certificato. Tra il
giugno 2012 e il maggio 2013 il Mib, il principale indice della borsa italiana,
guadagna oltre il 35%, VINCE. Perde
invece il Paese che sta subendo il settimo trimestre consecutivo di calo del
Pil, e denuncia un crollo verticale della produzione industriale. Mentre i
giocatori del casinò della Borsa, accrescono del 35% i propri profitti, in
Italia la disoccupazione in generale è salita al 13% e quella giovanile è oltre il 40%. Un processo di impoverimento generale e di
devastazione sociale si sta impadronendo della società, mentre pochi affaristi
senza scrupoli festeggiano anche con i nostri soldi.
Sarebbe il caso di far notare che un gioco d’azzardo in cui chi azzarda vince anche se perde è del
tutto illegale. E di conseguenza le somme vinte con un gioco illegale sono appropriazioni
indebite e vanno restituite. Si cominci
dunque con il requisire i guadagni frutto di speculazione finanziaria, si
prosegua con il tassare le transazioni finanziarie, si attui un controllo
ferreo sul movimento dei capitali. Insomma si chiuda definitivamente il Casinò finanziario
se si vuole evitare il baratro.
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