Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 19 ottobre 2014

Democrazia ed educazione nel ventunesimo secolo e oltre

Noam Chomsky  fonte:http://znetitaly.altervista.org/


L’insegnante di storia Dan Falcone e l’insegnante di inglese Saul Isaacson hanno parlato con Noam Chomsky nel suo ufficio di Cambridge il 16 settembre 2014 sull’educazione e l’indottrinamento, gli anni ’60, il memorandum di Powell, la democrazia, la creazione dell’ISIS, i media e il modo in cui il “capitalismo” realmente funziona negli Stati Uniti.

Dan Falcone: Siamo a Cambridge, in Massachusetts, con il professor Noam Chomsky. Sono Dan Falcone insieme a Saul Isaacson, e in realtà questa è la terza volta che le faccio visita. Volevo quindi ringraziarla di questo. E dato che sono un insegnante, volevo iniziare continuando a trattare il tema della Democrazia e dell’educazione.
Ho notato che gli studenti fanno osservazioni molto profonde ed edificanti in mezzo a tutto questo caos. Per esempio, hanno notato che l’appoggio a Israele in certi circoli tradizionali è venuto meno e che il modo in cui la polizia ha trattato di recente i giovani di colore in aree dove si va intensificando la violenza, è un motivo di preoccupazione. Questo per me è un esempio delle ragioni di essere fiduciosi. Questo tipo di modo di pensare si può far risalire al lavoro fatto negli anni ’60 o secondo lei questa è un’eccessiva semplificazione?
Noam Chomsky: Penso che l’attivismo degli anni ’60 avesse un preciso effetto civilizzante sull’intera società in tutti i tipi di modi. Quindi un sacco di cose che oramai si danno per scontate erano delle eresie negli anni’60. Fino a non molti anni fa abbiamo avuto delle leggi contro la sodomia.
Quando la gente ha denunciato l’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per aver rifiutato e messo fuori l’omosessualità, si dovrebbe ricordare che fino a poco tempo fa la stessa cosa si poteva dire degli Stati Uniti. Non si sentiva parlare di diritti delle donne. I sostenitori dei diritti civili venivano  trattati in maniera orribile, non soltanto negli stati del Sud. Era orribile là, ma piuttosto brutto qui. Gli argomenti riguardanti l’ambiente non esistevano. L’opposizione all’aggressione era praticamente nulla, anzi così scarsa, che fino a oggi perfino gli eruditi citano il 1965 come anno di inizio della guerra del Vietnam.
Nel 1965 il Vietnam del Sud era già stato praticamente distrutto. Almeno 200.000 soldati statunitensi stavano devastando tutto e avevano cominciavano ad attaccare il nord. Non si poteva, letteralmente, parlare di questo a Boston che è una città liberale. La prima volta che abbiamo tentato di fare una dimostrazione pubblica contro la guerra ai Boston Common, che è il posto dove hanno luogo tutti gli eventi, è stata interrotta, non si poteva fare. Avrei dovuto essere l’oratore. Nessuno riusciva a sentire gli altoparlanti. Il Boston Globe, il giornale più liberale del paese, il giorno dopo (potete andare a cercarlo su internet), era pieno di condanne riguardo a queste persone che stavano osando di mettere in dubbio la legittimità di bombardare il Vietnam del Nord. Ed eravamo in guerra da 5 anni. Non c’è più nulla di simile.
La Guerra in Iraq, per esempio, è la prima guerra della storia contro la quale ci sono state enormi manifestazioni prima che venisse iniziata, non cominciando 5 anni dopo e senza interromperle. Mettendovi fine. Tutti questi sono cambiamenti e le persone che scrivono oggi sui giornali li hanno sperimentati personalmente. Ne sono stati tutti influenzati, e quindi penso che le sue percezioni e quelle dei suoi studenti siano corrette. E’ piuttosto interessante e di brutto che la cultura intellettuale chiamasse gli anni ’60 “tempo di guai”, un periodo pericoloso in cui sono stati fatti tanti danni alla società. E il motivo è che eravamo civilizzati e questo è pericoloso. Questo ha aumentato l’impegno per la democrazia, ai diritti, ecc. e ha fatto diventare le persone molto meno ubbidienti.
