Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 14 agosto 2016

S.Elia Fiumerapido lo sciopero a rovescio del 1951

A cura di Luciano Granieri.

Il pezzo che segue, cade in una giornata, il 15 agosto, in cui una moltitudine di persone non sta lavorando. Alcuni perchè sono in vacanza, molti perchè sono disoccupati con poche prospettive di trovare un lavoro, soprattutto nella nostra Provincia. Ciò   per la fallimentare politica del Governo e della Regione, certificata dai dati Istat,     in termini di  lotta alla disoccupazione. Anche nel 1951 la situazione occupazionale nel nostro territorio era drammatica. Si usciva da una guerra devastante e i soldi che gli americani avevano distribuito in tutta Europa attraverso il piano Marshall, sembrava non fossero pienamente sfruttati dai governanti dell'epoca per realizzare quelle opere strutturali (strade, ponti) distrutte dal conflitto. Fu così che i disoccupati decisero di organizzare una protesta singolare . Uno  sciopero alla rovescia. Incrociare le braccia non potevano visto  che erano già  senza lavoro, per cui iniziarono a lavorare gratuitamente a quelle grandi opere necessarie a rivitalizzare il Paese per la cui realizzazione gli americani avevano distribuito milioni di dollari e che il Governo non riusciva a stanziare . Ad esempio il 28 aprile 1951 più di trecento disoccupati iniziarono i lavori di arginatura del Fiume Rio Secco. Ma molte altre strade vennero realizzati dagli scioperanti alla rovescia. Da allora, evidentemente le cose sono cambiate e trovare mano d'opera aggratis (vedi l'esperienza dell'Expo' di Milano) sarà la prossima frontiera della  legislazione sul lavoro. Una dinamica ormai in balia potentati finanziari,  che richiede sempre più schiavi ubbidienti disposti anche a lavorare senza retribuzione. E' un fatto però che la storia degli scioperanti a rovescio,  la solidarietà  che li ha mossi tutti insieme ad elaborare una strategia di protesta originale e dirompente, lascia una speranza per un ritorno alla condivisione delle lotte a una loro organizzazione utile a  sovvertire un sistema  che vede  lavoratori sempre più marginali, soccombere alle logiche della speculazione finanziaria. Con questo esempio foriero di speranza voglio augurare a tutti, un buon ferragosto.

Una descrizione esauriente degli scioperi a rovescio  organizzati nel 1951 in Ciociaria è riportata nel brano che segue scritto dall'amico e compagno Angelino Loffredi. Il testo è tratto dal blog di Angelino http://www.loffredi.it/ e il post intero può essere letto al seguente indirizzo http://www.loffredi.it/scioperi-a-rovescio.html.

Il video che testimonia proprio lo sciopero di S.Elia Fiumerapido del 1951 mostra alcune immagini raccolte dall'archivio audiovisivo del movimento operaio democratico. Personalmente ho semplicemente aggiunto un commento musicale eseguito dal gruppo folk Alla Bua. Il titolo è Jeu Partu.

BUONA LETTURA, VISIONE, ASCOLTO E  UN FELICE FERRAGOSTO A TUTTI. 




Nel 1951 il Lazio meridionale veniva attraversato da un movimento di lotta originale e pacifico: quello degli scioperi a rovescio.

Normalmente il termine sciopero viene associato a non lavoro. L’originalità, invece, sta  proprio nel lavorare gratuitamente pur proclamando lo sciopero. Si lavorava per realizzare opere di interesse pubblico, prevalentemente strade, oppure lavatoi, sistemazioni idrauliche, reti fognanti.
In quel 1951 questa forma di lotta rappresentava la risposta  alla disoccupazione sempre più endemica e ai ritardi della ricostruzione che si stavano accumulando. Più in generale si può scrivere che era la risposta  data dai  socialisti e dai comunisti  alla politica economica dei governi centristi. In quel periodo, infatti, le opportunità offerte dal Piano Marshall non venivano pienamente utilizzate oltre non essere  finalizzate al miglioramento della  vita nelle campagne e per la piena occupazione. Inoltre rappresentava una critica anche verso l’Ericas ( Ente Ricostruzione Cassino ) la cui attività era limitata e discutibile.
In provincia di Frosinone la scintilla scoppia il due di aprile ad Amaseno, in contrada Vettia. L’obiettivo è la realizzazione della strada (per la quale esisteva un finanziamento) per superare l’isolamento dal paese. L’organizzazione è curata  dalla Federterra. Quel giorno, secondo la testimonianza di Oreste Di Girolamo (protagonista della lotta), sotto la guida di Mario Piroli di Ceccano, 260 disoccupati armati solamente di pala e piccone incominciarono a lavorare. Immediatamente Piroli e Di Girolamo furono portati in caserma dai carabinieri. Per tutta la durata dello sciopero il paese rimase  occupato dalla Celere.
A coloro che vogliono saperne di più li invito a leggere il  libro di Alberico Magni " Amaseno: origini sociali, culturali economiche e politiche "
Il 28 aprile a San Elia Fiumerapido più di trecento disoccupati iniziano i lavori di arginatura del fiume Rio Secco. Sono guidati da M. Vettraino della CGIL e dallo stesso  Mario Piroli venuto da Ceccano. A tale proposito, la vedova  Piroli, Pietrina Leo, mi ha messo a disposizione una fotografia in cui si vedono lo stesso, in alto a sinistra, e disoccupati impegnati nel lavoro. Appare anche una scritta molto esplicativa: "S. Elia.F.R. Sciopero a rovescio. Disoccupati 354 in lotta per l’arginatura del Rio Secco. 5/5/ 1951".
Sia Piroli che Vettraino saranno denunciati all’autorità giudiziaria. 
Qualche settimana più tardi settantacinque disoccupati della contrada San Giorgio di Sora iniziano lavori di sbancamento del torrente medesimo per imbrigliare le acque del fiume Liri. Secondo il prefetto, con linguaggio tipico dell’epoca perché "istigati" da Giuseppe Malandrucco.
Gli scioperi si estendono a S. Giovanni Incarico, San Giorgio a Liri, Castrocielo, Colle San Magno, Vallemaio, Terelle, Belmonte Castello, Caira Cassino, ove è presente ed attivo Franco Assante.

Assume un ruolo eccezionale lo sciopero di San Donato Val di Comino, sia per la progettualità che profondità e  anche per la dura e pretestuosa repressione poliziesca. 
Iniziata il 26 aprile con l’avvio di lavori per la sistemazione delle strade campestri nelle contrade Valenziere, San Paolo e Santa Croce, la lotta coinvolge l’intero paese perchè  sostenuta da uno sciopero di mezzora dei commercianti. 
La rivendicazione si allarga: si pone l’obiettivo  di fare progettare la strada che da San Donato porta a Forca d’Acero, assegnando successivamente i lavori alle cooperative locali. L’11 giugno si organizza una fiaccolata chiamata Marcia per il Lavoro, che arriva fino a Grotta Campanaro, posta fra i  comuni di Settefrati e Picinisco, per chiedere la costruzione di una centrale elettrica.
Ma il 21 di giugno arriva la repressione che avviene dopo un meticoloso lavoro di schedatura ove persone serie e rispettabili vengono ritenute facinorose e pericolose.  Vengono  arrestate 14 persone con motivazioni inconsistenti e pretestuose, di cui due donne ed il segretario provinciale della CGIL Potini. Alcune di questi furono liberati dopo qualche settimana, altre dopo il primo processo, altre dopo quello di appello, solo Potini viene condannato a novanta giorni di carcere, peraltro già scontati.

Nessun commento:

Posta un commento