Il
coordinatore PdCI
Oreste
Della Posta
Si fa
molta enfasi sui primi 100 giorni di Zingaretti alla Regione come Presidente.
Certamente ci sono stati dei segnali positivi come la riduzione degli stipendi
dei Consiglieri Regionali di 1000 euro al mese e l’abolizione dei vitalizi ai
Consiglieri (abolizione richiesta, per altro con un referendum proposto dai
comunisti della Regione Lazio) ma questi segnali sono ancora poca cosa rispetto
a quello che è necessario per ridare dignità alla istituzione Regione infangata
da un governo di destra che ha fatto di tutto e di più.
Occorre
unprofondo cambiamento nel modo di essere amministratori e di affrontare le
tematiche del gestire. A noi sembra che siano stati nominati già troppi
consulenti, la cui necessità è al quanto dubbia.
Bisogna
dire basta al metodo spartitorio degli incarichi che tanto danno ha fatto
all’Italia. Insomma si veniva a ricoprire cariche importanti non per la propria
competenza ma bensì per la fiducia verso chi ti nominava, in sostanza una testa
di legno basta che obbedisca ai comandi del padrone.
È ora di
buttare a mare questo sistemadi fare. A noi, caro Presidente, i nomi che
circolano per l’incarico di presidente dell’ATER di Frosinone non rispondono al
criterio della competenza. Occorre molto più coraggio nell’agire per dare un
segnale di discontinuità con il passato in modo tale di riavvicinare i
cittadini alle istituzioni.
Oggi chi
può essere preso esempio di coraggio nel cambiamento è il nostro Santo Padre
Francesco I, che sta rivoluzionando la chiesa, dallo IOR, alla pedofilia,
ritornando ai valori cristiani che hanno fatto grande la chiesa.
Oggi la
nostra religione ha bisogno di una rivoluzione copernicana in modo che essa
diventi il motore dello sviluppo del nostro territorio. La vera sfida è il
nuovo piano per la formazione professionale che va messa al centro di un nuovo
modello di sviluppo, cambiando profondamente il funzionamento dei centri
dell’impiego.
In
questo c’è il rischio concreto che il governatore rimanga intrappolato nel
gioco delle correnti del PD. E questo sarebbe la fine della primavera politica
della Regione Lazio.
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