Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 17 gennaio 2017

Frosinone, elezioni comunali. Il brivido di guidare un comune fallito.

Luciano Granieri




Nella prossima primavera si terranno le elezioni comunali a Frosinone. Le grandi manovre elettorali sono iniziate da tempo. A sfidare il sindaco uscente Ottaviani, ad oggi, sono scesi in campo quattro candidati: Fabrizio Cristofari per il Pd,  Vincenzo Iacovissi, Psi,  Stefano Pizzutelli,  sostenuto dalla lista civica “Frosinone in Comune, e, nonostante la Costituzione lo vieti, il fascista del terzo millennio, esponente di Casapound, Fernando Incitti. Il club degli aspiranti primi cittadini non è ancora chiuso. Si attende l’investitura, attraverso la riffa on line, se ci sarà, del candidato pentastellato, e altri eventuali concorrenti espressione di liste civiche, magari associate a movimenti sociali, attivi sul territorio. 

Programmi e proclami sono già iniziati a circolare nel panorama mediatico locale, condito da feroci polemiche verso il sindaco uscente. Il dietro le quinte, come al solito, si presenta animato da manovre e manovrine segrete. I movimenti dal canto loro cercano di capire le strategie dei vari schieramenti e valutare un eventuale discesa in campo affianco dell’uno e dell’altro. 

Programmi e proclami sono i soliti  perché le mancanze della città sono sempre le stesse.   Una  drammatica condizione sociale,  con un tasso di disoccupazione ben al di sopra della media nazionale, l’inefficienza dei servizi dal costo esoso , il degrado ambientale  e la conseguente precarietà sanitaria, il disagio giovanile,  l'incontrastata espansione urbanistica, la scarsa promozione culturale, la carenza strutturale delle scuole,  questi sono i temi su  cui i cinque candidati intendono impegnarsi. Le ricette saranno diverse, per ora solo abbozzate. 

Al di la delle varie soluzioni proposte esiste una realtà incontrovertibile di cui i gli aspiranti sindaci  dovranno tenere conto. Cioè chi vincerà le prossime elezioni avrà la responsabilità di guidare un comune fallito. Sta scritto nella delibera di bilancio 315 del 10 luglio 2015,  Nella quale si legge: "Preso atto che il Comune si trova nella necessità di onorare l'assorbimento del disavanzo di amministrazione e i debiti fuori bilancio, avendo già aumentato le imposte locali al massimo, non residuano ulteriori spazi se non quello della riduzione dei servizi istituzionali ."    

La prima incombenza del prossimo sindaco sarà quella di pagare l’enorme mole di debiti definita  nel piano di riequilibrio economico e finanziario concordato con la Corte dei Conti  per rimediare ad un crack drammatico  emerso nel 2013. I giudici contabili nella delibera 256/2013 accertano  un passivo di 14 milioni e 600mila euro relativo agli esercizi precedenti  l’insediamento di Ottaviani. In base al piano di riequilibrio economico e finanziario, un  dispositivo licenziato dal governo Monti per evitare il default dei Comuni,  l’ente ottiene un prestito di 10milioni di euro a copertura del debito   da restituire in 10 anni con rate da 540mila euro annui. In cambio di questi soldi l’amministrazione s’impegna a realizzare avanzi di bilancio che, per gli esercizi  inerenti la gestione  del prossimo sindaco 2018/2022 , sono pari a circa 2milioni l’anno. Ciò significa che le entrate per  tasse e cessione a privati  di beni e servizi devono eccedere di 2milioni sulle  uscite per spese sociali e servizi pubblici destinati alla città. Inoltre nel 2015 è emerso un ulteriore debito di 27milioni e 300mila euro  relativo a crediti mai riscossi  e non più esigibili per scadenza dei termini. Questo ulteriore ammanco  è stato a sua volta dilazionato in rate trentennali da 909mila euro. 

Riassumendo il prossimo sindaco dovrà governare tenendo conto della necessità di realizzare avanzi di bilancio per 2milioni di euro, pagare 540mila euro a valere sul prestito concesso nel  piano di riequilibrio economico e finanziario e 909mila euro per l’ulteriore dilazione sui crediti non più esigibili. Ossia ogni esercizio di bilancio dovrà produrre un salasso per  i cittadini pari a quasi 3milioni e mezzo l’anno. Considerato che già oggi le tariffe e le tasse sono al massimo, e gran parte dei servizi sono stati svenduti ad enti privati,   come pensano i candidati a sindaco di poter realizzare un solo obbiettivo di quelli dichiarati ed in particolare di risollevare il disastro sociale del Capoluogo? 

 In presenza di un tale piano lacrime e sangue,  la nuova amministrazione, indipendentemente da chi sarà a guidarla , dovrà semplicemente espletare la funzione di mega esattoria svendendo  la città ai privati.  Alcuni candidati individuano i fondi europei  come serbatoio da cui attingere per finanziare un minimo di programmazione per Frosinone . Ma non è così facile. Bisogna saper selezionare i bandi , attenersi alle specifiche direttive che spesso non collimano con le necessità del territorio. Poi, qualora si vincesse  il bando stesso, bisognerebbe  attendere tempi lunghi per avere il fondo mentre la città ha fame subito.

 La realtà è un’altra. Non è possibile lavorare per gli interessi dei cittadini con un  debito che ti prende alla gola. Allora bisogna uscire dalla logica dell’amministrazione ed entrare nella dimensione politica.  Quella politica che impone ad un sindaco  di arrivare perfino  a non osservare le regole  pur di  salvaguardare il bene dei propri cittadini.  Se raggiungere il pareggio di bilancio, così come prevedono le norme, significa sacrificare il benessere della collettività,  non si abbia paura a trasgredire una prescrizione indecente . 

Un punto essenziale nel  programma di un candidato a sindaco dovrebbe  esigere  un audit del debito, verificare  come questo  si sia  prodotto e, se necessario, non pagarlo. Per rispettare il patto di stabilità interno, che  prevede la dismissione dei servizi pubblici, con la finalità di   cederne la gestione a ditte private, sono stati licenziati i  lavoratori della Multiservizi  di Frosinone, ciò non è tollerabile per un sindaco che vuole salvaguardare la dignità dei propri concittadini. 

Alcuni sindaci  hanno già percorso la  strada di non rispettare la camicia di forza finanziaria  .  Ad esempio la giunta De Magistris a Napoli, Comune anch’esso sotto piano di riequilibrio economico e finanziario, fregandosene del blocco delle assunzioni presente nel decreto enti locali 2015/2016, ha bandito un concorso per l’assunzione di 370 docenti a tempo indeterminato fra cui 185 insegnanti di sostegno. 

A Napoli, non si è voluta sacrificare la scuola pubblica per cederla ai privati  in nome dei conti in ordine.  Ribadisco nella desolazione debitoria che attanaglia Frosinone il primo punto programmatico di un candidato sindaco dovrebbe riguardare l’audit del debito, ma ad oggi non mi sembra che gli attuali aspiranti alla poltrona di P.zza VI Dicembre ne abbiano minimamente fatto cenno. Aspettiamo fiduciosi, chi vivrà vedrà.

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