Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 1 maggio 2015

Primo Maggio

Per l’unità della classe operaia mondiale
contro gli attacchi dell’imperialismo e dei suoi governi
 
 
dichiarazione del Segretariato Internazionale
della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale
 
 
A partire dal 2008, quando si è aperta la più grave crisi economica del capitalismo dal 1929, è diventato un fatto comune vedere i vari governi sferrare attacchi ai livelli di vita della classe lavoratrice allo scopo di salvare gli interessi di banchieri e grandi imprenditori.
Abbiamo visto cadere il livello di vita delle famiglie operaie, la perdita di diritti sul lavoro, tagli alla sanità, maggiori difficoltà nell’accedere al diritto allo studio e un aumento del prezzo dei beni di prima necessità; tutto ciò è parte della vita quotidiana in questi sette anni di profonda crisi prodotta dai capitalisti che continuano a governare il pianeta. Tuttavia, questa è soltanto una parte della realtà politica, perché la classe lavoratrice e i settori oppressi, che non hanno mai smesso di lottare, hanno intensificato durante questi sette anni la loro lotta contro i piani dell’imperialismo e dei suoi governi in ogni Paese.
Questa resistenza comprende vari scenari, come le mobilitazioni e gli scioperi contro i numerosi attacchi, traditi nell’assoluta maggioranza dei casi dalla burocrazia. Comprende decine di scioperi generali in Grecia contro i piani della Troika, come anche la recente giornata di lotta contro il progetto di terziarizzazione in Brasile lo scorso 15 aprile, cui hanno aderito decine di centrali sindacali inclusa la filogovernativa Cut. La resistenza abbraccia anche vittorie distorte del movimento di massa, per esempio la sconfitta elettorale dei partiti di governo in Spagna e Grecia. Inoltre, si sta sviluppando in Brasile una crescente rottura della classe operaia con il governo del Pt e con il Pt stesso. Nella maggior parte dei casi queste rotture politiche si riflettono soprattutto a negativo, per esempio nel voto di protesta contro i governi che applicano i piani di attacco, come nel caso della vittoria del Po contro il Psoe e, successivamente, delle mobilitazioni e del rifiuto maggioritario della popolazione nei confronti delle politiche di Rajoy in Spagna.
L’altro scenario è rappresentato da processi rivoluzionari come la primavera araba o il rovesciamento del governo di Yanukovich in Ucraina, dove le masse hanno rotto non solo politicamente con il governo e si sono scontrate con i regimi democratico-borghesi, nonostante finora non siano riuscite ad abbattere le istituzioni responsabili dello sfruttamento e dell’oppressione.
E’ evidente che tutti questi processi di ascesa rivoluzionaria che vedono protagoniste le masse a livello internazionale presentano una grande contraddizione: l’assenza di una direzione rivoluzionaria che conduca il programma di resistenza contro l’imperialismo e i suoi piani ad una linea offensiva di lotta per la distruzione dell’imperialismo e alla lotta aperta e dichiarata per la costruzione del socialismo.
All’interno di questa contraddizione si inseriscono l’imperialismo e le borghesie locali, che con la loro politica deviano i processi rivoluzionari consegnandoli nelle mani di direzioni che capitolano all’imperialismo o dipendono direttamente da esso, come dimostra il caso dell’Egitto, dove l’esercito è riuscito a mantenere il controllo della situazione, o quello della Grecia, dove Tsipras e Syriza difendono strategicamente la permanenza nella Comunità europea e la negoziazione dei piani della Troika.
 
Per la costruzione di una direzione rivoluzionaria
Noi della Lit-Quarta Internazionale siamo convinti che queste contraddizioni che sorgono nel processo rivoluzionario sono il prodotto della profonda crisi di direzione rivoluzionaria, e sosteniamo che le masse con le loro azioni tracciano il cammino da seguire e dimostrano che l’imperialismo può essere sconfitto.
Certamente questa lotta eroica delle masse finisce con l’essere diretta o si scontra con organizzazioni che si definiscono rivoluzionarie o socialiste e che svolgono invece un ruolo debilitante o controrivoluzionario. Per esempio, nel momento in cui le masse intraprendono la lotta e cercano di rovesciare regimi dittatoriali, come in Medio Oriente, le organizzazioni del castro-chavismo si collocano in difesa di governi sanguinari come quelli di Gheddafi e Bashar Al Assad. Mentre in Europa le masse dimostrano di ripudiare la Troika, l’euro e quindi la Comunità europea, i partiti neo-riformisti, come Podemos e Syriza, utilizzano la propria autorità per cercare di convincere la classe operaia e gli altri settori oppressi che è possibile riformare l’imperialismo europeo e conferirgli un volto umano. Mentre inizia un processo di rottura con i governi populisti in America Latina, i quali applicano le stesse politiche neoliberiste che l’imperialismo suggerisce loro, le burocrazie sindacali e i gruppi di opposizione di sinistra a questi governi realizzano solo calcoli elettorali e non preparano la battaglia aperta, nelle strade, con metodi di classe, per sconfiggere e rovesciare questi governi, poiché puntano a salvare il regime democratico-borghese per guadagnare spazio al suo interno.
In altre parole, mentre le masse avanzano passo dopo passo nella lotta e dimostrano la loro attitudine rivoluzionaria, le burocrazie e la sinistra riaffermano il ruolo riformista e utilizzano tutte le armi in loro possesso per arginare la forza rivoluzionaria delle masse; purtroppo, dopo sette anni di crisi economica, crisi politica e una grande ascesa a livello mondiale, la maggior parte della sinistra mondiale resta immersa in un’alluvione opportunista che oggi si dimostra essere il principale ostacolo per raggiungere l’unità e sconfiggere l’imperialismo.
 