In realtà c’è un’esposizione classica di questo che forse abbiamo discusso, quindi fermatemi, ma è lo studio di The Crisis of Democracy [La crisi della democrazia], un libro molto importante che è stato pubblicato. E’ la prima pubblicazione della Commissione Trilaterale, che era un gruppo di internazionalisti liberali. Per esempio, l’Amministrazione Carter era stata presa dai loro ranghi. Fondamentalmente provengono da lì, una specie di estremità liberale dello spettro convenzionale.
La crisi della democrazia è stato pubblicato nel 1975, ed era una discussione dell’effetto distruttivo degli anni ’60. L’effetto era che chiedeva troppa democrazia. Dovete leggerlo per crederlo. Il quadro era che prima la gente era per lo più passiva e ubbidiente, che faceva quello che gli veniva detto e che la democrazia funzionava bene.
Negli anni ’60, però, varie parti della popolazione sono state stimolate e hanno iniziato a entrare nell’arena pubblica per chiedere i diritti delle donne, degli studenti, dei giovani, degli anziani, degli agricoltori e degli operai. Quelli che si chiamano “interessi speciali” – intendendo tutta la popolazione – hanno iniziato a premere per entrare nell’arena pubblica. E hanno detto che questa mette troppa pressione allo stato e perciò dobbiamo avere moderazione nella democrazia e loro dovrebbero indietreggiare e ed essere tranquilli e obbedienti.
E’ interessante che ci sia un gruppo che non hanno mai discusso come interesse speciale, cioè il potere delle grosse aziende, il che è comprensibile. Questo è l’interesse nazionale, quindi non ne parliamo. Ma, naturalmente hanno un immenso controllo sulla linea politica e in particolare hanno scelto le università. Le scuole, le chiese, le università le descrivono come istituzioni responsabili dell' ”indottrinamento dei giovani” – è proprio l’espressione che usa, indottrinamento dei giovani. E hanno detto che non ci stanno riuscendo. Lo si può constatare perché tutti questi giovani sono in strada manifestando contro la guerra, chiedendo i diritti per le donne, ecc.
Quindi i giovani non vengono indottrinati in modo adeguato e quindi hanno chiesto di fare un altro sforzo; hanno detto che lo stato dovrebbe intervenire per essere sicuri che l’indottrinamento proceda in maniera adeguata. Cioè, ci sono state delle persone del settore dei media che dicevano: “La guerra costa troppo. Forse non dovremmo continuare a farla”, e così via. E hanno anche detto: “è troppo.” Non si possono avere dei media che abbiano questo atteggiamento di opposizione al potere e che lo critichino. Quindi forse lo stato dovrebbe intervenire con qualche forma di censura e di controllo sui media.
Questa è l’estremità liberale dello spettro. Se si vuole vedere l’altro estremo, una cosa importante a cui guardare che è venuta fuori nello stesso periodo, è il Memorandum di Powell. Lo potete trovare su INERNET. E’ il giudice Powell. E’ stato scelto da Nixon per entrare a fare parte della Corte Suprema. E’ stato consigliere nell’amministrazione Nixon, molto di destra, e essenzialmente esprime le stesse opinioni, ma in una forma meno gentile. E si deve leggerlo per crederci. Il Memorandum ha avuto una grande influenza. Era una lettera scritta alla Camera di Commercio, un gruppo commerciale, ma è venuta fuori molto rapidamente anche se doveva essere segreta.
Quello che, essenzialmente, dice Powell – e la sua retorica è rivelatrice – quasi una citazione – “I marxisti si sono impossessati praticamente di ogni cosa. Gestiscono le università. Gestiscono i media. Ci sono enormi attacchi al mondo degli affari. Le attività commerciali vengono perseguitate. Nessuno difende gli affari. Siamo la minoranza perseguitata e il mondo è perduto.” Questa è una descrizione molto interessante dell’atteggiamento delle persone che possiedono tutto. Se si possedesse tutto e un pezzettino finisse fuori controllo, il mondo scomparirebbe. È’ lo stesso caso di un bambino non comune che ha un milione di giocattoli, e che, se uno gli viene rubato, ne morirà.
Questo è l’atteggiamento tipico delle persone che fondamentalmente possiedono il mondo. E poi Powell continua, chiedendosi in che modo si può trattare questa situazione. Dice: “guardate le università che sono finanziate dagli affaristi. Coloro che le amministrano vengono dal mondo degli affari. Invece che permettere che il controllo delle le università venga preso dai marxisti guidati da Herbert Marcuse – è una tale illusione di cui non può neanche parlare – dice che “Potremmo renderli disciplinati usando il potere del denaro, che abbiamo, e possiamo opporci e difendere questa istituzione.” E’ un atteggiamento basato sulla difesa. Possiamo difenderci da questo tremendo attacco usano il nostro potere economico quasi a permettere agli affari un minuscolo settore in cui possa funzionare.
