Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 8 aprile 2014

Lo scempio dell’anfiteatro romano

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Quante volte siete passati per Viale Roma? Ora col Viadotto Biondi “fuori uso” ancora di più. Proprio all’inizio della strada c’è un semaforo. Una via, edifici a destra e a sinistra; niente di particolarmente rilevante.

Eppure state passando sopra un anfiteatro romano, una sorta di Colosseo ciociaro. Un edificio a pianta ellittica, 80 metri di diametro, gradinate, capienza: 2000 spettatori.

Dov’è? Come mai non lo vedete? Perché sopra ci hanno costruito un palazzo!! Cose che succedono solo a Frosinone e nell’Afghanistan ai tempi dei talebani. Vedete la banca, la Monte dei Paschi di Siena? Invece potevate vedere un antichissimo anfiteatro di epoca romana, risalente al primo secolo dopo Cristo.

Quest'anfiteatro venne alla luce nel febbraio del 1965, proprio durante i lavori di costruzione dell’edificio che adesso lo sovrasta. Palazzi voluti da chi allora aveva potere a Frosinone: la Permaflex di Giovanni Pofferi e Licio Gelli. La società Tagliaferri Immobiliare fu accusata della distruzione di un metro e mezzo in altezza del rudere. La Soprintendenza alle Antichità nel 1965 bloccò i lavori e così le scavatrici si fermarono per qualche anno.

Dopo anni di blocco però, la Soprintendenza, non si sa come, rilasciò il nulla osta a costruire! Nel luglio 1968 il comune approvò la licenza edilizia per poter realizzare l’edificio sopra i ruderi. La licenza, guarda caso, fu firmata dieci giorni prima dell’approvazione del Piano Regolatore che avrebbe posto un doppio vincolo al terreno, impedendo di includere così i resti antichi in un comune edificio del novecento.

Le costruzioni edificate in adiacenza e al di sopra dei resti antichi hanno irrimediabilmente alterato lo stato dei luoghi. Inoltre la parte in vista dell’anfiteatro, quella tra i pilastri di appoggio, ha subìto ulteriori  elementi di degrado in questi decenni.

La parte oggi visibile dell’importante antichità consiste in una serie di strutture di fondazione costituenti le concamerazioni di sostegno della cavea, cioè l'insieme delle gradinate, dove prendevano posto gli spettatori, per assistere alle lotte tra gladiatori o combattimenti tra belve feroci.

Oggi i resti dell’anfiteatro sono ufficialmente di proprietà dello Stato ma sorgono su un’area completamente privata, ma non abusiva, legittimata da un vincolo non sufficiente a tutelare però l’anfiteatro da questi decenni di abbandono. Non solo i resti non sono attualmente valorizzati, ma mostrano come sia venuto meno, da parte dello Stato, il dovere di preservare in maniera adeguata la storia della città. Per anni si occupò dell’area il Museo Archeologico di Frosinone, pur non avendo il Comune di Frosinone un obbligo, ma solamente un interesse ad intervenire.

Quello che dovrebbe essere reso pubblico e fatto conoscere con orgoglio, giace quindi nascosto, nel parziale abbandono, sotto un palazzo anonimo, senza che nessuno si preoccupi neanche di rimuovere immondizia e piante spontanee vicino e nelle vestigia dell’antichissimo passato imperiale della città.

Poi senti dire: a Frosinone? No, non c’è niente da visitare!

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