Nella prossima primavera si terranno le elezioni comunali a
Frosinone. Le grandi manovre elettorali sono iniziate da tempo. A sfidare il
sindaco uscente Ottaviani, ad oggi, sono scesi in campo quattro candidati:
Fabrizio Cristofari per il Pd, Vincenzo
Iacovissi, Psi, Stefano Pizzutelli, sostenuto dalla lista civica “Frosinone in Comune, e, nonostante la
Costituzione lo vieti, il fascista del terzo millennio, esponente di Casapound,
Fernando Incitti. Il club degli aspiranti primi cittadini non è ancora chiuso.
Si attende l’investitura, attraverso la riffa on line, se ci sarà, del
candidato pentastellato, e altri eventuali concorrenti espressione di liste
civiche, magari associate a movimenti sociali, attivi sul territorio.
Programmi
e proclami sono già iniziati a circolare nel panorama mediatico locale, condito
da feroci polemiche verso il sindaco uscente. Il dietro le quinte, come al
solito, si presenta animato da manovre e manovrine segrete. I movimenti dal canto loro
cercano di capire le strategie dei vari schieramenti e valutare un eventuale
discesa in campo affianco dell’uno e dell’altro.
Programmi e proclami sono i
soliti perché le mancanze della città
sono sempre le stesse. Una drammatica condizione sociale, con un tasso di disoccupazione ben al di sopra
della media nazionale, l’inefficienza dei servizi dal costo esoso , il degrado
ambientale e la conseguente precarietà
sanitaria, il disagio giovanile, l'incontrastata espansione urbanistica, la scarsa promozione culturale, la carenza strutturale
delle scuole, questi sono i temi su cui i cinque candidati intendono impegnarsi.
Le ricette saranno diverse, per ora solo abbozzate.
Al di la delle varie soluzioni proposte
esiste una realtà incontrovertibile di cui i gli aspiranti sindaci dovranno tenere conto. Cioè chi vincerà le
prossime elezioni avrà la responsabilità di guidare un comune fallito. Sta
scritto nella delibera di bilancio 315 del 10 luglio 2015, Nella quale si legge: "Preso atto che il Comune si
trova nella necessità di onorare l'assorbimento del disavanzo di
amministrazione e i debiti fuori bilancio, avendo già aumentato le imposte
locali al massimo, non residuano ulteriori spazi se non quello della riduzione dei
servizi istituzionali ."
La
prima incombenza del prossimo sindaco sarà quella di pagare l’enorme mole di
debiti definita nel piano di
riequilibrio economico e finanziario concordato con la Corte dei Conti per rimediare ad un crack drammatico emerso nel 2013. I giudici contabili nella
delibera 256/2013 accertano un passivo di 14 milioni e 600mila euro relativo agli
esercizi precedenti l’insediamento di
Ottaviani. In base al piano di riequilibrio economico e finanziario, un dispositivo licenziato dal governo Monti per evitare il default dei Comuni, l’ente
ottiene un prestito di 10milioni di euro a copertura del debito da restituire in 10 anni con rate da 540mila
euro annui. In cambio di questi soldi l’amministrazione s’impegna a realizzare
avanzi di bilancio che, per gli esercizi inerenti la gestione del prossimo
sindaco 2018/2022 , sono pari a circa 2milioni l’anno. Ciò significa che le
entrate per tasse e cessione a privati di beni e servizi devono eccedere di 2milioni sulle
uscite per spese sociali e servizi pubblici
destinati alla città. Inoltre nel 2015 è emerso un ulteriore debito di 27milioni
e 300mila euro relativo a crediti mai riscossi
e non più esigibili per scadenza dei termini. Questo ulteriore ammanco è stato a sua volta dilazionato in rate
trentennali da 909mila euro.
Riassumendo il prossimo sindaco dovrà governare
tenendo conto della necessità di realizzare avanzi di bilancio per 2milioni di
euro, pagare 540mila euro a valere sul prestito concesso nel piano di riequilibrio economico e finanziario
e 909mila euro per l’ulteriore dilazione sui crediti non più esigibili. Ossia
ogni esercizio di bilancio dovrà produrre un salasso per i cittadini pari a quasi 3milioni e mezzo l’anno.
Considerato che già oggi le tariffe e le tasse sono al massimo, e gran parte
dei servizi sono stati svenduti ad enti privati, come
pensano i candidati a sindaco di poter realizzare un solo obbiettivo di quelli
dichiarati ed in particolare di risollevare il disastro sociale del Capoluogo?
In presenza di un tale piano lacrime e
sangue, la nuova amministrazione,
indipendentemente da chi sarà a guidarla , dovrà semplicemente espletare la
funzione di mega esattoria svendendo la città ai privati. Alcuni candidati individuano i fondi
europei come serbatoio da cui attingere
per finanziare un minimo di programmazione per Frosinone . Ma non è così
facile. Bisogna saper selezionare i bandi , attenersi alle specifiche direttive
che spesso non collimano con le necessità del territorio. Poi, qualora si
vincesse il bando stesso, bisognerebbe attendere tempi lunghi per avere il fondo
mentre la città ha fame subito.
La realtà è un’altra. Non è possibile lavorare
per gli interessi dei cittadini con un debito
che ti prende alla gola. Allora bisogna uscire dalla logica dell’amministrazione
ed entrare nella dimensione politica. Quella
politica che impone ad un sindaco di
arrivare perfino a non osservare le regole pur
di salvaguardare il bene dei propri
cittadini. Se raggiungere il pareggio di
bilancio, così come prevedono le norme, significa sacrificare il benessere
della collettività, non si abbia paura
a trasgredire una prescrizione indecente .
Un punto essenziale nel programma di un candidato a sindaco dovrebbe esigere un audit del debito, verificare come questo si sia prodotto e, se necessario, non pagarlo. Per
rispettare il patto di stabilità interno, che prevede la dismissione dei servizi pubblici, con la finalità di cederne la gestione a ditte private, sono stati licenziati i lavoratori della Multiservizi di Frosinone, ciò non è tollerabile per un
sindaco che vuole salvaguardare la dignità dei propri concittadini.
Alcuni
sindaci hanno già percorso la strada di non rispettare la camicia di forza
finanziaria . Ad esempio la giunta De Magistris a Napoli, Comune
anch’esso sotto piano di riequilibrio economico e finanziario, fregandosene del
blocco delle assunzioni presente nel decreto enti locali 2015/2016, ha bandito
un concorso per l’assunzione di 370 docenti a tempo indeterminato fra cui 185
insegnanti di sostegno.
A Napoli, non si è voluta sacrificare la scuola
pubblica per cederla ai privati in nome
dei conti in ordine. Ribadisco nella
desolazione debitoria che attanaglia Frosinone il primo punto programmatico di
un candidato sindaco dovrebbe riguardare l’audit del debito, ma ad oggi non mi
sembra che gli attuali aspiranti alla poltrona di P.zza VI Dicembre ne abbiano
minimamente fatto cenno. Aspettiamo fiduciosi, chi vivrà vedrà.
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