Dovete leggere davvero la lettera per afferrarne il senso. Ebbene, queste sono le due estremità dello spettro e da questo proviene l’intero assalto liberale alla popolazione universitaria, alle scuole e così via. Quindi gli studenti hanno ragione. C’è stato un grosso impatto ed è in parte dimostrato dalla loro reazione, ma c’è. Si può vederlo in ogni genere di modi. E’ soltanto un mondo più civilizzato di come era prima.
Falcone: Proprio di recente nel libro di Afie Kohn, The myth of the Spoiled Child [Il mito del bambino viziato], l’autore scredita in maniera sistematica questa convinzione che i bambini siano viziati. Sembra contestare il tentativo bipartisan che indebolisce l’educazione democratica e la spinge verso un modello commerciale o un ambito aziendale per l’educazione. In altre parole, la rimostranza standard da parte di quei genitori o educatori sia liberali che conservatori, che, indipendentemente dalla tattica, dalla scuola vecchia o nuova, l’educazione è ancora basata sulla condiscendenza, mentre è focalizzata poco sullo sviluppo. Che cosa ne pensa di questi pareri che sono probabilmente gli stessi di Jonathan Kozol?
Noam Chomsky: Penso che fondamentalmente abbiano ragione. Sia Kozol che Kohn e anche altri si focalizzano su quello che risale al tipo di atteggiamenti che sono espressi nei libri che ho citato in tutto lo spettro. Forse le persone non hanno seguito quelle particolari indicazioni, ma queste sono riflesse come opinioni largamente in voga, e questo è il motivo per cui gli anni ’60 vengono chiamati “gli anni dei guai” dai “veri” intellettuali. E da questo deriva il senso che, certo, si devono migliorare le istituzioni responsabili dell’indottrinamento dei giovani. I bambini si devono controllare. Bisogna assicurarsi che non siano troppo liberi, creativi e indipendenti, e questo è visibile in tutti i modi.
E quindi, prendiamo, per esempio, il quartiere dove vivo. Ci eravamo trasferiti qui 50 anni fa. E’ un quartiere tranquillo nei sobborghi. Niente traffico sulle strade, boschi sul retro della casa, dove i bambini possono giocare. Quando abbiamo traslocato qui, lo abbiamo fatto principalmente perché avevamo figli piccoli. Sembrava un posto grandioso per far crescere dei bambini, e i ragazzini erano sempre in giro per strada. C’erano un paio di bambine che giocavano da sole nei boschi, e così via. Se andaste adesso in quel quartiere, non vedreste mai un bambino.
Se faccio una passeggiata, ogni tanto potrò vedere un adulto con un cane e talvolta dovranno trascinarsi dietro un bambino che non ha nessuna voglia di essere lì. In generale, però, non ci sono bambini che giocano. Tornando ai boschi dietro la nostra casa, c’è un albero che per i bambini è automaticamente un albero su cui arrampicarsi. E’ proprio perfetto. Appena i bambini lo vedono, vogliono salirci sopra.
Negli anni ’60 e ’70, quell’albero d’estate diventava una cooperativa, un’attività spontanea per i ragazzini del quartiere. Ognuno di loro portava un pezzo di legno che mettevano sopra e qualcuno portava un’altra cosa e in autunno c’era questa elaborata costruzione sull’albero, casette sugli alberi e si vedevano i bambini giocare e correre.
Se ora si fa una passeggiata, si vedrà l’albero nudo. Ai bambini non è permesso stare fuori. Non giocano. O stanno in casa a divertirsi con i video giochi o altro, oppure sono impegnati in attività organizzate. L’ho constato nei modi più sorprendenti. Ho un nipote sulla ventina che quando era piccolo amava gli sport, e quindi voleva giocare a pallone e a pallacanestro, a tutto.
Però, l’unico modo per farlo era di essere in una lega di squadre. E’ capitato che fosse quella della Salem e quindi giocava nel campionato di baseball di Salem. Mi ricordo che una volta mia moglie ed io siamo andato a vederlo giocare, un sabato pomeriggio. Aveva 7 anni. C’erano due squadre di bambini di 7 anni che giocavano a pallone. L’arbitro aveva 11 anni. I genitori stavano a bordo campo, urlando all’arbitro e pronti ad ucciderlo perché qualcuno aveva dato una spinta al loro bambino e non voleva prendere provvedimenti.
