UN CONCETTO MIOPE DELLA SANITA
NON SI APPROFONDISCE MAI IL LEGAME TRA RISPETTO DELL'AMBIENTE E SALUTE.
SI RIMANDA TUTTO ALLA EMERGENZA DELLA TERAPIA E COSI I MALI CONTINUANO AD AFFLIGGERCIIL CANE SI MORDE LA CODA
PIERLUIGI FANFERA
Una sanità basata quasi totalmente sugli ospedali, con un territorio non in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e ai compiti affidatigli dai piani sanitari nazionale e regionale. Sono solo alcuni dei principali aspetti emersi dal II Rapporto Audit civico del Lazio, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in collaborazione con la Regione Lazio, presentato il 13 luglio a Roma. Il lavoro è stato condotto da equipe “miste”, composte da cittadini e operatori appositamente formati, e ha coinvolto 120 cittadini che, volontariamente, hanno analizzato 111 strutture sanitarie; in particolare 29 ospedali, 18 distretti, 34 poliambulatori, 18 centri per la salute mentale e 12 SerT, per un totale di 20 aziende di riferimento tra ASL,
Aziende Ospedaliere e IRCSS. Il quadro che ne emerge è di una sanità regionale che vede convivere eccellenze accanto all’inefficienza, non solo confrontando diverse realtà, ma anche all’interno di una stessa azienda, con enormi differenze a seconda di dove si risieda. “Dai dati del nostro rapporto emerge
che la vera emergenza nella regione è l’assistenza domiciliare,ad oggi è garantita in minima parte solo nei giorni feriali, mentre nei giorni festivi e prefestivi l’unico riparo è l’ospedale. Come se i malati di Alzheimer, malati di tumore, anziani, malati neurologici, guarissero miracolosamente il venerdì sera e si riammalassero solo il lunedì mattina. Non esistono nei giorni festivi servizi domiciliari pubblici adeguati e nel caso di una banale emergenza, come per esempio la necessità di applicare un catetere vescicale, le possibilità che
si hanno sono due: andare al Pronto Soccorso chiamando un’ambulanza oppure ricorrere ad alternative onerose pagando la prestazione”. Diversi gli argomenti affrontati da questa seconda edizione dell’Audit civico, con 380 indicatori diversi. Gli aspetti valutati riguardano l’orientamento al cittadino nell’ organizzazione e gestione dei servizi; la prevenzione dei rischi, la riduzione del dolore e il sostegno ai malati oncologici e cronici; il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nel sistema sanitario regionale. Cercheremo ora di analizzarne sinteticamente i principali. Il livello aziendale: maggiore
attenzione alla sicurezza, terapia del dolore e oncologia punti dolenti. Il fattore “accesso alle prestazioni” registra l’indice più elevato nell’edizione 2010 di Audit, sebbene anche in questo caso si registrino enormi variazioni passando di realtà in realtà. A fronte di questo, comunque, i cittadini si trovano molto spesso a non ricevere adeguate informazioni per poter usufruire al meglio dei servizi. Quello che ne emerge è quindi un servizio sanitario regionale fortemente incentrato sugli ospedali, con i cittadini che, una volta usciti dal nosocomio, avvertono un senso di profonda solitudine. Le cure primarie si confermano anche in questa edizione il vero anello debole del sistema, nonostante le ripetute promesse susseguitesi negli anni, con punte
particolarmente preoccupanti per quanto riguarda Centri per la Salute Mentale e Servizi Territoriali per le Tossicodipendenze. La priorità individuata da Cittadinanzattiva su questi argomenti è il potenziamento del territorio, prima di un affidamento di un ulteriore ruolo di erogatore di servizi che attualmente non sembra in grado di poter sostenere. I punteggi più elevati riguardano la sicurezza delle strutture e degli impianti IAS 98 (Indice Adeguamento agli Standard), così come quella dei pazienti (IAS 89). In tutte le aziende, con qualche importante eccezione, non esiste inoltre una politica di reale coinvolgimento delle associazioni dei cittadini, sia nelle scelte aziendali, che nella possibilità di verificare e intervenire sulla qualità delle forniture. Spesso ci si rifugia nella sola attivazione del Comitato Etico, mentre poco o nulla si è fatto sul fronte delle forme extragiudiziali di risoluzione dei conflitti. Inoltre, ancora troppo poco si fa sul fronte della gestione del dolore (IAS 59), mentre l’attenzione per i pazienti oncologici o affetti da patologie croniche è ancora non sufficiente (IAS 47). L’Assistenza domiciliare integrata, vera chimera del sistema, erogata da pochissime realtà,
