foto tratta dal sito perteonline.it |
Straordinaria affermazione elettorale del Pd nella Provincia
di Frosinone. Alle ultime elezioni il Partito Democratico ciociaro ha ottenuto
una maggioranza schiacciante. Sei consiglieri su dodici sono di provenienza dem, così come
il presidente Antonio Pompeo . Il resto
dell’assise è composto da quattro
consiglieri del centro destra ,un consigliere per i centristi e uno della coalizione composta da
socialsti-sinistra italiana-possibile-comunisti fiancheggiatori.
Esulta il
segretario del Pd locale Simone Costanzo definendo stratosferico il risultato della
tornata elettorale. “Abbiamo sgombrato il
campo da equivoci e divisioni presentando un partito unito dalla
chiara identità politica” è la dichiarazione di Sara Battisti, presidente
dei democratici frusinati. “Siamo pronti
a ricostruire il centro sinistra” è la valutazione comune a tutta la dirigenza dem.
Ma anche Mauro Abruzzese consigliere regionale
di Forza Italia esulta per il risultato del centro destra definito ottimo: “Siamo pronti a fare proposte ed a far valere le nostre posizioni per il bene di questo
territorio”. Andrea Amata, dei centristi è estremamente soddisfatto del risultato ottenuto dalla sua
lista, che si schiererà, manco a dirlo,
affianco del Pd. Contenti anche i “diversamente
sinistri”. La consigliera regionale, Daniela Bianchi, Sinistra Italiana, è entusiasta dell’ingresso in consiglio di Luigi Vacana e
offre, senza indugi ,la collaborazione di tutto lo schieramento per lavorare a
proposte utili per il territorio. Insomma
a partire dai comunisti fiancheggiatori, fino ad arrivare ai fascisti xenofobi,
passando per i dem, hanno vinto tutti .
Ma allora chi ha
perso? E’ chiaro, sconfitti ne sono
usciti gli elettori che non hanno potuto votare. Risulterà evidente, a questo
punto, che stiamo parlando del risultato delle elezioni per il rinnovo del
consiglio provinciale di Frosinone. Contesa elettorale in cui votano consiglieri comunali e sindaci, ma non i cittadini . Sono
escluse proprio le persone in carne ed ossa che comunque dovranno subire sulla
loro pelle le decisioni di questi
allegri dopolavoristi.
Neanche l’elezione
della presidenza di una scalcinata
bocciofila, avrebbe potuto essere più misera della pastetta provinciale. Del consiglio precedente sono stati confermati
otto consiglieri su dodici, tutto è rimasto com’era. Se la sono cantata e se la
sono suonata, come era prevedibile, non avendo in mezzo alle scatole quei
rompicoglioni di elettori. Non è un caso che il Pd torni a vincere
una contesa elettorale, dopo le sberle prese alle amministrative, e soprattutto
al referendum, proprio quando il voto è “cosa
loro”.
Questa squallida vicenda
valorizza ancora di più il risultato del referendum costituzionale. La grande
affermazione del no ha evitato che un’allegra e più agguerrita masnada di dopolavoristi,stile consiglio provinciale, andasse a bivaccare in Senato, in spregio alla
sovranità popolare. Proprio il risultato
referendario dovrebbe far riflettere sull’evidenza che la gente , vuole scegliere
i propri rappresentanti sia a livello nazionale che a livelli locale, consigli provinciali
compresi.
Ma in un contesto sociale politico ed economico in cui bisogna assicurare
gli interessi dei potentati finanziari il popolo non deve disturbare. Meno si
esprime e meglio è. Si dimentica che un caposaldo delle dinamiche democratiche è la
partecipazione. Questa, oltre ad esigere la prerogativa, del voto prevede la
possibilità di disturbare quel manovratore che non si adoperasse per gli interessi
della collettività. Da tali semplici
rivendicazioni dovrebbe partire e procedere l’azione politica di quei movimenti
che così efficacemente hanno difeso la Costituzione dall’assalto renziano
pidduista. Potrebbe essere una buona base di partenza.
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