Mi ricordo che un altro sabato pomeriggio siamo andati a casa sua. Doveva giocare una partita di baseball. E’ tornato a casa mezz’ora dopo, molto scontento. Gli abbiamo chiesto che cosa era successo. Ha detto che avevano dovuto annullare la partita. I bambini erano 10. Avevano dovuto annullare la partita perché l’altra squadra aveva soltanto 8 giocatori e quindi i bambini non potevano giocare. Tutti stavano seduti, ma non potevano permettere a un loro compagno di squadra di fare il nono giocatore per l’altra squadra in modo che i ragazzi si potessero divertire, perché deve essere gestito dagli adulti, e per questo la lega funziona in questo modo.
E questo continua. Intendo dire che l’infanzia si sta perdendo e nelle scuole si vede la stessa situazione. Beh, lo sapete meglio di me che l’indottrinamento è incredibile. I programmi di Bush e Obama sono programmi tesi ad addestrare i bambini per il Corpo dei Marine. E penso che sia fatto così di proposito. Indebolisce l’indipendenza degli insegnanti. Se i bambini studiano per fare un test, non impareranno nulla; lo sappiamo tutti in base alla nostra esperienza. Si studia per un test, si supera, e poi si dimentica l’argomento su cui verteva. E presumo che questo sia fatto abbastanza consapevolmente. Quanto ne sono consapevoli ? Non lo so, ma sono riflessi dell’atteggiamento che si deve avere: disciplina, passività, obbedienza, il genere di indipendenza e di creatività che erano evidenti negli anni ’60 e fino adesso – sono soltanto pericolosi.
Falcone: Faith Agostinone-Wilson ha condotto delle ricerche nel campo dell’educazione simili a quelle di Henry Giroux in quanto esamina le attuazioni basate sulla scuola, come lei ha citato “la visione neoliberale del mondo tramite un corretto atteggiamento del lavoratore.” Questo sarebbe perché un insegnante – suppongo anche uno studente – “promuova la gestione di un classe come modo di costruire un lavoro di squadra o di indirizzare gli studenti verso l’auto-regolamentazione. Questi tentativi hanno funzionato insieme essenzialmente per formare le attitudini e le inclinazioni verso un ethos capitalista. Come se le scuole stessero diventando incarnazioni di moderne grosse aziende. E’ una cosa che è stata ingigantita?
Chomsky: Ebbene, forse lo sapete meglio di me. Vedo la scuola soltanto da una certa distanza, ma penso che sia fondamentalmente giusta? Non penso che Duncan e gli altri tizi dicano: “Instilliamo in loro i valori del capitalismo. Penso che quello che vogliono fare è infondere in loro la disciplina, l’obbedienza e la passività. Diremo che: questo è ciò che dovete saper ripetere a 7 anni, a 10 e a 12. E se siete in grado di ripeterle, andate avanti. Se un bambino decide: “non voglio fare quello. Voglio studiare qualche altra cosa,” deve essere fermato.
In realtà, ho parlato a gruppi di insegnanti occasionalmente e le reazioni sono interessanti. Ricordo che non molto tempo, alla fine di uno di questi incontri, un’ insegnante del 6° Grado (I media nostra), è venuta a parlarmi e mi ha raccontato la sua esperienza in classe. Dopo la lezione una bambinetta,  le ha detto che le interessava una cosa che era venuta fuori durante la lezione e le ha chiesto se avesse qualche idea sul modo di approfondirla. E l’insegnante le ha dovuto dirle: “Non puoi farlo perché devi studiare per i test del MCAS (Sistema di valutazione comprensiva del Massachusetts) Devi superare questo esame.” L’insegnante le ha anche detto: “Il mio stipendio dipende da questo.” Quindi non si va avanti se si fa così. E mi è capitato di andare in un scuola quando ero bambino e facevamo soltanto questo: seguire i nostri interessi. Era articolata e così si finiva per sapere ogni cosa che si supponeva si dovesse apprendere: aritmetica, latino, qualsiasi cosa fosse. Ma quasi sempre era per nostra propria iniziativa.
Gran parte di questo è accompagnato da una fortissima attenzione data alla tecnologia e non necessariamente allo scopo di liberare i nostri impulsi creativi. E’ la tecnologia che guida i manager del software o che fa vendere i prodotti e che guida il training all’obbedienza. Rende difficile l’educazione.
