Per quanto non sia facile conoscere appieno il contenuto dei provvedimenti presi nel corso del mese di novembre per regolare la situazione della Banca Commerciale e il finanziamento dell’industria una cosa si può affermare con certezza, ed è che il comunicato del 4 novembre , col quale veniva annunciata una grande operazione finanziaria della BC, ha segnato ufficialmente il passaggio della crisi economica dal campo della produzione al campo del credito e della finanza. Quale operazione ha compiuto la BC? Il comunicato dice che la banca ha proceduto ad un’integrale smobilitazione del proprio possesso di azioni industriali, cedendo questo possesso senza perdita a una “società finanziaria italiana” il cui finanziamento è assicurato con autonomia di mezzi nello stesso tempo sempre con autonomia di mezzi all’infuori della della BC “il Consorzio Mobiliare Finanziario” che dispone della maggior parte dei capitali della BC, aumenta il proprio capitale per entrare in possesso di quelle azioni della Commerciale che ora sono nelle mani di un sindacato il quale verrà sciolto. Con parole più semplici, la BC cede tutte le azioni industriali di cui è in possesso a un nuovo organismo che viene finanziato con nuovi capitali, e i fornitori di questi capitali entrano in possesso di un grosso pacco di azioni della banca. Quale significato ha questa operazione? E’ la consueta operazione di salvataggio di una grande banca da parte dello Stato. Ma da che risulta che è lo Stato che interviene a mezzo del nuovo organismo e dietro di esso? Il salvataggio non poteva essere compiuto che mediante l’intervento del solo organismo che abbia una forza adeguata, la Banca d’Italia. Ma dietro la Banca d’Italia vi è lo Stato. Tutto questo perché la BC è stata l’ispiratrice della politica economica fascista e ne ha approfittato fino al limite estremo. La potenza della Banca Commerciale giunse al colmo quando si accelerò, favorito dal governo fascista il processo di concentrazione delle aziende, di penetrazione del capitale finanziario in tutta l’economia del paese. Al timone dell’economia italiana essa aveva posto un uomo di sua fiducia, godeva del credito di circoli finanziari americani nel momento in cui un flusso in dollari doveva venire, come premio di una rivalutazione sì saggiamente eseguita, a dare nuovo ossigeno all’attività produttiva . La BC fu dispensatrice di questo ossigeno. In questo periodo, mentre tutte le aziende erano alle prese con gravi difficoltà di credito, dovendo procedere alla svalutazione degli impianti , degli stocks di materie prime, e della produzione accumulata in magazzino e non trovavano i mezzi finanziari per provvedere a questi bisogni , la BC entrò in possesso di un’ingente portafoglio di titoli industriali. Il fine cui si tendeva era evidente. Si cercava di estendere sempre più il controllo della banca, di concentrare sempre il maggior numero d’imprese nella speranza di poter aumentare il profitto riducendo i costi e creando condizioni di monopolio . E’questa la linea della politica economica fascista . La stessa politica agraria del governo fascista ha servito egregiamente gli interessi della BC. La Montecatini che era una cosa sola con la Banca Commerciale, produttrice fra le altre cose di fertilizzanti e prodotti per l’agricoltura ndr , ha tratto enormi vantaggi dalla “battaglia del grano”. Si ricordi infine che in questo periodo l’offensiva spietata contro i salari consentiva un compenso dell’aumento del costo di produzione causato dalla contemporanea rivalutazione della lira. Il predominio della BC poteva quindi sembrare fondato su qualcosa di solido, mentre nella realtà si stavano accumulando le contraddizioni che ora la crisi porta alla luce così crudelmente.La crisi mondiale trova la BC esposta proprio in alcuni dei punti più colpiti. La mancanza di capitali comincia ad essere sensibile, i piccoli e i medi risparmiatori rifuggono dagli impieghi industriali. Il mercato internazionale si fa sempre più avaro e vengono ritirati i presti a breve scadenza fatti all’estero dalla BC. Il mercato italiano subisce il salasso dei 7 miliardi del prestito pubblico per il rinnovo dei buoni novennali . La BC comincia a non trovare i mezzi per alimentare le industrie che essa finanzia, di cui ha nel suo portafoglio i titoli. La situazione minaccia di diventare insonstenibile e lo stato deve intervenire oppure lasciare che si produca un crollo dalle conseguenze incalcolabili. La BC controlla 9 miliardi di capitale azionario questa cifra indica molto chiaramente che cosa significa per l’economia italiana la crisi della BC , fa capire come avendo sulle spalle il finanziamento di gran parte delle imprese, questa avesse bisogno di capitali e quale crollo la minacciava . Dunque ha fatto ricorso alla Banca d’Italia offrendole di rilevare il portafoglio industriale. La Banca d’Italia ha accettato nella forma che è stata resa pubblica creando la “Società Finanziaria Italiana” La BC era salva dal fallimento perché le sue passività sono state assunte dalla Banca dello Stato e quindi il loro peso deve finire per ricadere sulla collettività in un modo o nell’altro . Il problema di trovare le centinaia di milioni di credito cui l’industria ha bisogno il fascismo lo risolve mobilitando sino all’ultima risorsa del paese per servire la grande industria “Il Consorzio mobiliare italiano” riceve 500 milioni che sono dati per metà dalla cassa dei depositi e prestiti cioè dalle casse di risparmio dello Stato alimentate dal piccolo risparmio borghese. Questo rifuggiva dagli investimenti aleatori e pericolosi ? Ebbene il fascismo con un abile giro di mano apre agli industriali e ai finanzieri le casse di risparmio pubblico così che queste vengono legalmente scassinate dallo stato fascista e la cosa viene presentata come la valorizzazione del risparmio. Il piccolo medio borghese risparmiatore può stare tranquillo: il fascismo gli prende i soldi ma rende omaggio alla sua ideologia.
Nessun commento:
Posta un commento