Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 14 agosto 2014

Bonae feriae augusti

Luciano Granieri


Fra i reperti archeologici emersi a Frosinone nel sito delle terme romane di età imperiale, oggi sepolte sotto un palazzo e un parcheggio, è stata rinvenuta una tavoletta. Una pezzo di terracotta  in cui compariva una  sequenza di lettere formata da soli quattro caratteri, sormontati da alcuni segni. Al di sotto di questa strana sequenza si potevano rilevare una serie di frasi, come se fossero frammenti di un componimento poetico. In particolare i versi: “Si frater es vel si mater es  Vivus es, vivus es  Urbs prorumpit et permoti omnes  vivimus, vivimus  heu, heu, heu, heu, vivimus, vivimus  heu, heu, heu, heu, vivimus”, comparivano più volte. 


Dopo attenti ed approfonditi studi, si è arrivati alla conclusione che nella tavoletta era riportata una “notazione enchiriadic”.  Un sistema di annotazione  della musica di derivazione greca,  probabilmente adottata anche dai Romani dell’età imperiale. I quattro caratteri identificavano una serie di quattro toni successivi, mentre i segni sopra le lettere  indicavano la durata di ogni nota. Era evidente che ci si trovava di fronte forse all’unico esempio di spartito musicale della Roma imperiale. Il reperto è uno dei pochi ritrovamenti rimasti a Frosinone e non inviati alla sopraintendenza di Roma. 

A seguito di ricerche grazie e studi di esperti musicologi si è riuscita decifrare la melodia. Probabilmente era una gioiosa canzone  che accompagnava, nel mese di agosto,   riti collettivi, banchetti, bevute ed eccessi sessuali  organizzati per celebrare    l’imperatore Augusto. Riti  a cui tutti potevano partecipare, compresi schiavi e servi. Un evento, il ferragosto,  che si festeggia ancora oggi. 

Considerando  che Frosinone era per i Romani dell’età imperiale un luogo di svago, con le terme, il teatro, tutti insediamenti di cui ci rimangono poche tracce, è plausibile il rinvenimento di questo raro spartito relativo ad un canto di festa. La musica  è stata arrangiate ed eseguita . Ebbene siamo lieti ed orgogliosi di farvi ascoltare questa straordinaria testimonianza. Il brano il cui titolo probabilmente era “Vivimus” accompagna le immagini della recente visita  organizzata dal museo archeologico di Frosinone presso  siti della città nel cui sottosuolo giacciono sepolti e probabilmente irrimediabilmente danneggiati i luoghi di sollazzo dei Romani dell’età imperiale. Il teatro e le terme, fra le cui pietre nel periodo di agosto probabilmente  risuonavano le note di “Vivimus”


Buon ascolto e buon Ferragosto.







E’ una burla evidentemente. La tavoletta non esiste e il brano è Vivimus eseguito da Daniele Sepe e l’Ensemble Micrologus. Ascoltatelo e lo riconoscete immediatamente, magari non con le parole in latino.

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