La
sentenza della Corte Costituzionale apre la strada a due referendum su tre
promossi dalla Cgil. Dispiace che la decisione della Corte tolga il ripristino
dell'articolo 18 dalla possibilità di un pronunciamento degli elettori. La
questione che il referendum abrogativo sull'articolo 18, come modificato dal
governo Renzi, tentava di risolvere resta quindi - purtroppo - una ferita
aperta nei diritti dei lavoratori. E' auspicabile che il futuro parlamento
affronti e risolva positivamente la ferita aperta dal jobs act.
Dovremo
tutti porre il ripristino dei diritti dei lavoratori come una condizione per il
voto alle future elezioni politiche.
Restano
ora in campo due referendum di grande valore: l'abolizione dei voucher e la
responsabilità in solido sugli appalti. Non si può che appoggiare questi due
referendum, la cui vera difficoltà sta essenzialmente nel raggiungere il quorum
di validità. Se si raggiungerà il quorum il risultato dell'abrogazione è
largamente possibile e dopo il 70 % di votanti al referendum costituzionale è
un obiettivo oggi raggiungibile.
Ora
governo e parlamento debbono garantire che le ventilate elezioni anticipate non
diventino l'occasione per il rinvio dei due referendum. Quindi questi
referendum vanno calendarizzati prima di un eventuale voto politico e in ogni
caso va approvata una norma che come nel 1987 garantisca la possibilità di
votare per i referendum nello stesso anno di eventuali elezioni.
Sappiamo
infatti che il tentativo di fare slittare i referendum con la scusa del voto
anticipato è forte.
I
Comitati per il No si impegneranno a sostegno della vittoria del Si in questi
due referendum che pongono l'obiettivo di tutelare diritti essenziali dei
lavoratori, in coerenza con la Costituzione, che per fortuna il referendum del
4 dicembre ha difeso e rafforzato.
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