Lunedì scorso, 20 ottobre, il direttore generale della Asl di Frosinone Isabella Mastrobuono, ha presentato alla conferenza dei sindaci , il piano strategico dell'azienda per il triennio 2014-2016. Giova ricordare che si tratta dell'ennesimo documento provvisorio. Non siamo in presenza, dell'atto aziendale vero e proprio, il testo, cioè, che il 15 novembre dovrà essere presentato alla Regione Lazio. Sembra certo però che l'elaborato definitivo ricalcherà fedelmente il piano strategico illustrato ai sindaci. Se così fosse, si confermerebbero tutte le criticità espresse da alcuni sindaci e dal coordinamento provinciale della sanità. Anche in questo frangente la volontà di privare il popolo ciociaro di un servizio sanitario decente, emerge in modo lampante. Di ciò i sindaci dovranno tenere conto nell'esprimersi a favore, o contro, l'atto aziendale di prossima (si spera) promulgazione. Di seguito riportiamo le osservazioni del coordinamento provinciale della Sanità al piano strategico.
A- Piano economico .
Manca un piano economico strategico (no sistemi riduzione mobilità
passiva per 143 milioni di Euro, no riduzione uoc burocratiche a discapito
delle ospedaliere)
Alla parte seconda punto 1 salta agli occhi che su un
budget contrattato con la Regione di 794 mln, si pone una voce negativa sul
saldo mobilità per 143 mln, e però sugli obiettivi si programmano solo tagli
sul personale e sui farmaci, sorvolando completamente sull'aggressione di
questo scandalo continuo della perdita per mobilità passiva verso altre Asl, si
programma invece un aumento, sia pur lieve dei finanziamenti ai privati
B- Accessibilità ai servizi:
mera enunciazione di azioni prive di specificità,
studi di fattibilità, riferimenti nella letteratura scientifica
C- Gestione rischio clinico:
importante attività nei fatti svuotata di contenuti
in quanto il rischio clinico è direttamente legato al supporto logistico degli
operatori (assolutamente carente e con il piano sicuramente in peggioramento),
e al loro conseguente burn out. Le
azioni elencate sono, eufemisticamente, scolastiche e destituite di validità
D- Rete socio sanitaria.
Si profila su reiterati, pluriennali disquisizioni di
centralità dei distretti che da decenni non hanno portato a conclusioni degne
di nota, le c.d. Funzioni strategiche non appaiono altro che una ripetizione
sotto parole diverse di quanto già dimostratosi inadeguato in precedenza. La
rete delle cure primarie non dipende dalla Asl ma dai contratti e accordi
regionali e perfino nazionali, per cui si tratta solo di disquisizioni teoriche
su cui è lecito dubitare vista l'esperienza pregressa. L'unico modello valido
comprovato nella regione Lazio, l'ospedale distrettuale, è completamente
ignorato. Come impostato l'unico sviluppo che si può prevedere è l'aumento del
contenzioso, del burn out, del rischio per operatori e utenti.
Il PUA e l'integrazione con i distretti sociali è
redatta una impostazione generica, oltre che unilaterale
E- Case salute.
Il modello si sta dimostrando niente altro che una rivisitazione dei normali
poliambulatori, il cui rapporto costi/benefici è dubitatevole. Manca il business plan che non si trova
allegato come scritto nella bozza del piano. Il modello case salute rischia di
rivelarsi economicamente deleterio: gli stessi servizi dei poliambulatori
esistenti con nomi diversi e costi aumentati: mentre sarebbe meglio istituire
tali strutture intermedie in forma di presidi territoriali a cogestione comunale tramite accordi di
programma.
F- Specialistica ambulatoriale interna:
si spaccia per piano strategico la ordinaria attività
G- Assistenza domiciliare:
il piano strategico consta di 2 (due righe) senza
alcuna visione di prospettiva
H- Offerta ospedaliera:
esecrabile il piano che svuota qualitativamente il
concetto di specializzazione per sostituirlo con quello di gravità, schema
proposto in alcuni sistemi sanitari nel mondo e subito rivelatosi inefficace:
non sviluppa le competenze, è rischioso per gli utenti.
La asserita “valorizzazione” delle alte specialità è assolutamente vaga e
non correlata a specifiche risorse.
La spinta verso week e day surgery e hospital, nei
sistemi sanitari moderni è un corollario della rete specialistica e di alta
specialità, nel piano sembrerebbe una sostituzione più che una aggiunta.
La reimpostazione asserita degli ospedali come rete
territoriale non si è perfezionata altro che nella soppressione di uno dei
quattro poli superstiti della provincia, squilibrando il territorio anziché
riequilibrarlo, come impropriamente asserito nel piano .
La allocazione delle reti asserita (ictus a Frosinone,
oncologia a Sora, riabilitazione a Cassino) è una mera buona intenzione, perchè
non suffragata da alcun riscontro tecnico, logistico, anministrativo, di
risorse umane, materiali e finanziarie, e per alcuni versi perfino paradossa.
