Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 29 aprile 2015

Costituzione stracciata e vilipesa

Dionisio Paglia
Presidente Comitato provinciale in difesa della Costituzione.



L'art. 72 della Costituzione italiana recita all'ultimo capoverso: " La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi".
Il Governo Renzi vìola la Costituzione ponendo la questione di fiducia sull'approvazione della legge elettorale, che deve invece seguire la procedura normale.
Ci sono solo due precedenti nella storia del nostro Paese: la Legge Acerbo del 1923 e la Legge "Truffa" del 1953. Nel primo caso ( non vigeva ancora la Costituzione che è stata promulgata nel '48) fu il governo Mussolini a porre la fiducia sulla legge elettorale; nel secondo caso fu l'allora governo democristiano a farlo. 
Renzi da "buon democristiano" considera evidentemente "normale" porre la fiducia su una legge di rango costituzionale, che è di stretta competenza parlamentare.
Qualcuno deve fermare il "delirio di onnipotenza" di questo esecutivo, qualcuno che è preposto a farlo deve arrestare la violazione sistematica della Carta costituzionale.
Il 25 aprile di 70 anni fa ha posto le basi della nostra Repubblica, i cui valori fondativi sono stati scritti nella Costituzione, varata da un'Assemblea Costituente eletta con la "proporzionale pura". I padri costituenti hanno scritto anche le regole per poter modificare la nostra Costituzione (vedi art. 138) proprio per impedire ai governi di turno di cambiare le regole del gioco in corso d'opera.
Fin qui la questione di metodo. Nel merito invece l'Italicum prevede una sola Camera elettiva, asservita al potere esecutivo, in quanto composta in maniera preponderante da nominati, scelti dai partiti e non dagli elettori.
Sono in gioco le sorti stesse della nostra democrazia, messa a repentaglio da questa deriva autoritaria, che vede "un uomo solo al comando".

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