Nel marzo 2011, la
gente riempì Piazza del Popolo a Roma, per protestare contro la devastazione
che il Governo Berlusconi stava operando sulla Costituzione. Si votava per la privatizzazione dell’acqua e
dei servizi pubblici. Anche la scuola pubblica subiva un decisivo smembramento
a favore degli istituti privati, un articolato legislativo letale che faceva
strame di tutti i diritti sanciti dalla Carta. Oggi dopo cinque anni
nulla è cambiato, anzi si cerca di legalizzare tutto quanto intossicava
la vita dei cittadini di allora, con una possente riforma costituzionale. Un
dispositivo che anziché i diritti sancisce gli abusi, anziché la sovranità
popolare, sancisce la sudditanza al despota, in luogo della solidarietà, impone
l’individualismo e l’unico diritto sancito è quello del più forte. Per capire
il senso e l’importanza della Costituzione è necessario conoscere l’evoluzione
storica che un secolo di lotte anche
violente, dal 1849 al 1948, ha condotto alla costruzione di un dispositivo decisivo per la tutela della dignità umana. La
Costituzione della Repubblica Italiana, coglie l’eredità della Costituzione
della Repubblica Romana del 1849, frutto di decenni di conflitti e lotte di
liberazione. Già ma che ne sapevano Berlusconi e i suoi cortigiani della Repubblica romana? E credete che Renzi e le rispettive truppe
cammellate ne sappiano di più? In cinque anni non è cambiata neanche l’ignoranza
e l’arroganza della cosiddetta classe dirigente. Temo però che oggi, rispetto a
quel 2011, una differenza sostanziale potrebbe palesarsi . Allora le piazze
erano piene di gente ferma nell’opporsi al macello costituzionale. Oggi sarà lo
stesso, dopo che la melassa riformista pseudo socialista ha ingessato le coscienze? Sta allora a
chi ancora ci crede come noi, provare a svegliare quella coscienze, risollevarle da quel
torpore, perché mai come oggi il pericolo di dissolvimento della Carta è vicino.
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