Altrettanto generica e priva di riscontri oggettivi è la pianificazione su
Anagni.
Il dirigente delle professioni sanitarie non appare il
primo dei desideri del territorio.
La reti dei territori, per come indicata in recenti
decreti regionali, verrà spostata come unico laboratorio centrale allo
“Spaziani”, e negli altri ospedali si faranno solo poche batterie di esami
essenziali; su questo ci sono molti dubbi sulle garanzie di qualità e di
gestione del rischio clinico, domande inevase, e sulla reale dimostrazione
della valenza economica di tale impostazione.
Si evidenzia che a monte di tutto questo permangono
moltissime criticità e lacune da colmare, tra cui:
1- numero posti letto ospedalieri: inaccettabile
l'obiettivo del 2,7 su un piano triennale
2- impossibile raffronto esistente – programmato se
non si chiarisce se i posti letto futuri sono autorizzati, fisici o
organizzativi.
3- con i posti letto pubblici al 50% della legge anche
uoc al 50%: impedimento impianto e sviluppo servizi specialistici avanzati, il
modello per intensità di cure deve essere solo residuale
4- non viene quantizzata la allocazione geografica del
numero dei pl a cadere nella singola uoc
5- improponibile la soppressione, di fatto, del S.
Benedetto, che aggiunta all'avvenuta soppressione dell'Ospedale di Anagni
lascia l'intera zona nord della provincia senza copertura ospedaliera
6- avvio monitoraggio, anche con protocolli intesa con
forze di polizia, autonome nelle loro indagini, sulle strutture accreditate a
maggior rischio incongruità.
I- La emergenza-urgenza.
Tutto il capitolo è da rigettare, in quanto manca il
benchè minimo stimolo o accenno alla realizzazione del DEA di II livello a
Frosinone, benché il regolamento sugli standard ospedalieri sia successivo al
piano sanitario regionale, e quindi si rende indispensabile un aggiornamento
per riequilibrare gli interventi per parametrare la area della provincia di
Frosinone come sede di DEA di II livello.
L- La politica del farmaco.
La impostazione è tesa unicamente al risparmio a
tutti i costi, senza preoccuparsi del benessere assicurato in maniera
esponenziale su tutto il sistema dalla disponibilità non razionata dei farmaci,
una politica miope che vede il farmaco come un costo e non come una risorsa
perchè diminuisce i casi di invalidità, aspetto su cui non si fa accenno, quasi
che l'uso del farmaco fosse fine a sé stesso; ed inoltre, si inserisce in
difetto di competenza e in conflitto di interessi su campi che afferiscono solo
ad autorità scientifiche indipendenti.
M- Acquisto apparecchiature.
L'acquisto di macchinari nuovi è sicuramente utile,
ma non vengono esplicate e giustificate
le ragioni e le quote di riparto e gli specifici acquisti che si celano dietro
quelle somme e come sono stati decisi. Per quanto riguarda gli interventi
edilizi, è indispensabile conoscere quanti si effettuano sugli stabili ormai
cartolarizzati ( e quindi non più nella reale proprietà della Asl) e quali no,
per apprezzarne la giustificazione come investimento a lungo termine.
N- Comunicazione e partecipazione.
Sono elencati meri adempimenti di forma e burocratici
che non costituiscono un reale valore aggiunto all'impostazione veramente
partecipativa dell'Ente.
O- Formazione.
la formazione è pedissequamente profilata sugli aspetti che sono stati fin qui
oggetto di disappunto, e in conseguenza lo diviene anche il capitolo formativo
P- Risorse umane.
Nel mentre che la Asl prende
atto dell'insoddisfazione del proprio personale, nato da politiche improprie
generanti abusi e privilegi, si autoesclude dalle proprie responsabilità anche
presenti e traccia anche qui un mero elenco di oneri platealmente burocratici e
sterili, che ci pare che anziché migliorare la politica del personale, ne
acuiscano le tensioni e ne aumentino il burn out.
Q- Rapporti con università.
Si vanno a implementare esperienze la cui validità e
benemerenza finanziaria è tutta da valutare, poiché sembra che questa forma di
collaborazione, come impostata, sia tutta a vantaggio dell'università e a
svantaggio della provincia di Frosinone.
R- Dipartimento di prevenzione.
La tematica sulla contaminazione ambientale grave
nella provincia di Frosinone è di tale rilievo che comporterà un documento
a sé stante, sia pure in continuum con i
concetti fin qui espressi.
S- Dipartimento salute mentale e dipartimento 3D. Pur ritenendo giusta l'unificazione dei due
dipartimenti, non si stabiliscono se non genericamente i modi, non viene fatto
riferimento alla riallocazione del personale, in particolare per la
delicatissima questione dell'ambito penitenziario.
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