Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 18 settembre 2016

Il “NO sociale” chiama a due giorni di mobilitazione nazionale


Un-No Renzi Day e uno sciopero generale che declinino il carattere sociale del No nel referendum sulla controriforma costituzionale voluto dal governo. Due giornate di mobilitazione per il 21 e 22 ottobre che portino in piazza la posta in gioco complessiva del plebiscito reazionario sul quale Renzi ha puntato le sue carte. Un tentativo plebiscitario che ha trovato il sostegno dell’Unione Europea, degli Usa, delle banche e della Confindustria, ossia l’alleanza di quelli che stanno rovinando la vita a milioni di persone e vorrebbero decostituzionalizzare tutti le conquiste democratiche e sociali nel nostro paese.
Nato da un primo appello della Piattaforma Sociale Eurostop, il processo di costruzione della mobilitazione si è ben presto allargato ad altre forze dando vita ad un comitato promotore più ampio. Venerdi pomeriggio, la terza riunione del comitato promotore della due giorni – che si è definito come Coordinamento per il NO sociale – ha cominciato a indicare i contenuti di una mobilitazione articolata e che annuncia grandi potenzialità di incidenza politica e di massa.
Una giornata di sciopero generale il 21 ottobre, promossa per ora da sindacati di base come Usb, Unicobas, Usi (ma altri potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane) e che oltre agli obiettivi centrali del conflitto sociale – dal no al Jobs Act e alla precarietà sociale, dalla Legge Fornero alla Buona Scuola – hanno trovato il coraggio “politico” e la lungimiranza di mettere al centro il No nel referendum costituzionale.  Uno sciopero generale le cui ragioni trovano conferma nella drammatica uccisione di Abd mentre picchettava i cancelli della sua azienda e nell’ondata di indignazione scatenata dal modo con cui la Procura di Piacenza intende chiudere la vicenda derubricandola ad incidente stradale. Una storia che non parla solo del clima plumbeo che si vive nei luoghi di lavoro ma anche della torsione repressiva che ormai si respira a pieni polmoni lì dove si lotta.
E poi una manifestazione nazionale sabato 22 ottobre a Roma per ricomporre un fronte sociale, sindacale, politico che , come scritto in una prima bozza di appello in circolazione, dice “No alla controriforma costituzionale del governo, della Confindustria, delle banche e dell’Unione Europea”, legando lo scontro decisivo sul referendum ai conflitti che sul piano sociale oppongono ampi pezzi della società alle oligarchie che intendono azzerare Costituzione, diritti e aspettative popolari. A cavallo tra lo sciopero di venerdi 21 e la manifestazione nazionale del 22, una piazza da riempire di contenuti, confronto, socialità sin dal pomeriggio di venerdi e fino alla manifestazione del giorno successivo. Due giornate di mobilitazione a tutto campo “nel nome del popolo sfruttato, precario, senza lavoro, impoverito, avvelenato”.
Intorno alla riuscita di questa scadenza si sta discutendo ormai da luglio in molte realtà, cercando via via di superare riluttanze che diventano sempre meno realistiche, e si sta cercando di includere settori diversi: dai Comitati per il NO, sia a livello nazionale che locale, alle tante realtà politiche e sociali che hanno procedure decisionali più articolate. Un gruppo di lavoro comincerà già dalla prossima settimana a ragionare sull’organizzazione della due giorni di mobilitazione.

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