Le tecnologie possono essere liberatorie, ma possono anche essere uno strumento di coercizione e controllo.
Falcone: Le posso fare una domanda su: “The Responsability of Intellectuals” [La responsabilità degli intellettuali]? Il suo famoso saggio si sta avvicinando al suo 50° anniversario. Secondo lei, le sfide legate a qual saggio sono cambiate o sono rimaste relativamente le stesse?
Chomsky: Penso che siano praticamente identiche. E’ quasi comico. Potrei darvi molti esempi. Prendiamone uno anche se non ha senso. Questa mattina, però, mi è capitato di leggere l’editoriale del Washington Post che parlava della conferenza dedicata all’idea di costruire questa grande coalizione per combattere l’ISIS. Tutti hanno pensato che fosse meravigliosa. Hanno detto che c’era un elemento di disturbo che è l’Iran e poi l’articolo citava un tweet dell’Ayatollah Khameney che condanna la conferenza. Si faceva anche notare il motivo per cui l’Iran la criticava. Era perché l’Iran era l’elemento di disturbo.
Questo è tipico del modo in cui gli intellettuali guardano il mondo. Si sceglie la linea del partito e si interiorizza e poi si interpreta ogni cosa in base a quei termini, con poche eccezioni. Infatti, ci sono probabilmente più eccezioni ora di quante ce ne fossero negli anni ’50 e 60, ma sono ancora piuttosto restrittive. Un sacco di persone che tentano di uscire dallo schema sono semplicemente buttate fuori.
Saul Isaacson: Ho una domanda sui media. Quando ho saputo della caduta di Mosul – onestamente, è stata la prima volta che ho sentito parlare dell’ISIS, e devo dire che seguo i media ordinari abbastanza da vicino.
Chomsky: E’ stato lo stesso qui. E’ stata una vera sorpresa.
Isaacson: Come mai? C’erano persone che sapevano e che ce lo hanno tenuto nascosto?
Chomsky: Prima di tutto, quando l’Iraq ha smesso di essere una notizia che interessava gli Stati Uniti, tutta la stampa è andata via da quel paese. Se non siamo coinvolti, che differenza fa? Quindi, per esempio, i peggiori crimini del mondo accaduti nei due anni passati, stanno accadendo nel Congo orientale. Non c’è quasi nessuna notizia al riguardo.
Isaacson: Non ho letto nulla in proposito.
Chomsky: Nulla, ma forse 5 milioni di persone sono state uccise negli ultimi due anni. Un motivo per cui non ne sentiamo affatto parlare è perché c’è un coinvolgimento molto limitato della stampa degli Stati Uniti. L’altro motivo è che la notizie non saranno molto accettabili. Parte della ragione di quelle atrocità è che si può avere un mezzo come un telefono cellulare. Le multinazionali sono dappertutto, là. Si stanno prendendo i minerali essenziali. E le milizie che uccidono tutti stanno fondamentalmente fornendo le risorse minerarie alle multinazionali che quindi profittano di questo tipo di accesso a poco prezzo alle risorse e ce le vendono. Questo non è il genere di notizia che si vuole comunicare alla gente.
Ci sono quindi varie ragioni per cui non c’è copertura giornalistica di quello che accade in Congo. Nel caso di Mosul ci sono state notizie ufficiali. Il Generale[David] Petraeus, che è un genio militare, è andato a Mosul e ha pacificato tutto – è stata una cosa meravigliosa, lui se ne è andato ed è diventato un grande eroe. Cinque minuti dopo che è partito, tutto è andato in pezzi perché non stava succedendo nulla. E non appena è partito, le cose sono andate in pezzi a causa delle milizie che combattevano e così via. Ma non è una bella storia. In quel momento non rientrava nella linea del partito, e da allora le cose stanno continuando così. E’ piuttosto ironico che un governo appoggiato dagli Stati Uniti e dall’Iran sia così brutale. Ha attaccato la minoranza sunnita molto brutalmente e nessuno vi presta attenzione. Poi, improvvisamente, si viene a sapere che c’è questo gruppo che si chiama ISIS che aveva, letteralmente, 2.000 jihadisti con armi leggere che affrontavano un esercito iracheno di 350.00 persone dotate armi pesanti, addestrate dagli Stati Uniti per 10 anni. L’esercito, appena li ha guardati, è scappato, lasciandosi dietro le armi. Che cosa vi dice questo fatto riguardo all’atteggiamento degli iracheni verso gli Stati Uniti? Non è il genere di cosa sui cui riferire sulla stampa. Ci sono giornalisti che lo fanno, come Patrick Cockburn che scrive sul quotidiano di Londra, The Independent, ma è quasi da solo.
