Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 16 gennaio 2017

Frosinone pianeta terra 14 gennaio ’17, Mala tempora currunt

Comitato di Lotta per il lavoro


Forse è stato il maltempo. Forse. Quel maltempo che si è abbattuto impetuoso, travolgente sulla città di Frosinone e che trae vantaggio dalla sua forza in un ambiente spossato dalle ripetute e passate spoliazioni e disastri ambientali, che hanno reso rovinoso lo spirito delle genti.
Sì perché questo maltempo, fuori dalla storia e dalle necessità del futuro, abbatte senza pietà chiunque vi si metta davanti. Anzi, proprio perché ostacolo, si impegna con maggior forza nel tentare di sovvertirlo e annichilirlo.
La tenda, nata per resistere al maltempo ma non solo, ha mantenuto duro e mai ha ceduto: né alla neve che immagina di ricolorare uniformemente la città abbellendo le brutture spacciandole per accettabili; né alla pioggia battente, che dà addosso ai cittadini senza sosta, magari anche privi di quell’ammortizzatore che si può chiamare ombrello; né al vento che spazza via qualsiasi altra considerazione e visione alternativa liberando l’orizzonte e rendendolo nitido, trasparente, senza speranza; né al gelo che iberna i pensieri e la voglia di libertà.
La tenda ha tentato di opporsi anche a quel clima di rilassamento che determina in noi un senso di indifferenza e di attesa, di ineluttabilità e di resa. Ecco la tenda non ha conosciuto stagioni, ha spesso contrastato quel senso di abbandono tramutandolo in fase di partecipazione, in fase di azione, rompendo quell’equilibrio consolidato di un clima cittadino stagnante e passivo.
La tenda era ben puntellata. Vari pilastri la sorreggevano: il coraggio, la dignità, la giustizia, la coscienza. Per questo il maltempo non ce la faceva ad abbatterla.
La tenda ha tentato di rendere visibile la propria avversione al clima imperante. Ha visto sostenere incontri, assemblee, riunioni, dibattiti, comizi, progetti proprio per aiutare la città a ribellarsi al paludoso clima. I suoi abitanti non si sono mai dati per vinti. A testa alta, come pochi in queste periferie dell’impero, hanno cercato e ritrovato in città valori che il vento aveva portato via inesorabilmente, aprendo al maltempo speculatore, malfattore, affarista. 
La tenda è caduta spesso ma è sempre risorta come i suoi abitanti che nel loro tragitto di precarietà sono stati licenziati 17 volte e per 16 volte riassunti. La 17a volta, nonostante le sentenze dei tribunali, non riesce a realizzarsi.
Forse sono stati giorni perduti a rincorrere il vento,  ma se il vento spirava per la dignità e la giustizia allora nell’animo di ognuno non si è perso niente ma anzi si è finalmente creato quel nuovo clima che renderà possibile ai prossimi abitanti delle tende che verranno, perché verranno statene certi, di lottare per un futuro migliore ricucendo ancora quella comunità oggi disintegrata dal maltempo e da tutti i maltempi della storia.
La tenda infine è crollata, anche perché tutto, ma proprio tutto, ha una fine. Ma può anche darsi che da quelle ceneri, calde, caldissime, qualcosa rinasca. 

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