Giuseppina
Bonaviri
Non ce la contano giusta i sostenitori
del rimpasto di giunta a Ceccano.
Vi sono tre indizi che divengono una prova
accertata- come sa chiunque s’interessa d’indagini- che sia andata diversamente
da come è stata presentata: il mancato coinvolgimento del circolo del Pd di
Ceccano, temendo che non sarebbe passata indenne la decisione del rimpasto dimostra
quanto contraddittoria fosse l’operazione rispetto a quello che, invece, si
andava affermando in campagna elettorale;
l’opulenza di autorità a sostegno dell’operazione (il parlamentare europeo De
Angelis e il consigliere regionale Buschini) esibito in una conferenza stampa,
per proporre scontate promesse di buona amministrazione; il commento della
segretaria del Pd provinciale Battisti che con coraggio ha rubricato questo ed
altri comportamenti di esponenti del partito di Frosinone nel novero degli
insuccessi di un tentativo di rinnovamento ed apertura all’esterno, non
dimenticando l’impegno dei giovani democratici e OccupyPd.
Un
vero peccato perché c’è tanto bisogno, invece, di riavvicinare i cittadini ai
partiti. L’unico modo per farlo sarebbe iniziare a restituire quel diritto di
scelta, tanto gravemente violato con la legge elettorale del Porcellum e con
atti di imperio e di autorità, che sviliscono l’attività dei circoli e dei
militanti, privandoli di quel potere decisionale su questioni appartenenti
squisitamente al loro entroterra.Ferisce ancor più, poi, che le vittime della
dura riaffermazione dello status quo siano i giovani e che il danno avvenga per
ferire il sano protagonismo delle nuove
generazioni, a cui andrebbe tramandato e trasmesso il senso di appartenenza e
di identità culturale politica.
A voler trovare una spiegazione, nella
vicenda di Ceccano, si deve pensare ad un atto che pone le basi per unulteriore
presidio del territorio a future battaglie; la natura di questa competizione
può essere certo quella elettorale ma anche, come ben sappiamo,la consueta
divisione degli incarichi esterni alle giunte, operazione che consente di
continuare ad alimentare la catena del consenso più misero: quell’essere
“attaccati alla mammella dello Stato” ritenuto, a ragione, da Fabrizio Barca,
il male pernicioso della perdita di rappresentatività dei partiti, per
inconsistenza di risultati e soddisfazione dei così detti comitati pseudo elettorali.
Quanto questo costume sia deleterio per
il nostro paese, non solo per la Ciociaria, è confermato da ripetute indagini,
che ci dicono che nella società italiana si è determinata una frattura
nell’etica pubblica proprio per il prevalere dell’ideologia dell’autonomia e
dell’indipendenza di ciascuno, fino a sostituire, addirittura, il buon senso
civico con “l’arte di arrangiarsi” in ogni campo e situazione.
A ragione di questa mutazione che
appare illimitata, è chiamata in causa la frustrazione dei cittadini che, per
gli impedimenti che incontrano nello svolgimento di attività -causa anche una
legislazione troppo ridondante- reagiscono con la ricerca di espedienti che
aggirano i vincoli di quella pubblica amministrazione sentita ormai lontana e dell’attuale
ed insostenibile onerosità della tassazione. Su questa generica denuncia
d’inefficienza fanno leva vecchi e nuovi populismi che, poggiando sullo scarso
senso dello Stato, chiedono rivoluzione politica e burocratica. Con il messaggio politico
berlusconiano e antipolitico abbiamo avuto il solo esito di giustificare,
nell’attesa, comportamenti trasgressivi fino ad essere, per molte parti del
territorio nazionale come laziale, collusivi con la malavita.
Si
continua a non cogliere,da parte di chi ha responsabilità politiche, quanto sia
necessaria -perché l’Italia possa uscire
dalla crisi- la riscoperta di un etica pubblica e la conseguente abolizione
delle clientele. Ciò sarà possibile solo esponendosi al confronto con i
cittadini, nei luoghi dove essi vivono e dove, solitamente, sarebbe
coerente intrattenersi nelle questioni della res pubblica.
Certo
il lavoro è faticoso ma come credere, altrimenti, che il sistema democratico si
possa alimentare?Solo nel momento della competizione elettorale?
Oggi
restituire un senso alla politica vuol significare, anche, iniziare a nutrire
aspirazioni e disponibilità rispondendo ai bisogni e alle necessità, se pur
nella ristrettezza del momento storico. I cittadini chiedono accesso
all’ascolto e al dialogo. I partiti, “ case di cristallo”, devono saper
cogliere con umiltà e rispondere autenticamente e questo, in particolare, lo
deve il Pd alla sua gente per quella sua naturale capacità di potere essere
tale.
Nessun commento:
Posta un commento