Isaacson: Le ha ricordato l’esercito del Vietnam del Sud? (ARVN- Army of the Republic of Viet Nam)?
Chomsky: Qualcosa del genere. Torniamo a parlare della Guerra del Vietnam, è abbastanza interessante. I servizi segreti americani non riuscivano a capire che cosa stesse accadendo. Dicevano che i nostri vietnamiti non volevano combattere, ma che i loro vietnamiti sono alti 3 metri, sembrava fossero dei giganti. Sono le stesse persone. Come è possibile? L’ovvia risposta è che non è vero. Infatti si può generalizzare. Consideriamo l’Asia sud orientale. Negli scorsi 20, 30 anni, c’è stato quello che si chiamava il “Miracolo asiatico”, cioè rapida crescita, società industriale. Accade dappertutto, con un’eccezione, quale? Le Filippine sono quelle che non possono crescere, quelle che gli Stati Uniti hanno continuato a gestire per 100 anni, C’è forse una correlazione? Avete mai letto qualcosa in proposito? Vi viene almeno in mente?
Falcone: Mi ricordo che lei ha detto delle cose importanti sugli iPad e sui materiali usati che arrivavano Congo e ha fatto un’osservazione del tipo: forse i contribuenti americani, se dovessero fare la scelta tra il comportamento brutale verso l’appoggio o i servizi transnazionali , forse avrebbero potuto scegliere i beni e i servizi governativi, ma non avevano scelta.
Chomsky: Torniamo agli anni ’50, quando sono arrivato qui. Ero in un laboratorio di ricerca. Infatti, proprio sotto a questo studio , c’è un laboratorio di ricerca per l’elettronica. Era finanziato al 100% dal Pentagono. Quello che faceva era creare la cultura della moderna tecnologia dell’informazione (IT) in un’economia di alta tecnologia basata su finanziamenti privati: internet, computer, microelettronica. Poi è stata ceduta all’impresa privata.
Il primo piccolo computer Apple commerciabile è del 1977. Questo dopo 30 anni di ricerca e di sviluppo principalmente nel settore statale, di spesa pubblica. In un sistema capitalista, c’è il principio che se si investe, specialmente facendo un investimento rischioso a lungo termine, se se ne ricava qualcosa, si suppone di ottenerne un profitto. Nel nostro sistema questo non succede. Il contribuente ha pagato per l’investimento e non ottiene nulla – si assume tutti i rischi – ottiene zero. Il denaro va nelle mani di Bill Gates e di Steve Jobs, che si stanno appropriando di decenni di lavoro nel settore pubblico.
Ora torniamo alla vostra domanda. Se negli anni ’50 si fosse domandato alle persone: “Volete che le vostra tasse siano usate per lo sviluppo del tipo di tecnologia che permetterà ai vostri nipoti di avere gli iPad o volete che le vostre tasse vengano usate per una società a misura d’uomo? Assistenza sanitaria, educazione luoghi dove la gente possa avere una vita decente? E così via. Che cosa avrebbe deciso la gente? Ebbene qualunque fosse stata la risposta non l'hanno data, perché non hanno mai potuto scegliere. Si diceva loro: “Dovete pagare le tasse per il Pentagono perché arriveranno i russi e perché arriveranno i cinesi.”
E poi si viene a sapere che pagavano le tasse di modo che i loro figli potessero avere gli Ipod e che Steve Jobs potesse diventare ricco. Ecco, questo è il modo in cui funziona tutta la società , ma queste cose non si possono leggere da nessuna parte. Torniamo a “La responsabilità degli intellettuali.” Quante volte leggete cose a proposito di questo argomento? E’ un fatto lampante, ovvio. Lo potete scoprire. Ci sono un paio di persone ai margini che leggono qualcosa al riguardo. Ma non è il genere di cosa che viene presentata al pubblico. Il dipartimento di economia qui al MIT – è un buon dipartimento, ma non scrivono nulla in proposito. Producono modelli astratti di liberi mercati che hanno un rapporto molto limitato con la realtà che è proprio davanti al loro naso.
Falcone: Grazie moltissimo per averci dedicato il suo tempo.
Isaacson: Grazie. E’ stato un incontro affascinante come sempre.

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