“La più grande seduta di registrazione del jazz moderno”
Così i dirigenti della Savoy definirono il set che
il 26 novembre 1945 vide esibirsi in studio i campioni del nuovo jazz post swing. Un tale giudizio , in verità, risultò un po’ azzardato, ma è giusto riconoscere che
quello fu un evento estremamente particolare. Molti ritennero che si trattasse della prima registrazione su disco di be bop. Ma fu vero be bop? Andiamo
con ordine. Il nucleo dei musicisti riuniti dalla Savoy era costituito solo da
tre solisti anziché cinque: Charlie
Parker, in splendida forma, al sax alto,
il contrabbassista Curly Russel, e Max Roach, batterista,
allora ventenne, che bene aveva assimilato il linguaggio ritmico del be
bop. Attorno a questo nucleo si alternarono,
l’immancabile Dizzy Gillespie, alla tromba, il pianista Argonne Thornton al
piano, (chiamato a sostituire all’ultimo
momento Thelonius Monk) e un trombettista
diciannovenne che Parker si portava
sempre appresso, Miles Davis.
In quel periodo Miles si era trasferito da East
Saint Louis a New York per frequentare la Juillard School of Music. Papà Davis,
affermato dentista , pagava la retta e
passava al figlio un fisso mensile per mantenersi nella Grande Mela. Davis di
giorno frequentava la scuola fra sezioni sinfoniche e lezioni di armonia, di notte girava per i locali della 52° strada, bazzicava il Minton’s per ascoltare e
suonare be bop insieme a Chiarlie Parker. I due in quel periodo condividevano
anche lo stesso appartamento . In realtà fu Parker che,
momentaneamente senza alloggio, si acquartierò in casa Davis con molta gioia
del ragazzo venuto dal mid-west. Miles era sempre al seguito di Bird e grazie a
lui cominciò a suonare regolarmente nel locali della 52° .
Tornando alla
sessione della Savoy, accadde che nella maggior parte dei brani, Dizzy
Gillespie , il trombettista che con Parker aveva inventato il be bop, fu
dirottato al pianoforte e affianco a Bird
si esibisse proprio il giovanotto
venuto da East Saint Louis. Dalla seduta
si ricavarono due frammenti incompleti, con ottimi assoli di Parker (Warning
Up a Riff e Meandering): due blues in fa (Billie’s
Bounce e Now’s The Time), una esecuzione basata sulla sequenza di
accordi di I Got Rhythm, di Gershwin
(Thriving On a Riff) e il velocissimo
Koko .
Dizzy Gillespie, sapeva suonare discretamente il pianoforte, era
in grado eseguire un buon
accompagnamento, ma non si azzardava a prendere assoli. Questa caratteristica fu sfruttata
mirabilmente da Bird nei brani a tempi
medi. Charlie Parker costruì, sull’accompagnamento non troppo originale di Diz, degli assoli quasi privi di virtuosismi, il
suo fraseggio era improntato sull’equilibrio armonico. Ne emerse un’atmosfera in cui si alternavano tensione e rilassatezza, dove erano la pause,
la parsimonia negli arpeggi , inconsueta per Parker, a creare il climax. Un contesto armonico
ideale per lo stile, ancora acerbo, ma estremamente suggestivo di Miles Davis,
fatto di sonorità piene, di fraseggi essenziali e straordinariamente blues. Insomma
da quella che fu ritenuta la prima
seduta be bop in uno studio di
registrazione, uscirono brani che quasi presentavano il germe del cool, un stile quasi antitetico
alle frenesie boppistiche . Lo stile
che avrebbe creato Miles Davis cinque
anni più tardi.
Il blues Now’s The Time fu un
esempio coinvolgente di questa strana atmosfera. Dopo l’enunciazione del tema, Parker suona creando e sciogliendo la tensione
attraverso una mirabile variazione dell’attacco e della lunghezza delle frasi, usando le pause in senso drammatico. L’intero
assolo è portato evocando tutte le inflessioni vocali tipiche del blues. Sia
sotto il profilo della fantasia , sia sotto quello della tecnica, ci troviamo
davanti ad un’esecuzione da virtuoso che, però, mai perde di vista il contatto con la tradizione
della civiltà nera.
L’interpretazione di Miles
colpisce per le sua qualità. L’assolo procede lungo le dodici misure blues.
Suscita
tensione nella
prima parte eseguendo brevi
frasi nel registro medio, alternate a
lunghe note che impressionano per la ricchezza tonale. Nella seconda parte la
tensione si risolve con la discesa nel registro acuto e una forzatura delle note nei toni medi. Era bebop? Era qualcos’altro? Era grande
musica, questo è sicuro.
La seduta della
Savoy, sta a dimostrare come spesso la classificazione degli stili lascia il
tempo che trova, Parker e Davis erano due musicisti sicuramente dalle
sensibilità musicali diverse, quasi agli antipodi, ma la loro immensa vena
creativa combinandosi sia nelle
esecuzioni di quel novembre '45, che in tutto il
periodo della loro collaborazione, ha
regalato momenti di musica intensa e
straordinaria bop o cool che fosse.
good vibrations.
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