non è altro che la conferma di quanto sinora detto. “Quello che chiediamo con urgenza alla Regione”, sostiene Scaramuzza, “è di strutturare un’assistenza domiciliare 7 giorni su 7. Ciò significa evitare non solo ricoveri impropri, ma alleggerire le famiglie da un onere economico ed assistenziale pesantissimo, oltre che fornire un’adeguata e doverosa assistenza sanitaria. Tutte le Giunte che si sono susseguite negli ultimi quindici anni hanno sempre annunciato un rafforzamento della sanità territoriale, ma alla fine sono rimaste sempre solo
promesse con qualche piccola eccezione”. L’assistenza ospedaliera: punto di forza del SSR. L’analisi delle 29 strutture prese in considerazione conferma come gli ospedali rappresentino la “prima donna” della sanità laziale. Sebbene il risultato registrato sia buono, restano delle enormi differenze tra ospedale e ospedale, e spesso anche tra reparto e reparto. Inoltre, gli ospedali che dipendono dalle ASL registrano performance inferiori rispetto alle Aziende Ospedaliere o agli IRCSS. I punteggi inferiori riguardano l’informazione e
comunicazione (IAS 51 per le Asl, 66 per gli altri), comfort (IAS rispettivamente 51 e 71) e personalizzazione delle cure (59 e 72). E’ quindi necessario intervenire per migliorare il livello dell’informazione e comunicazione con i cittadini, in particolare rispetto ai loro diritti in ospedale, alle informazioni generali sul funzionamento interno, alla diffusione e accuratezza del consenso informato scritto rispetto agli interventi di
adenotonsillectomia e/o appendicectomia; predisporre e attuare un piano di verifica e intervento mirato e sistematico per il controllo e la manutenzione degli edifici ospedalieri: esiste infatti una situazione diffusa di presenza di segni di fatiscenza e di degrado strutturale. E’ necessario inoltre sviluppare modalità d’accoglienza e di assistenza ai degenti attente alle differenze culturali e agli aspetti socio-relazionali che, ci piace sottolinearlo, fanno parte della presa in carico della persona che ha bisogno di cure in una cultura
dell’umanizzazione delle cure e dell’assistenza. Anche la gestione del dolore, il cui IAS è pari a 49, indica chiaramente la necessità di intervenire sul tema negli ospedali dipendenti dalle ASL. L’assistenza sul territorio: cenerentola della sanità laziale. Come già anticipato, l’assistenza al livello del territorio risulta essere la “priorità delle priorità”. Il cittadino si trova infatti molto spesso di fronte ad una vera e propria sindrome dell’abbandono quando passa dall’ospedale al territorio. Mancano le informazioni sulle modalità di accesso e sui servizi disponibili, quando questi esistono. Tra le criticità più evidenti la mancanza di servizi adeguati per l’assistenza ad anziani non autosufficienti, o la mancanza di continuità assistenziale che dovrebbe invece garantire l’ADI. I fattori più critici per quanto concerne l’orientamento verso i cittadini sono la tutela dei diritti e l’informazione e la comunicazione (IAS medi da 41 a 47). Il risultato è che spesso i cittadini sono spinti a “doversela cavare da soli”, sia sul fronte delle informazioni che per affrontare spese per servizi che dovrebbero invece essere erogati dal SSR. “Attraverso l’Audit civio crediamo possa nascere nel Paese un modello Lazio, basato sul contributo dei cittadini, la trasparenza, i controlli e la valutazione dei dirigenti. In vista della nomina dei Direttori generali delle ASL, e considerando che la valutazione di essi è sempre stata annunciata ma mai perseguita negli anni passati, crediamo che sia arrivato il momento di attuare veramente la valutazione dei direttori attraverso i risultati realmente raggiunti”. “Proponiamo, quindi”, “che nel fornire ai nuovi Direttori generali gli obiettivi di mandato (Rispetto del Piano Sanitario nazionale, Piano sanitario Regionale, Piano di rientro, ecc.) ci possa essere spazio anche per degli obiettivi “civici”, definendo un vero e proprio set di indicatori presi dall’Audit civico, su cui valutare, a distanza di 18 mesi, le capacità manageriali”. “Questo sarebbe un modo per caratterizzare il Lazio con un sistema sanitario trasparente in grado di contribuire ad accrescere la fiducia nelle Istituzioni, e a mettere realmente al centro delle scelte il punto di
vista dei cittadini che partecipano direttamente e concorrono attivamente al miglioramento della qualità del servizio sanitario regionale”.
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