Si sta aprendo una stagione referendaria per provare a correggere
le storture che il Governo Renzi,
braccio esecutivo dei potentati finanziari, sta imponendo a tutta la
collettività. Un programma ultra liberista che devasta la scuola pubblica, mina
la tutela del territorio, a patire della
proroga sine die delle trivellazioni in mare, toglie la dignità ai cittadini e
pone ostacoli economici al pieno sviluppo della persona umana, con lo
spropositato innalzamento delle tariffe, conseguenza della messa a profitto dei servizi e dei beni
comuni indispensabili alla vita come l’acqua. Ma la controriforma del lavoro,
che spaccia il completo asservimento del lavoratore al padrone attraverso la minaccia di licenziamento, come rapporto di lavoro a tempo indeterminato,
è lo sfregio peggiore. E’ un
provvedimento che mercifica l’occupazione,
la lascia in balia della legge della domanda e dell’offerta senza minimamente curarsi
che quella merce è fatta di persone in
carne ed ossa. Oggi si denuncia l’incostituzionalità del provvedimento e si
inizia a considerare l’ipotesi di un
referendum abrogativo anche per il Jobs Act. Del rapporto fra Costituzione e
Lavoro, ne parlai un anno fa con Michele Prospero professore associato di
Filosofia del diritto presso la facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e
scienza della Comunicazione dell’Università
La Sapienza di Roma, saggista, editorialista e collaboratore del quotidiano “il manifesto”. L' intervista fu realizzata nel
corso di un dibattito organizzato dal Comitato provinciale per la difesa della Costituzione.
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