Si potrebbe vivere senza
i signori?
La domanda sembra un poco ingenua; pur tuttavia non manca di
qualche fondamento; poiché vi è al mondo una grande maggioranza di gente che s
ostina a credere necessaria ed utile l’esistenza di quella classe di parassiti
che il volgo chiama signori; cioè coloro –secondo il pregiudizio di molti- nati
apposta per comandare , godere e vivere di
rendita , come viceversa altri nacquero per servire, lavorare e
consumare la loro vita frusto a frusto, fra l’ingranaggio infame del
capitalismo sfruttatore. Gli stessi
signori ed i preti - che sono
strumenti si oppressione, di odio e di
vendetta – dicono che questa distinzione è voluta da Dio, il quale prima di
mettere al mondo le sue creature assegna ad ognuno di loro il proprio destino.
La trovata farebbe piangere se non facesse ridere, poiché se veramente Dio
esistesse bisognerebbe subito rinnegarlo come si rinnega un cattivo padre; ma
siccome egli non esiste che nella mente dei furbi e degli ingenui, così noi diciamo che i signori ed i
reti hanno voluto servirsi di lui come
un capro espiatorio, facendolo responsabile di tutte le ingiustizie e di tutti
i delitti che essi commettono a danno della povera gente. Ammessa l’ipotesi che
Dio esista, e che insieme a lui esista un tribunale di vera giustizia, anziché condannare
gli anarchici per incitamento all’odio di classe, non giusto e doveroso
condannare i signori ed i preti alla… forca per eccitamento all’odio e alla
ribellione dei figli contro il proprio padre?... E notate che i giudici non
dovrebbero mica faticare molto per trovare il corpo del reato onde
condannare quei signori…. sobillatori;
la prova si trova nelle mani dei colpevoli, ed è il ….. vangelo di cui essi si
armano per combattere il progresso e la civiltà. Si, i giudici non dovrebbero
fare altro che aprire il libro del vangelo, ed in esso troverebbero la prova e
la condanna nella famosa sentenza che
dice: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco
le porte del paradiso”. Ciò significa
che non vi debbano essere né ricchi né poveri; e che coloro i quali hanno il
superfluo mentre gli altri mancano di tutto il necessario, commettono un
delitto contro i propri fratelli. Noi ricordiamo dolorosamente quando tempo
addietro ci recavamo a fare un po’ di propaganda in mezzo alle masse dei
contadini, di questi poveri paria della pleba; noi ricordiamo come alle nostre
affermazioni che essi, se volevano, avrebbero potuto emanciparsi dallo sfruttamento
economico , lavorando per proprio conto, rispondevano con un risolino
malinconico e balbettando queste parole:
“Ma compagni, siete matti a dire certe
cose? Come si farebbe a vivere senza i padroni che ci fanno lavorare e ci danno
da vivere?”. E noi:” Ma sono forse i signori i legittimi proprietari della
natura, della terra e delle ricchezze che voi stessi producete, o non se ne
sono essi stessi impadroniti con la frode con l’inganno diseredando voi e le
vostre famiglie di quegli agi, di quelle gioie e di quei diritti che essi
godono, mentre a voi hanno riservato un solo diritto, cioè il diritto al lavoro
e alla fame?”. Ma quegli sfruttati non
comprendevano il verbo della verità , e sospirando ripetevano il ritornello che loro aveva
insegnato il parroco:”Sia fatto per l’amor di Dio”. Noi però non disperammo mai
del risveglio delle loro coscienze di lavoratori e di uomini. Tornammo all’assalto
della rocca del pregiudizio e della superstizione, e finalmente l’abbattemmo!
Infatti ,oggi i contadini hanno ben compreso il concetto della organizzazione, e si sono organizzati
poderosamente in Leghe di resistenza e Federazioni ; essi han conosciuta l’arma dello sciopero e la hanno valorosamente adoperata contro i loro
sfruttatori; hanno riunito le loro forze e compatti e solidali marciano, a
fianco dei loro compagni dell’officina, verso il roseo orizzonte della emancipazione
proletaria. Andate ora a parlare ai contadini organizzati dei loro padroni, e
sentirete che cosa vi diranno; domandate loro se potrebbero vivere senza i
signori, ed essi vi risponderanno: “ Ma sicuramente che noi potremmo vivere
senza di loro, mentre essi non potrebbero vivere senza di noi; poiché siamo noi
che dissodiamo la terra e la fecondiamo col nostro sudore; siamo noi che ariamo
e seminiamo , che falciamo, che, insomma, raccogliamo le derrate per portare ai
loro magazzini. “Siamo noi che pur lavorando da mane sera, soffriamo la miseria e la fame, mentre
essi che vivono oziando, nuotano nel lusso e corrono il rischio di crepare d’indigestione!”. Dunque, necessari ed utili al mondo non sono
che i lavoratori; i signori se vogliono vivere hanno bisogno di queste forze
attive, di questi creatori veri della ricchezza sociale, come l’ostrica
attaccata allo scoglio ha bisogno dell’onda apportatrice di quel cibo che da sé
stessa non sa procurarsi. Se i lavoratori deliberassero un bel giorno di
incrociare le braccia, allora i signori, per mangiare, sarebbero costretti a
scendere nei campi e nelle officine per dar piglio alla vanga ed al martello;
poichè se rimanessero inerti morirebbero di inedia. Per ovviare a questo fatto è necessario che
quelli che stanno in altro scendano un
poco in basso , e quelli che stanno in
basso salgano in altro; in tal modo si raggiungerà l’eguaglianza sociale,
cosicchè non vi saranno più esseri utili ed esseri inutili, ma tutti invece
saranno efficacissimi operatori del
benessere collettivo. Ma questa ragione quelli che stanno in altro non la
comprendono mai, e allora quelli che stanno in basso saranno costretti a…
prendere gli opportuni provvedimenti.
Aristide Ceccarelli.
Tratto dal libro
“L’Anarchia volgarizzata .
Prima edizione
Roma 1910.
Seconda edizione Ceccano 2016.
Nessun commento:
Posta un commento