Primo Maggio giornata di lotta internazionale: la classe operaia continua ad essere forte 
Il problema principale che attanaglia la maggior parte della cosiddetta sinistra mondiale è che ha voltato le spalle alla migliore tradizione politica della classe operaia e alla sua lotta internazionalista per il socialismo. Oggi le centrali sindacali in tutto il mondo, e i partiti di sinistra, sono molto lontani dal seguire l’esempio della Seconda Internazionale nel 1890, che votò una campagna unificata in tutto il mondo per la giornata di 8 ore, definendo il primo maggio giornata di lotta della classe operaia mondiale. Questa giornata fu scelta in segno di appoggio alla lotta che scoppio a Chicago nel 1886 e che costò la vita ai martiri di Chicago, che furono accusati di terrorismo e condannati ingiustamente da un tribunale borghese.
Lo spirito di questa campagna, che conquistò il diritto alla giornata di 8 ore e lanciò il Primo maggio come giornata di lotta della classe lavoratrice mondiale, non può essere inteso se non nel quadro del profondo internazionalismo propugnato dai partiti che rivendicavano il Manifesto Comunista, l’inno dell’Internazionale, la Comune di Parigi, e che si condensava nell’esistenza della Seconda Internazionale in quanto strumento di lotta per il socialismo. Questo metodo e questo programma, dopo il tradimento della Seconda Internazionale, furono recuperati nei primi quattro congressi della Terza Internazionale.
Di fronte alla crisi dei vecchi apparati socialdemocratici e all’esplosione dell’apparato stalinista mondiale, si sta sviluppando un ampio e ricco processo di riorganizzazione politica, impregnato di grandi contraddizioni: se da un lato si concretizza la rottura della classe operaia e dell’avanguardia con i vecchi apparati, pur tuttavia questa rottura non arriva ancora a recuperare la tradizione e le conclusioni dei momenti migliori delle Internazionali che costruirono il processo della lotta per il socialismo. Nascono nuovi partiti elettoralistici come Podemos, che rinnega la tradizione socialista e operaia e ripone ogni aspettativa nella conquista del parlamento e dei governi col fine di amministrare l’odierno capitalismo. In altre parole, conducono le aspirazioni al cambiamento delle masse nel pantano della democrazia borghese.
Questa crisi ha dimostrato non solo che il capitalismo è vulnerabile ma soprattutto che la classe operaia è più forte che mai. L’anticamera della vittoria di Syriza furono i 32 scioperi generali; la crisi di Po e Psoe in Spagna ha avuto come catalizzatore gli scioperi; abbiamo visto nel 2012 la prima azione unitaria di sciopero in Europa. Negli Stati Uniti la campagna per l’aumento del salario minimo ha dato grandi risultati e siamo stati testimoni di scioperi in diversi settori. In Cina, nel quadro della crisi, è in corso un’importante ondata di scioperi nei settori industriali. In Egitto, il processo apertosi con la caduta di Mubarak è iniziato con gli scioperi tessili. In America Latina, abbiamo visto scioperi generali e dei trasporti in Argentina, i professori e gli elettricisti sono stati protagonisti di vari scioperi in Messico, e oggi il Brasile vive un ampio processo di scioperi realizzati dal basso, principalmente nei settori metallurgici.
Crediamo perciò che il futuro della rivoluzione non si giochi in parlamento lottando per le riforme; il nostro futuro si gioca insieme alle lotte della classe, e la classe sta facendo la sua parte, la classe operaia mondiale sta cominciando a muoversi. Compito dei rivoluzionari è guidare la classe nella sua lotta diventando lo strumento politico di milioni di operai che stanno lottando.
Gli attivisti che resistono agli attacchi, nel contesto della battaglia contro l’imperialismo e i grandi apparati burocratici, devono fare i più grandi sforzi per l’unità internazionale, forgiando strumenti di lotta che permettano di unificare i processi di resistenza che sorgono in tutto il mondo. Salutiamo quindi con enorme entusiasmo l’incontro della Rete Sindacale Internazionale che si realizzerà in Brasile i giorni 8 e 9 giugno. I nostri militanti parteciperanno e fanno appello a tutto il sindacalismo indipendente a costruire questo nuovo strumento.
Da militanti della Lega Internazionale dei Lavoratori continuiamo a rivendicare la ricostruzione della IV Internazionale in quanto strumento principale per superare la crisi di direzione rivoluzionaria. Non pensiamo che il compito dei rivoluzionari consista nel dissolvere le proprie organizzazioni in partiti elettoralistici. Al contrario, la lotta che le masse portano avanti in tutto il pianeta dimostra la necessità di costruire forti organizzazioni d’avanguardia che possano portare il programma rivoluzionario e contendere la direzione dei processi contro l’imperialismo, le borghesie nazionali e i riformisti.
Facciamo quindi appello a tutti gli attivisti che stanno lottando e che rivendicano il socialismo come via d’uscita dall’attuale crisi capitalistica ad unirsi alla Lit nella lotta per la ricostruzione della Quarta Internazionale.
 
(traduzione dall'originale in spagnolo di Simone Tornese)

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